Editoriale del Direttore
di Luciano Tommaso Gerace
La dignità e la compostezza delle genti dell’Abruzzo e in particolare de L’Aquila di fronte alla tragedia del terremoto della notte dello scorso 6 aprile, con 297 morti, ci hanno fatto capire come nel nostro Paese ci sia bisogno di sobrietà. Dall’informazione, dalla cultura, dall’economia ci aspettiamo una risposta sincera offerta senza tanti fronzoli perché senza teatrali moine si sono comportati i cittadini abruzzesi che hanno perso i propri cari, gli affetti, la loro casa, le scuole, i monumenti e le Chiese.
L’immediato intervento della Protezione civile, del volontariato specializzato di religiosi e di normali cittadini e dell’opera preziosa del Presidente del Consiglio e del consenso delle forze politiche di opposizione hanno messo in luce un Paese che sa ritrovarsi davanti alle catastrofi. Non desidero fare grandi analisi sociologiche per non mancare di rispetto a chi non c’è più o a chi si sta rimboccando le maniche per ricostruire, ma è necessario sottolineare che non vogliamo più vedere edifici pubblici e privati di cartapesta, mappe sismiche inattendibili, monumenti senza messa in sicurezza e purtroppo tante altre inadempienze e sciatterie che uccidono più delle catastrofi.