dal sito www.esteri.it del Ministero degli Affari Esteri
Speciale Esteri News. La cooperazione civile e militare italiana ad Herat
24 febbraio 2009
Mariangela Pira: Ci troviamo in Afghanistan nella provincia di Herat, di responsabilità italiana, anche se vi operano in collaborazione altre nazioni. In questo momento siamo nel PRT, Provincial Reconstruction Team, e il nome del campo in cui siamo è Pianini.
Come vi dicevo in questa provincia la responsabilità è italiana e all’interno del PRT collaborano la componente civile e quella militare insieme per progetti di emergenza, di ricostruzione, di sviluppo, nella provincia di Herat. In questa puntata vedremo insieme alcuni di questi principali progetti.
Per semplificare questa è la Provincia di Herat, qui si trova l’Iran, da questa parte abbiamo invece il Pakistan per cui la provincia di responsabilità italiana è vicinissima, come vedete, al confine iraniano. Siamo qui all’interno del PRT nel palazzo della Farnesina, qui con noi c’è il Consigliere di Legazione Alberto Vecchi, responsabile della parte civile del PRT. Benvenuto, grazie per essere qui.
Alberto Vecchi: Grazie a voi.
Mariangela Pira: Iniziamo subito con la prima domanda: di che cosa si occupa il MAE, quindi la vostra componente all’interno del PRT qui ad Herat.
Alberto Vecchi: Intanto cominciamo col dire che cos’è un PRT. Un PRT è una struttura che ricade sotto, diciamo così, la struttura della missione internazionale ISAF in Afghanistan. L’ISAF ha disseminato i PRT su base provinciale e ad ogni provincia è stato assegnato un paese, questo della provincia di Herat ricade sotto la responsabilità italiana. Ogni paese decide più o meno che connotati dare al proprio PRT e per la parte italiana si è stabilito che sia una struttura mista civile e militare. La parte civile concentra i propri sforzi essenzialmente su quattro tipologie di interventi fondamentali: l’emergenza, l’assistenza alle fasce deboli, la sanità e interventi nel settore idrico di ricostruzione.
Mariangela Pira: Ecco, uno dei punti più importanti di cui abbiamo parlato, anche con lei Consigliere, è la collaborazione che esiste tra la parte civile e militare, non siete contrapposti, ma anzi si verifica una fortissima collaborazione. In che modo.
Alberto Vecchi: E’ una collaborazione strettissima, una collaborazione che si verifica giorno per giorno. Siamo assolutamente sinergici e complementari. La parte militare si occupa di progetti di breve periodo e di forte impatto nel breve periodo, la Cooperazione italiana si occupa di progetti più sul lungo periodo e diffusi nel tempo. La decisione su quali progetti mettere in atto è una decisione congiunta. Si prende un tavolo fatto insieme: parte civile e parte militare, la sinergia è perfetta e completa.
Mariangela Pira: Parliamo anche di cifre. Quanto evidentemente la Farnesina ha messo a disposizione perché tutto ciò potesse avvenire.
Alberto Vecchi: Dal 2005, cioè da quando questo PRT è stato affidato alle mani italiane, da statunitense che era precedentemente, la Farnesina ha speso fino al 2008 circa 10 milioni di euro, per progetti bilaterali, poi ci sono le cifre date, invece spese su base multilaterale cioè affidate a organismi multilaterali. Per il 2009 invece abbiamo a disposizione circa 4,5 milioni di euro che verranno anche questi spesi nei settori che ho detto prima.
Mirko Radi: Noi sostanzialmente ci occupiamo di ricostruzione. Quindi supportare il processo di ricostruzione e sviluppo della provincia di Herat.
Quindi lavoriamo in sinergia con la componente civile, con la missione tecnica del Ministero degli Affari Esteri, e cerchiamo di sviluppare progetti in sinergia appunto con la componente civile. Abbiamo dei progetti analoghi quali le costruzioni di scuole, sviluppo del sistema idrico nelle zone rurali, sviluppo delle strade, supporto al dipartimento della sanità. Quest’anno abbiamo realizzato, parlo del 2008, un 65% infrastrutturale per complessivi 4,5 milioni di euro e per quest’anno ci sono stati garantiti gli stessi fondi per cui abbiamo programmati altri 50 interventi nel settore infrastrutture.
Mariangela Pira: Come ti chiami?
Fausta Ferrari: Sono Primo Caporalmaggiore Ferrari Fausta.
Mariangela Pira: Quanti anni hai Fausta.
Fausta Ferrari: Ventinove.
Mariangela Pira: Da quanto sei qui?
Fausta Ferrari: Da un paio di mesi.
Mariangela Pira: In generale quanto dura la tua missione. Tra quanto ripartirai?
