…c’erano una volta gli intervistatori che, alla vigilia delle elezioni, chiedevano ai passanti per quale partito riponevano fiducia e se conoscevano i programmi o le intenzioni degli stessi. Ne è passata di acqua sotto i ponti.
Oggi per fare un sondaggio si scomodano cervelli matematici, antropologici e, consentitemi, anche astrologici. Domande bislacche, semiserie, incomprensibili, perché?
Ma perché dietro c’è una tale premeditazione politica che prevarica ogni intento cognitivo e sociologico. Negli ultimi anni il mestiere del sondaggista è cresciuto a dismisura, e il fenomeno è da addebitarsi sia alle smanie aziendali americaneggianti dell’attuale Premier e appresso a lui un PDS, poi DS, oggi PD in balia dell’ignoto, sia ad una vera ansia da prestazione che avvelena sempre il clima delle consultazioni; e pensare che i veri votanti, gli intervistati, vengono assoggettati ad esercizi di voto, come nei referendum, svuotati e vanificati dagli stessi Partiti.
Prendiamo il sondaggio sbandierato da Berlusconi, prima delle elezioni europee, il Popolo della Libertà era a suo dire oltre il 45%, invece al dunque un 35% dei voti. Prendiamo l’ultimo sondaggio del quotidiano La Repubblica sulla popolarità del Premier, lo da al di sotto del 50% della popolarità e invece sappiamo che non è proprio così.
A parte i "gruppi di pressione o i panieri diversificati" o altre diavolerie adoperate da abili confezionatori dialettici che vestono i panni di seriose sibille, salvo a essere smentiti il giorno dopo e lì via alle più improbabili giustificazioni tecniche-culturali e perché no meteorologiche.
Non è forse più onesto parlare dei sondaggi come tendenze di orientamento, mettendo da parte i bizantinismi delle presunte certezze. Credo che è arrivato il momento per i creatori dei sondaggi, per i signori delle domande di fare il mestiere, aggiornandosi e studiando con metodi adeguati per far capire alla gente che prende l’autobus, a quella che va in taxi o a piedi quello che chiaramente si vuole domandare senza retrogusti politici pilotati e camuffati da sondaggi.