Lucina – L’indecente soprano nella Roma del Papa

 Immagine tratta dal sito www.cinecorriere.it

di Massimo Castellani

     Ho conosciuto il Maestro Luigi Magni 41 anni fa.
Gigi stava girando il suo primo film, “Faustina”. Era dolce e si faceva voler bene. Da tutti: operai, tecnici, attori e produttore.
Gigi era già Maestro, ci era nato.
     Ora, diventato famoso, è sempre eguale: affabile con tutti, senza un filo di spocchia, qualche ruga e capello bianco in più. Colpisce vedere giovanissimi che lo fermano per strada e vedere Gigi che si ferma a parlare con loro nella sua lingua preferita, il romano, quella del Belli, non dei giorni d’oggi.

     I suoi film sono sempre dei capolavori; come sono eccezionali le commedie che ha scritto per la sua regia, per e con Garinei e Giovannini; come sono bellissimi i suoi libri.
Qualche esempio? A caso, in ordine sparso: Scipione detto anche l’Africano, ‘O Re, In nome del Popolo Sovrano, Nell’Anno del Signore, In Nome del papa Re, La Tosca, Nemici d’Infanzia, tra i film. Rugantino, Il Giorno della Tartaruga, Ciao Rudy, La Commedia di Gaetanaccio, La Santa sulla Scopa, tra le commedie. I Sette Re di Roma, Nemici d’Infanzia, I Cavalli della Luna, tra i libri.

     Lui ama scrivere. E’ una vita che lo fa. E lo sa fare molto bene.
I suoi libri e le sue sceneggiature sono sempre bellissimi. Da una bella sceneggiatura scaturisce un film bello; difficile che da una cattiva sceneggiatura si possa creare un film più che decoroso. Neppure il più grande regista ci riuscirebbe. Ecco perché i suoi film sono sempre stupendi.

     Dialoghista come nessuno in Italia, Magni ha lo scrivere nel sangue. Nella sua penna lui mette tutta la romanità, l’ironia, l’arguzia, lo scetticismo storico, la conoscenza dei fatti e della vita, la vis poetica e la comicità intellettuale e popolare che ha dentro di se.

     Tutto questo lo si riscontra nella sua ultima opera, Lucina – L’indecente soprano nella Roma del Papa Re, edito dalla Marsilio Editori, il libro forse più bello di Magni.
In esso racconta la storia di una bambina, Lucina appunto, figlia di una puttana trovata morta nel Tevere, che ama cantare e che possiede una voce stupenda, da musico sopranista.
Siamo a Roma durante il Potere Temporale, durante il papato di Pio VI Braschi, la Roma di Meo Patacca e di Pasquino, di Canova e di Pinelli, tappa obbligata dei “viaggi in Italia” dell’intellighenzia europea. 

     Ma nello Stato Pontificio, la carriera di cantante non è permessa alle donne. Lucina, pur di cantare, si traveste allora da maschio, castrato, facendosi chiamare Leonardo.
In questa veste conosce un musico famoso, il Romanino, castrato ma non impotente, di cui s’innamora, ricambiata. Con lui diventa famosa, ma sempre come Leonardo.
La storia, fatta di amore, violenza e di dialoghi mirabili, si svolge nello scenario turbinoso degli anni che vanno dalla Rivoluzione Francese agli albori del Risorgimento.

     Nella seconda parte del romanzo Papa diventa Pio VII, i moti del 1821 accompagnano la vita di Lucina che combatte per se, per cantare come femmina, e per una Roma migliore, non più schiava del potere temporale.  Un combattimento che sembra però dar ragione al Romanino che nel romanzo aveva preconizzato: “La ragione trionfante provocherà gli stessi danni dell’irrazionale. La ragione è dogmatica, come l’assoluto. E il rigore giacobino è intollerante, come la morale oscurantista”. Il finale è toccante, mi ha commosso. Il Tevere continua a scorrere, insieme alla Storia, scettico e crudele sapendo che, “tutto finisce a fiume”.

     Il libro è stato presentato a Roma, Villa Borghese, a due passi da Via Veneto, nella Casa del Cinema, ex Casina delle Rose.
Lo scrittore e critico Arnaldo Colasanti, vincitore del Premio Grinzane Cavour, ha presentato l’opera definendo Luigi Magni “non solo un regista cinematografico di opere capaci di documentare fedelmente la cronaca delle vicende fondamentali del nostro passato, ma uno storiografo di altissimo livello”.
     Nell’occasione è stato proiettato “L’inchiostro di Roma: Luigi Magni scrittore e regista” di Matteo Cinque, un giovane regista che, a mio parere, farà strada. Peccato che non sia in commercio! Al produttore Ernesto Nicosia dico: che aspetti?
 

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