Fausta Ferrari: Ma circa due mesi.
Mariangela Pira: E il tuo ruolo qua, esattamente di che cosa ti occupi?
Fausta Ferrari: Io ho come incarico fuciliere per cui contribuisco ai movimenti che utilizziamo qui al PRT, quindi dalla distribuzione degli aiuti umanitari e poi, in qualità di personale femminile, molto spesso sono anche impiegata a trattare con personale femminile anche per una questione anche con i bambini e con il personale civile che viene qui a trovarci o comunque se noi andiamo fuori.
Mariangela Pira: Ecco come trascorri le tue giornate al di là dell’impegno lavorativo. Come vivi le tue giornate qui ad Herat.
Fausta Ferrari: Per il tempo libero solitamente l’attività fisica non manca. Quindi già dal mattino presto prediligo l’attività sportiva, abbiamo un’ottima palestra che è stata allestita e viene migliorata man mano dal personale che più si impegna nell’attività fitness con l’aiuto dei colleghi che alla fine qua si crea, questa esperienza di vita sociale.
Mariangela Pira. Sono tanti i progetti che fanno capo alla Cooperazione italiana e al PRT, abbiamo visitato per esempio la Scuola di Arti e Mestieri dove una serie di candidati si cimentano nel corso di ceramica o di pittura. E poi abbiamo visto anche l’orfanotrofio, costruito grazie alla Cooperazione italiana. Bambini senza famiglia o che hanno i genitori che non riescono a sostenerli. Durante la stagione invernale il freddo è talmente tanto che alcuni bambini vengono rimandati nelle loro famiglie.
Abbiamo appena visitato un progetto della Cooperazione italiana del CESVI in particolare e siamo qui con una lavoratrice del CESVI appunto una sua dipendente, Silvia, qui al mio fianco a cui chiediamo di che cosa si tratta, in che cosa consiste questo progetto Silvia.
Silvia: Il progetto che abbiamo appena visto si occupa di professional training, quindi di formazione professionale di un numero pari a 292 beneficiari, divisi ovviamente tra uomini e donne, per, appunto, insegnare, comunque avviare queste persone ad una professione. Professioni che sono state scelte in relazione a quello che è stato identificato come un bisogno presente nel mercato, quindi ci sono sia corsi di formazione prettamente femminili, quali, comunque, la sartoria, il ricamo, i corsi di parrucchiera, di fotografia, di segreteria, quindi anche l’uso del computer. Invece corsi più prettamente maschili, quali l’elettricista, idraulico, ceramista e altre attività.
I corsi sono iniziati 5 mesi fa, siamo al quinto mese, e prevediamo, comunque, la distribuzione di pacchetti che contengono strumenti per queste attività e anche certificati che attestino la partecipazione, quindi la qualifica, da utilizzare poi nel mercato del lavoro a breve. Quindi, diciamo che, la parte di formazione si sta concludendo. La speranza è quella, comunque, che si possa anche eventualmente continuare queste formazioni, per dare una formazione on the job, quindi proprio sul lavoro, con dei maestri che stanno praticando già questa attività, e quindi anche per avviare queste persone alla formazione, eventualmente, di cooperative sociali e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro.
Ensanullah Aseer: Il progetto è stato implementato principalmente con la fitta cooperazione delle Agenzie governative internazionali in Afghanistan. Forse potremo menzionare che per la prima volta i 292 beneficiari sono stati selezionati grazie alla stretta collaborazione con DOLSA, il Dipartimento del Lavoro e degli Affari Sociali e il Dipartimento dei Returnees. Anche le Nazioni Unite sono state coinvolte per la prima selezione di questi beneficiari, per questo noi abbiamo trovato personaggi davvero vulnerabili, deportati, che rientravano dall’Iran, dal Pakistan, dove sono stati deportati. Gli è stata data questa opportunità, e il primo impegno è stato proprio quello di selezionare i reali beneficiari. Fortunatamente con la cooperazione del Governo e delle Agenzie delle Nazioni Unite abbiamo fatto il nostro meglio per avvicinarci a questo obiettivo primario: individuare tutti quelli in difficoltà che si trovassero nella provincia di Herat.
Mariangela Pira: Perché questo progetto è così importante per la vostra Provincia?
