Sanatoria Colf e Badanti
a cura di G.F. Elti di Rodeano
“Sanatoria” è il termine che ha opposto le diverse anime politiche laiche ed ecclesiastiche, lamentando le prime le eccessive sanatorie in tutti i campi sin qui attuate in Italia e le seconde utilizzando il termine in senso provocatorio per le aperture dell’asilo per chiunque si trovi in necessità.
Di fatto non si tratta di “sanatoria” in alcuno dei due sensi, ma piuttosto del riconoscimento pragmatico della realtà socio/economica familiare in essere in Italia e prevista da “ Il patto europeo sull’immigrazione o asilo” approvato dal Consiglio europeo nell’ottobre dello scorso anno e che consente la regolarizzazione degli immigrati irregolari sia per motivi economici che umanitari, come provvedimento particolare di politica interna di ciascuno Stato, che potrà quindi decidere sulle condizioni, tempi e numeri delle regolarizzazioni.
Sia per motivi di politica di sicurezza – l’emersione dal lavoro nero può sottrarre gli irregolari da frequentazioni con la malavita -, che economici – in quanto consente il versamento nelle casse della Previdenza sociale dei contributi obbligatori -, che politico/sociali in quanto in effetti in Italia sono scomparse dal mercato del lavoro le collaboratrici familiari e le badanti sostituite da tempo in modo pressoché totale da donne provenienti da paesi non facenti parte della CEE.
Uno studio Censis stima che in una famiglia su dieci vi sia un assistente extracomunitario per anziani o bambini per un totale di oltre 1.400.000 persone, mentre Caritas Migrantes stima il numero in circa 1 milione con un rapporto paritario 1 a 1 tra lavoratori regolari ed irregolari. Tale ultima stima è la più prossima a quella del Ministero Dell’Interno che prevede che le domande di regolarizzazione dovrebbero attestarsi intorno alle 700/750.000.
In effetti la differenza tra le due ultime stime è determinata dalla prudenza del Ministero, che non ha voluto per sicurezza, anche organizzativa, considerare la valutazione dei costi della regolarizzazione effettuata delle singole famiglie. Infatti se è pur vero che il versamento una tantum è relativo non ad una tassa, ma al recupero dei contributi previdenziali dell’ultimo trimestre, è altrettanto vero che la regolarizzazione comporta un notevole aggravio del costo mensile della colf/ badante anche perché viene imposto, specie per le colf, un numero di ore settimanali superiore al normale utilizzo della collaborazione e non è previsto alcun vincolo contrattuale, sia pure con termine breve, alla persona regolarizzata.
Infatti questa, una volta in possesso del permesso di soggiorno (il cui costo e responsabilità penale è stato sostenuto dal datore di lavoro che ha effettuato la domanda di regolarizzazione) può licenziarsi e collocarsi sul libero mercato, anche in nero, presso altre famiglie italiane perpetuando la irregolare situazione contributiva. E’ ben vero che esistono sanzioni per l’omissione contributiva ma la possibilità di controllo è scarsa, come è scarsa la possibilità dell’applicazione delle sanzioni comunque di scarso rilievo per il regolarizzato.
Da ultimo va considerato che per quanto riguarda il costo della sistemazione degli anziani e dei disabili, questo è un poco inferiore nelle case di riposo, ma questo determina l’allontanamento dalla famiglia in quanto le strutture sono normalmente situate lontano dai centri abitati; a livello affettivo quindi la soluzione di assistenza in famiglia resta privilegiata.
La procedura di regolarizzazione
La dichiarazione di regolarizzazione (emersione) può essere fatta da ogni persona sia cittadino comunitario che extra comunitario in regola con la carta di soggiorno, in essi sono compresi datori di lavoro con personalità giuridica religiose e militari e senza fine di lucro (conventi, caserme, orfanotrofi, ecc.).
Può essere regolarizzato chi svolge l’attività di assistenza familiare e che alla data del 30 giugno 2009 era occupata in nero da almeno tre mesi (dal 1 aprile 2009) e che continua ad essere occupata dallo stesso datore di lavoro alla data di presentazione della “ dichiarazione di emersione”. Possono essere regolarizzata tutti cittadini sia CEE che non, salvo che per i primi la pratica è trattata dall’INPS e non dal Ministero degli Interni.
Ogni nucleo familiare può regolarizzare due badanti ed una colf; è necessario presentare un certificato medico per la situazione sanitaria che necessita l’assistenza ed avere un reddito non inferiore ai 20.000,00 euro se una persona singola o di 25.000,00 euro se i percettori di reddito sono più di uno.
Non sono ammessi alla regolarizzazione coloro per i quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione, che risultino segnalati ai fini della non ammissione nel territorio italiano, da accordi e convenzioni internazionali in vigore con l’Italia, ed infine che risultino condannati. Anche con sentenza non definitiva, per i reati di cui agli artt. 380 e 381 del codice penale (arresto in flagranza e persona socialmente pericolosa).
La dichiarazione deve essere presentata dal 1 al 30 settembre 2009 – previo pagamento dei 500 o dei 200 Euro con modello F24 – versamenti con elementi
identificativi -, e con i documenti allegati, solo in via telematica compilando un apposito modulo sul sito Ministero dell’Interno.
Nel modulo sono indicate tutte le informazioni da fornire da parte del datore di lavoro, compresa quella relativa al contratto di lavoro delle relativa retribuzione.
Non vi sono termini né di tempo, né di numero (nessun contingentamento diversamente dalle precedenti “sanatorie”).
Successivamente datore di lavoro e lavoratore saranno convocati per la stipula del contratto di lavoro presso lo Sportello Unico; in tale sede dovranno essere consegnati il certificato di invalidità civile se trattasi di badante, e se trattasi di colf dichiarazione dei redditi per gli importi minimi già indicati. Per ambedue i casi il lavoratore deve produrre fotocopia di tutte le pagine del passaporto ed esibire l’originale.
Nelle more del procedimento di regolarizzazione non possono essere effettuate espulsioni e sono sospesi tutti i procedimenti penali in essere nei confronti sia dei datori di lavoro che dei lavoratori per violazioni relative alla irregolarità del soggiorno ed all’impiego dei lavoratori in nero.