Il volontariato come missione

di | 13 Set 2009

di Marco Paoluzi

Quella di Nosy Komba è la storia dell’incontro tra un uomo, un Sig. Rossi alias Stefano Palazzi e di un’isola piccolissima nell’arcipelago del Madagascar.

     Stefano Palazzi, a 18 anni, vince i campionati italiani di canoa e viene selezionato per le olimpiadi di Montreal. E’ un pioniere della canoa in Italia. Le canoe Palazzi, tutte rosse e ancora oggi in circolazione, fanno un po’ la storia della canoa da diporto nell’Italia. La formula di vendita era quella della creazione di un gruppo di persone che dopo aver acquistato la canoa si trovava in un gruppo che organizzava escursioni, corsi e vacanze in campeggio per apprendere questo sport. Con il lavoro delle canoe, arrivano un po’ di soldi, pagati i debiti accumulati durante il periodo degli studi ne restano ancora un po’ per viaggiare.

     L’epoca è propizia: Inter Rail e Sky Train, gli aprono orizzonti vastissimi a basso costo. La fame di viaggi diventa insaziabile, dopo l’Europa, Stati Uniti e i Caraibi. E’ proprio ad Haiti che per Palazzi arriva la svolta. Ad Haiti 2 persone, un ingegnere triestino e un program officer romano, entrambi facenti parte di un progetto delle NU in Haiti, diventano presto per lui le chiavi di accesso ad un mondo fino ad allora sconosciuto.

     Dal 1979 al 1986 torna regolarmente in Haiti per fare volontariato. Nel frattempo la situazione economica e politica del paese si fa grave, fino a sfociare in una rivolta di popolo che prima si trasforma in un bagno di sangue e poi diventa la storia di Duvalier e dei suoi Tonton Macoute che tutti hanno letto sui giornali.

Vivere in Haiti è diventato pericolosissimo, decide così su consiglio di un amico di andare in Madagascar, approdando sull’isola di Nosy Komba nel 1987. La sua dimensione, la disponibilità degli abitanti e la loro situazione di particolare indigenza danno le ali alla sua determinazione a fare qualcosa.

     La qualità dell’attenzione che una società dà ai propri bambini è indice del suo livello di civiltà, partendo da questo principio Palazzi si butta nella sua incredibile idea. E’ così che nel 1992 nasce un progetto globale dove tutti gli elementi sociali ed economici della vita di un villaggio sono uniti, quindi sviluppati in conseguenza logica introno alla figura principe del bambino.

Coinvolge anzitutto gli stessi abitanti del villaggio rendendoli responsabili e protagonisti del proprio sviluppo, attraverso una complessa struttura sociale-organizzativa che trae fondamento dall’organizzazione tribale tradizionale, mentre lui cerca di mantenere un ruolo defilato. Sottrae i bambini dal lavoro creando le condizioni affinché le famiglie li iscrivano nelle scuole che lui stesso ha costruito.

Inoltre, grazie alla donazione di una turbina idroelettrica da parte di una fonderia svizzera, illumina le abitazioni e crea una società elettrica le cui quote sono state vendute agli stessi abitanti del villaggio ad una quota simbolica, che gestiscono e si occupano della manutenzione dell’impianto.

     Attualmente Palazzi è residente in Madagascar dove vive per 6 mesi l’anno facendo dall’operaio, al farmacista, al dentista e ogni cosa riesca a fare per migliorare le condizioni di vita degli abitanti di quel posto, trascorrendo poi il resto dell’anno con la moglie e i suoi due bambini sulle isole della Reunion, dove lavora. I suoi guadagni vengono distribuiti tra le esigenze della sua famiglia e quelle degli abitanti dell’isola.

     L’essersi preso cura della Regina di Nosy Be, (titolo oggi di esclusiva valenza simbolica e spirituale ma molto considerato in Madagascar) nei suoi ultimi anni di vita e il dono di alcuni simboli del potere tradizionale (Bastoni di mogano con inserti in argento), lo rendono un bianco speciale per gli abitanti del posto che gli tributano il rispetto dovuto non soltanto alla sua opera ma anche al potere “spirituale” che ha ricevuto in eredità.

     Ad oggi Stefano non è più così solo nella sua avventura. L’aver dimostrato con i fatti che qualcosa è possibile cambiare gli ha fatto guadagnare la stima e la collaborazione di associazioni di medici e dentisti che organizzano missioni per prestare la loro opera, oltre al supporto di singoli che cercano come possono dare tutto il sostegno possibile. La stessa croce Rossa Italiana di cui Stefano è volontario sta, in quest’ultimo periodo, prendendo sempre più a cuore i suoi sforzi e pensa di attribuirgli un ruolo ufficiale che gli consenta di operare più incisivamente.

     Il comune di Roma, venuto a conoscenza di quanto un suo cittadino sta facendo in uno dei paesi più poveri del mondo, ha deciso di dare il suo contributo finanziando la costruzione di un collegio che consenta anche ai bambini che no vivono nel villaggio di frequentare i corsi di studio che vanno dall’asilo alle scuole medie.
E’ stato fatto da un amico francese un sito che è possibile consultare: http://antitourne.free.fr