Visita del Presidente Napolitano in Abruzzo

di | 27 Apr 2009

dal sito www.quirinale.it della Presidenza della Repubblica

    Il Presidente Giorgio Napolitano in visita in Abruzzo nelle zone colpite dal terremoto

 
9 Aprile 2009: Conferenza stampa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine della visita alle zone terremotate

     Ci siamo già visti soprattutto attraverso gli obbiettivi implacabili dei fotografi e dei cineoperatori; comunque vi ringrazio per l’attenzione.
Come avete potuto constatare, ho cercato di vedere il più possibile quale sia la realtà de L’Aquila all’indomani del terremoto, capire quali sono le scelte che si sono fatte per l’emergenza e quali le condizioni che si sono assicurate a tutta quella gran parte della popolazione che ha avuto bisogno di aiuto, di soccorso e di rassicurazione.

     Ovviamente non sono venuto come autorità che possa prendere delle decisioni: le decisioni spettano alle autorità di governo. Ho molto apprezzato tutte le decisioni che le autorità di governo, a livello nazionale, regionale e locale hanno assunto; ho avuto anche modo di compiacermi grandemente del clima di assoluta intesa e sinergia che si è venuto a stabilire tra tutti i livelli istituzionali e naturalmente ho avuto modo di constatare, ancora una volta, quale garanzia rappresenti un’assunzione di particolari responsabilità direttive e operative in queste circostanze da parte del capo della Protezione civile, sottosegretario Bertolaso.

     Vorrei dire anche qui, come ho detto prima incontrando i responsabili di tante componenti di questo impegno di soccorso e di intervento post terremoto, che non scopro oggi il sistema della Protezione civile: ne ho avuta la responsabilità di governo tra il 1996 e il 1998, e in quel periodo mi sono imbattuto in emergenze anche molto serie, dall’alluvione della Versilia, a Sarno, al terremoto dell’Umbria e delle Marche. Già allora ho toccato con mano che cosa straordinaria sia il mettersi insieme di forze dello Stato, corpi dello Stato, autorità locali, movimenti di solidarietà: ho ritrovato ancora una volta qui gli alpini, le “Misericordie”; ho visto che cosa straordinaria rappresentano tutti i corpi militari, e voglio anche io dire una parola particolare di straordinario elogio per i Vigili del Fuoco, perchè con le loro mani hanno salvato vite e con le loro mani hanno anche restituito a tante famiglie i corpi di cari scomparsi, uccisi dal terremoto.

     E’ veramente qualcosa di assolutamente singolare e molto italiano questo sistema di Protezione civile, perché si vedono insieme quelli che professionalmente servono lo Stato in queste circostanze e quelli che si dedicano per missione a questo impegno di solidarietà, di vicinanza umana e anche di efficacissimo intervento operativo. Credo si possa dire che molto è stato fatto per assistere migliaia e migliaia di persone: calcolavamo che già 30.000 siano state accolte nelle tendopoli o negli alberghi della costa, comunque assistiti dalla Protezione civile: persone che hanno perso i loro cari, che hanno perso le loro case, che hanno perso tutto, e persone che semplicemente non possono tornare nelle loro abitazioni perché almeno temporaneamente inagibili, o non ci tornano perché sono ancora sotto la morsa della paura per quello che può accadere. Vediamo il susseguirsi di queste scosse che crea allarme, che crea panico. Si è fatto moltissimo per dare una sistemazione a tutte queste persone.

Il Presidente Napolitano con la Protezione Civile    

Si è fatto moltissimo innanzitutto per scavare e per riportare alla luce dei corpi di vittime colpite e travolte nel sonno dal terremoto, o per riportare in vita persone che ancora erano riuscite a resistere ore e ore, giorno e notte.
Ho trovato una situazione che credo possa soddisfare e inorgoglire il Paese. Naturalmente questa situazione ha un dopo. Anzi, ha più di un dopo. Perché un primo dopo sarà quello di consolidare situazioni di accoglienza per famiglie che non potranno nemmeno di qui a X mesi avere la loro casa o tornare alla loro casa a L’Aquila, e quindi bisognerà passare dalle tendopoli ad altre soluzioni più stabili e confortevoli, come d’altronde si è fatto anche in occasione di precedenti terremoti. Circa un anno e mezzo fa – più o meno, mi corregga Bertolaso – siamo stati insieme a Colle Fiorito per ricordare i 10 anni del terremoto dell’Umbria, e lì effettivamente si è riusciti a dare, per la seconda fase, delle soluzioni pienamente accettabili e sostenibili.

     Poi ci sarà un altro dopo: che cosa sarà il futuro de L’Aquila, che cosa sarà il futuro di questa parte dell’ Abruzzo, di coloro che potranno tornare, dei monumenti storici che potranno essere restaurati, di cose assolutamente nuove dal punto di vista urbanistico e abitativo. Verrà il tempo per poter assumere degli orientamenti a questo proposito, sulla base di valutazioni e di ricognizioni che è ancora prematuro poter annunciare. Sappiamo che deve avere piena continuità l’impegno dello Stato e della collettività nazionale per l’Abruzzo, perché questo è l’interrogativo un po’ angoscioso che ho sentito incontrando tante persone: “Ma non è che poi vi dimenticate? Non è che dopo il primo momento poi trascurerete il da farsi qui in Abruzzo?” Bene, se io posso prendere un impegno – e so di poterlo prendere anche a nome del Governo e di tutte le istituzioni – è precisamente questo: bisognerà continuare con lo stesso slancio e, in condizioni diverse, con lo stesso grado di impegno e di mobilitazione. Anche, naturalmente, di risorse finanziarie: so che è stato qui, ieri, il Ministro dell’economia e che è entrato già nel merito di questo tema assolutamente determinante e decisivo.

