Crocefisso simbolo anche di laicità
In questi giorni si è fatto un gran parlare sulla sentenza della Corte di Strasburgo che si è pronunciata per togliere i Crocefissi dalle aule scolastiche e di Giustizia. L’argomento ha suscitato reazioni differenti, ma salta subito agli occhi che sia i politici che gli studenti sembrano non avere dubbi: il Crocefisso non crea disturbo ed è giusto lasciarlo in aula.
Per quanto concerne gli studenti devo esprimere il mio stupore, non avrei mai creduto il loro attaccamento alla tradizione cattolica. Un sondaggio effettuato neanche un mese fa tra gli studenti, rileva che il 75% degli intervistati è contro la sentenza europea. A questo punto s’impone una profonda riflessione sul ventaglio di risposte.
La principale motivazione di chi non desidera il Crocefisso nelle aule scolastiche sta nella scontata affermazione che l’Italia è uno stato laico. Come se un Paese, non avesse storia e tradizioni. L’utilizzo improprio del termine “laico” viene utilizzato per indicare un Paese che non abbraccia solo una comunità chiusa, ma la identità storica e religiosa di ogni singola persona.
La nostra Repubblica è laica, ma non per questo priva di radicata e millenaria tradizione cattolica. La Costituzione stessa recita che: “le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’Ordinamento giuridico Italiano”. Ebbene i nostri Padri Costituenti hanno voluto rafforzare il valore della libertà di religione, senza limitare minimamente le altre confessioni nella scelta della tolleranza, componente fondamentale della democratica convivenza.
Riflettendo sulla sentenza, mi chiedo quali sono veramente le motivazioni che hanno indotto i rappresentanti di Giustizia Europea a pronunciarsi su un tema così delicato in termini così impropri e antistorici. Infatti la Corte Europea si è espressa prendendo come incomprensibile alibi due Regi Decreti,in vigore in Italia, che prevedevano il Crocefisso (simbolo dell’unità religiosa del popolo) e la foto del re (simbolo del potere temporale) nelle aule.
Non bisogna dimenticare che nel nostro Paese il simbolo del Crocefisso va al di là dall’essere simbolo religioso e basta, vanno ricordati i valori morali e culturali che rappresenta, tanto che, come sostiene Umberto Eco, che nonostante nelle nostre università non c’è il Crocefisso, tanti studenti aderiscono convinti a Comunione e liberazione.
Del resto, stemmi con la Croce cristiana, si ritrovano in molte bandiere nazionali, si pensi all’Inghilterra, alla Norvegia, alla Svizzera, all’Islanda, a Malta e così via; così come la Mezzaluna mussulmana appare nelle bandiere di Paesi come l’Algeria, Le Maldive, il Pakistan, la Turchia e molti altri: allora in questi casi che fare: far togliere dall’Onu il simbolo, o nel caso europeo, toglierlo dalla bandiera Turca?
Comunque è poco comprensibile, con tutto rispetto, che la millenaria storia del nostro Paese sia al solo vaglio di un giudice turco, di un giudice serbo, di uno lituano, provenienti da Paesi dove la presenza cristiana è nella migliore delle ipotesi esigua, per non parlare del giudice italiano, Zagrebelsky, persona per bene, ma lontana da esperienze cristiane o confessionali. Questi giudici della Corte europea hanno deciso frettolosamente senza considerare le conseguenze anche per altre religioni della stessa Comunità, e ricordiamo di nuovo la Turchia prossima all’ingresso organico in Europa.