Ensanullah Aseer: L’importanza di questo progetto riguarda tutto l’Afghanistan. Trovare le persone estremamente vulnerabili in tutto il Paese e principalmente la nostra Provincia è stato l’obiettivo primario. Herat è una città antica che si basa soprattutto sulla cultura dell’Iran e del Pakistan. Grazie a questi giovani che sono tornati qui senza lavoro. La base per queste persone è proprio la nostra città, una città di frontiera, noi dobbiamo cercare di far trovare un lavoro a queste persone, di supportare le famiglie, sono stati deportati, sono di ritorno, ma non hanno nessuno che possa supportarli, e se non trovano lavoro si troveranno costretti ancora una volta ad uscire fuori dall’Afghanistan. Noi con questi corsi cerchiamo di dare lavoro alle giovani generazioni supportando nello stesso tempo le loro famiglie.
Mariangela Pira: How is important this project for her.
Sheima: Questo progetto è importante per il nostro futuro, stiamo imparando le basi per un’occupazione futura che garantirà le nostre famiglie di mantenere delle entrate mensili che possano permetterne il sostentamento.
Mariangela Pira: Siamo qui con Matteo, che lavora all’Intersos, ecco, di che cosa si tratta, quali sono i progetti insomma importanti che avete qui ad Herat.
Matteo Paoltroni: Ad Herat abbiamo 2 progetti: uno finanziato fino allo scorso dicembre dalla Cooperazione italiana, e l’altro progetto è finanziato da Unicef.
Sono 2 progetti completamente separati, ora ci troviamo nel progetto che è stato finanziato fino ad oggi dalla Cooperazione italiana.
Mariangela Pira: Abbiamo visto una serie di corsi qui, tutti comunque molto importanti, che inseriscono queste persone anche nel mondo del lavoro. Ecco, in questo senso di continuità, come li aiutate?
Matteo Paoltroni: Noi stiamo cercando di fare formazione, prima di tutto la riscoperta delle antiche tradizioni afgane, che erano molto presenti qui ad Herat, ed erano veramente importanti, ora con tutti gli avvenimenti che sono successi e naturalmente per ragioni legate al conflitto interno che segue l’Afghanistan nella sua storia da sempre. Stiamo cercando, appunto, di riscoprire e di risvegliare quella che è la storia, la cultura e soprattutto l’artigianato della popolazione afgana.
Per cui abbiamo 4 corsi: uno per le ceramiche e uno per i tappeti, la tessitura del tappeto, l’altro per le arti calligrafiche e l’ultimo per la soffiatura del vetro.
Tutti quanti fatti con gli antichi sistemi tradizionali afgani.
Mariangela Pira: E qui invece siamo presso il nuovo ospedale pediatrico che è stato costruito dal Ministero della Difesa italiano ed è stato equipaggiato grazie alla Cooperazione italiana del Ministero Affari Esteri, presente qui ad Herat. E’ uno strumento importantissimo per i bambini di Herat. Siamo vicinissimi al centro della città, proprio perché permette che vengano curati nel migliore dei modi. Il progetto a cui hanno lavorato ultimamente Alberto Vecchi, responsabile qui ad Herat per il Ministero degli Affari Esteri è Marco Urago, responsabile per la Cooperazione italiana. E’ uno dei più importanti progetti realizzati dalla Cooperazione, qui in Afghanistan.
E siamo proprio all’interno dell’ospedale pediatrico, e vi dicevo prima, tra i curatori di questo progetto c’è stato Marco Urago, responsabile della Cooperazione italiana, qui ad Herat, che è affianco a me. Perché dottor Urago l’idea di un ospedale pediatrico. Stiamo in questo momento nella stanza dei giochi dei bambini.
Marco Urago: Questo ospedale nasce su richiesta delle Autorità afgane, nel 2006. la componente militare del PRT, cioè Provincial Reconstruction Team, lo ha costruito. Mentre invece è toccata alla Cooperazione italiana equipaggiare questo ospedale. L’importanza di questo ospedale sta tutto nei dati, che sono piuttosto pesanti, della mortalità infantile. Specie della mortalità infantile nel primo anno di vita. I dati, infatti, recitano di 165 bambini morti, su 1.000 nati vivi, ed è il dato peggiore che noi ritroviamo in tutto il mondo.
Rashed Ghulam: Vorrei iniziare manifestando il mio benvenuto agli italiani in Afghanistan, specialmente nella provincia di Herat. Noi siamo soddisfatti, in ogni stage della Cooperazione, in particolare nel settore della salute. Fortunatamente il rapporto tra la Cooperazione italiana e il PRT è incredibile. Sono 2 nomi differenti, ma sotto lo stesso cappello. E’ sicuro che tutte le attività, i progetti, specialmente il Provincial Development Plan, che abbiamo fatto a livello provinciale, sono soddisfacenti. Una politica e una strategia con la collaborazione del Dipartimento della Salute dell’Afghanistan, del PRT e della parte civile. Un gran lavoro e un’attività fitta durante l’ultimo anno con la Cooperazione italiana, con il PRT e con la provincia di Herat.