 Il Presidente Napolitano incontra gli sfollati

     Voglio esprimere anche la mia ammirazione per la popolazione, perché la dignità che ho potuto cogliere in tutte queste piccole, residuali agglomerazioni umane nelle tendopoli – residuali rispetto a quello che era l’insieme della popolazione della città de L’Aquila – mi ha molto colpito. Grande dignità e, diciamolo pure, grande spirito di adattamento, partendo da quelle parole che abbiamo sentito anche alla televisione in questi giorni: “Siamo vivi”.

     Avere capito, avere sentito così profondamente l’importanza del dono della vita che fa passare in secondo piano tutti i disagi, i sacrifici da fare; che fa accettare le prove e che spinge ad adattarsi. Quindi, il mio ringraziamento e la mia ammirazione per la popolazione e ancora il mio apprezzamento senza riserve per le autorità di governo e per il capo della protezione civile.

Domande dei giornalisti

– Come avrà avuto modo di vedere anche Lei sono venuti giù non soltanto vecchi edifici – il che era abbastanza prevedibile, purtroppo – ma c’è anche il caso di edifici relativamente recenti, che quindi avrebbero dovuto, per legge, essere costruiti secondo le norme antisismiche. Parrebbe brutto immiserire il discorso su polemiche – che però ci sono – sui soldi pubblici finiti in macerie, come ha titolato sinteticamente un giornale oggi. Secondo Lei, cosa bisognerà fare anche per garantire questo?

– Quali immagini le rimarranno di questa visita, di questi momenti?

– Presidente, ci sono stati offerti degli aiuti anche finanziari dall’estero per la ricostruzione. Secondo Lei li dobbiamo accogliere? In che modo possiamo utilizzare queste offerte

PRESIDENTE: Io non ho notizie di offerte dall’estero di aiuti finanziari. Per quel che riguarda i messaggi che ho direttamente ricevuto, anche per via telefonica, da altri Capi di Stato, si è trattato sia di espressioni di partecipazione al nostro cordoglio sia di disponibilità a contribuire allo sforzo che in via così straordinaria e impegnativa si impone in Italia. Poi, naturalmente, spetta al Governo accertare sia la consistenza di queste disponibilità, caso per caso, sia il modo migliore di canalizzare eventuali concreti contribuiti che possano venire da altri Paesi. Si è parlato di quello che si può forse sollecitare anche da parte americana, essendoci stato un esplicito riferimento del Presidente americano al nostro patrimonio storico. Tutto ciò senza dubbio fornirà l’occasione di una verifica attenta delle eventuali necessarie decisioni da parte del Governo.

     Per quello che riguarda che cosa è successo, si sa benissimo – e comunque non ho motivo per non dirlo nel modo più esplicito – che deve esserci un esame di coscienza che non conosce assolutamente coloriture e discriminanti politiche: qui non si tratta di vedere chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto, chi ha delle responsabilità e chi non ne ha. Ho sentito un esponente dell’opposizione, che di solito non è molto incline a fare affermazioni del genere, dire: “Nessuno è senza colpa”. Credo che, in questo caso, avesse ragione.

     Non si tratta di liberarsi da ogni possibile responsabilità, si tratta di vedere effettivamente come sia potuto accadere che norme di prevenzione che erano state, a suo tempo, identificate, studiate e anche tradotte in legge, non abbiano avuto l’attuazione indispensabile, o per difetto di controlli o per irresponsabilità diffuse, perché molti sono i soggetti che sono interessati e coinvolti nella costruzione di un palazzo o nell’acquisto di una casa, e nessuno dovrebbe in questi casi chiudere gli occhi: né chi acquista, né chi costruisce, né chi è chiamato a fare i controlli. In questo senso un esame di coscienza è necessario, ma non per battersi il petto, bensì per vedere che cosa è indispensabile e urgente fare perché mai più ciò accada e perché – come dicono il Comitato Grandi Rischi, l’Istituto di Fisica e tutti coloro che seguono questi fenomeni – si prevengano disastri per le popolazioni nell’unico modo possibile: non con fantasiose profezie o con impossibili previsioni, ma apprestando i mezzi indispensabili perché le case e gli edifici resistano. Quindi come costruire, come restaurare, o come mettere il più possibile in sicurezza, riducendone la vulnerabilità, edifici antichi che sono quelli che poi formano il patrimonio dei beni storici e culturali.

     Che cosa mi rimarrà più impresso? Forse l’immagine di quella strada di Onna che ho visto praticamente polverizzata. E lì erano povere case contadine: lì non si può fare la questione se hanno usato un buon cemento armato o uno scadente cemento armato. Lì si era esposti alla furia della natura, e veramente è uno spettacolo dolorosissimo vedere com’è ridotto quel paese; vedere quanta parte della popolazione ha perduto la vita, perché si parla di percentuali che raggiungono il 20, il 30 per cento degli abitanti.

     Poi mi è rimasta impressa qualsiasi immagine e qualsiasi voce di persone che hanno lasciato sotto le macerie figli, ragazzi, giovani e perfino bambini.