Mina, il miracolo di una voce
Chi è Mina? Forse per molti giovani è solo un mistero, una voce. Di lei conoscono solo immagini di repertorio televisivo ripreso dai tanti programmi della Rai che hanno visto la cantante primadonna assoluta: dai mitici “Studio Uno” alle varie “Canzonissime”. Di Mina, per noi che abbiamo superato gli anta, rappresenta gli anni giovanili, i compagni di scuola, le feste, i primi amori e i primi concerti.
Il suo debutto ufficiale risale al 21 settembre del ’58, nella sagra autunnale di Rivarolo Mantovano, mentre il suo debutto televisivo avvenne nella mitica trasmissione “Il Musichiere” condotta dall’indimenticabile Mario Riva.
Pochi ricordano che in quel periodo, la nostra diva, è stata anche un’attrice cinematografica. Certo, i titoli dimostrano che non erano capolavori immortali: “Io bacio tu baci”, “Urlatori alla sbarra”, “Juke box, urli d’amore”. 12 film in cui la “Tigre di Cremona” interpretava se stessa con molta ingenuità, un po’ impacciata, ma le bastava iniziare a cantare che ogni critica alla sua recitazione cessava.
Mina, con gli altri “urlatori” Betty Curtis, Tony Dallara, Cochi Mazzetti e tanti altri giovani di allora cominciò a sconquassare dalle fondamenta il panorama musicale, preparando la strada a quella musica inglese, Beatles e Rolling Stone, che da lì a poco tempo avrebbe invaso e contagiato i giovani di tutto il mondo.
Ricordo ancora quando si presentò, senza successo, al Sanremo del ’61 con la canzone le “Mille Bolle Blu”, un pezzo di bravura per la sua voce eccezionale, ma la giuria le preferì il più tranquillo Luciano Tajoli con la canzone “Al di là”. Non ci sono ovviamente commenti a questa scelta.
Dimenticavo di ricordare che in quella gara c’era un altro giovane cantante milanese, ma originario della Puglia, di nome Adriano Celentano, con la canzone esplosiva “24mila baci”. Anche lui divenuto un mito come Mina e, anni fa proprio con lei, ha inciso un album che ha venduto un milione e mezzo di copie. Niente male per due allora sessantenni.
“Mi sono divertito un sacco a fare quel disco da un milione e trecentomila copie con te, – scrisse in una lettera aperta l’ex “molleggiato” – un divertimento che superava anche i momenti in cui tante volte non eravamo d’accordo… suscitavi in me due reazioni contrastanti: una di rabbia per la tua testardaggine e l’altra di tenerezza. Avrei voluto strozzarti e nello stesso tempo abbracciarti… e mentre cresceva la voglia di abbracciarti mi domandavo come mai… ma poi ho capito: perché tu sei musicale anche quando parli…”. Niente male come carattere, ma si sa i grandi artisti sono sempre un po’ sopra le righe.
La sua trasgressività e il suo coraggio, che l’hanno accompagnata sempre nella sua carriera, non sono mai stati solo un’etichetta pubblicitaria. Lo dimostrò nel ’63, quando ebbe dal suo compagno, l’attore Corrado Pani, il figlio Massimiliano, oggi arrangiatore di successo di tante sue canzoni. Non era sposata e nell’Italia “bacchettona” di allora non era facile essere una ragazza madre, anche se si chiamava Mina.
Subì l’ostracismo da parte della Rai, allora unica depositaria della comunicazione, molta gente le voltò le spalle, ma lei andò avanti con un coraggio che pochi avrebbero avuto in quell’occasione e soprattutto in quell’epoca. Ma la sua costanza alla fine fu premiata. Grazie a due splendide canzoni “E’ l’uomo per me” e “La città vuota” tornò con successo alla ribalta e da allora il pubblico non l’ha più lasciata.
“La mia mamma è grandissima, – ha dichiarato Benedetta, la figlia, oggi attrice di successo, nata nel ’71 dall’unione con Virgilio Crocco, morto in un incidente stradale – l’ammiro perché è una persona che ha fatto scelte radicali, che sa rifiutare qualunque cifra pur di restare fedele a se stessa, che ama la musica davvero, tanto da continuare ad ascoltare tutte le cassette che le vengono inviate e lavorare a un album per un anno".
Nonostante i suoi 55 milioni di copie vendute nella sua carriera ha saputo interpretare come poche altre il ruolo della diva senza atteggiamenti falsi, sapendo far parlare di sé proprio con la sua assenza, quasi un controsenso per una persona di spettacolo.
Si è trasferita a Lugano dopo l’addio nel ’78 con l’ultimo applauditissimo concerto alla mitica Bussola di Viareggio. Poi è scomparsa dalle scene per apparire ancora più grande grazie alle sue interpretazioni. Non rilascia interviste, non si fa fotografare, però mantiene con il suo pubblico, grazie alla collaborazione con il quotidiano di Torino “La Stampa”, una rubrica di opinionista sui fatti che più la colpiscono e dalle lettere che arrivano in redazione ha dimostrato di essere anche una “giornalista” di successo.
Molti artisti in questi anni hanno scritto per lei e anche cantato con lei, uscendo a volte, grazie al suo aiuto, dall’anonimato, come ricorda Ivano Fossati: “Negli anni ’70 nessuno voleva interpretare le mie canzoni perché le consideravano troppo complicate. Lei fu la prima ad avere il coraggio di cantarle trasformandomi in tre settimane in un autore di successo”.
Ricorda Riccardo Cocciante, che con Mina ha duettato un paio di volte: “E’ l’artista che mi ha fatto capire più di chiunque altro come sia possibile e importante prendere decisioni sul proprio futuro senza lasciarsi condizionare nemmeno dal travolgente fiume di un fenomenale successo”.
Ancora più esplicito Renato zero, amico di Mina ed anche suo autore di successo: “Se deciderà di tornare sulle scene sarò dall’altra parte del sipario pronto a godermi l’evento più affascinante dello spettacolo italiano di tutti i tempi”.
E Platinette, al secolo Mauro Coruzzi, fondatore nel 1981 di uno dei primi fan club di Mina: “E’ una vera rivoluzionaria del costume. Figlia della buona borghesia di Cremona, ha segnato una svolta conquistando per tutte le donne il diritto a divenire madre senza essere sposata…”.
Ma c’è chi non ha avuto questo privilegio e nonostante le sue richieste ha continuato a sperare come Luciano Pavarotti: “In quella sua voce così intonata risplende il suo humor – disse di lei il grande tenore – Da anni cerco di convincerla a duettare con me dal vivo. E non riesco a rassegnarmi ai suoi no”.