Intervista al Mons. Perego

di | 1 Feb 2010

   Mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione MIGRANTES della CEI.

Monsignor Perego, perché avete deciso di dedicare la prossima "Giornata per le migrazioni 2010" al minore migrante e rifugiato: una persona, una famiglia, una storia, un futuro?

La scelta del tema è in sintonia con il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle migrazioni, che ha voluto portare al centro dell’attenzione i migranti e rifugiati minorenni. Il sottotitolo "persona, famiglia, storia, futuro" vuole sottolineare la dignità della persona migrante, il valore della famiglia per un minore migrante, e come la storia di oggi e di domani non può non essere letta a partire dal grande fenomeno migratorio, che oggi interessa un miliardo di persone: 800 milioni che migrano all’interno del proprio Paese – in Italia ogni anno quasi 2 milioni di persone cambia Regione – e 200 milioni che migrano verso altri Paesi e Continenti del mondo.

Parliamo di dati: quanti sono i minori migranti e rifugiati nel nostro Paese e come sono suddivisi per aree geografiche? Quanto sono attendibili questi dati?

In Italia i minori stranieri e rifugiati regolarmente presenti sono 862.463, il 22,2% della popolazione straniera residente. Ogni anno arrivano in Italia oltre 100.000 minori. La presenza di essi è concentrata al Nord (60%), segue il Centro (25%) e il Sud (15%). I dati sono ricavati dai permessi di soggiorno rinnovati e dai ricongiungimenti familiari. A questi dati occorre aggiungere circa un 10% di presenze non registrate.

Cosa fa concretamente Migrantes per la tutela di questi indifesi minori?

Il lavoro della Fondazione Migrantes è a diversi livelli. Un primo livello è quello della ricerca e dello studio – ogni anno attraverso i Dossier Immigrazione e Italiani nel mondo – per una sensibilizzazione corretta e veritiera della presenza dei minori in Italia; un secondo livello è di azione e sollecitazione sul piano legislativo, ma anche sul piano del territorio, alla tutela dei diritti fondamentali dei minori migranti e rifugiati; un terzo livello è quello del sostegno ad esperienze e progetti sperimentali sul territorio a favore dei minori: per la scolarizzazione dei rom e dei sinti, per l’inserimento dei minori nelle scuole, per l’alfabetizzazione, per la tutela dei minori non accompagnati o vittime di tratta; un quarto livello riguarda la sensibilizzazione pastorale delle comunità cristiane e delle missioni cattoliche al tema; un quinto livello riguarda l’attenzione specifica ad alcuni mondi di minori dimenticati: penso al mondo dei minori italiani all’estero; dei minori rom e sinti; dei minori delle famiglie del circo o dello spettacolo viaggiante.

Minori migranti e rifugiati, cosa fa lo Stato Italiano per loro nell’ambito dell’assistenza sanitaria e della scuola?

Lo Stato Italiano ha una legislazione sulla tutela dei minori da tutti riconosciuta tra le più avanzate al mondo. La tradizione giuridica italiana, infatti, ha sempre messo al centro del diritto di famiglia, della scuola, del lavoro, della salute la tutela dei minori. Nella prassi, però, alla luce anche del cambiamento in atto del Welfare State, ma anche del fenomeno crescente della mobilità, c’è il rischio di un indebolimento delle tutele o di una discrezionalità che rischia di non tutelare i diritti di tutti i minori. Le recenti normative in ordine alla sicurezza – contro le quali si sono mosse anche le associazioni dei medici italiani, le Associazioni cattoliche – possono portare a escludere da alcune tutele soprattutto chi, nel mondo dell’immigrazione, vive una situazione di precarietà e di irregolarità, anche tra i minori.

Quali sono le vostre proposte di modifica e miglioramento della Legge Bossi-Fini?

La Fondazione Migrantes, fin dal tempo della pubblicazione, ha da subito contestato la legge sull’immigrazione in Italia, prima Turco-Napolitano e poi Bossi-Fini, soprattutto su alcuni temi: l’esagerata burocratizzazione nella gestione del fenomeno, soprattutto per i rinnovi dei permessi di soggiorno che potrebbero essere opportunamente gestiti dai Comuni; l’impossibilità di far incontrare domanda e offerta di lavoro, attraverso un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro: prova ne è che si è dovuto fare successivamente e continuamente regolarizzazioni o sanatorie per oltre 1 milione e mezzo di persone; l’ottica solo di sicurezza di polizia con cui si affronta l’immigrazione in Italia, con una debole attenzione a tutti i percorsi di integrazione.

Secondo Lei in Italia esiste un diffuso fenomeno di razzismo verso gli extracomunitari o si tratta d’altro?

Nel corso della storia italiana ed europea – come ha sottolineato anche un recente articolo dell’Osservatore romano – ci sono stati episodi di razzismo che segnalano rischi sul piano culturale e politico a cui essere attenti. Anche oggi assistiamo ad episodi crescenti. Esiste uno sportello in Italia che segnala ogni anno i casi di discriminazione (nel 2009 circa 2500, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente). Il Governo ha promesso anche la nascita di un preciso sportello sui fenomeni di razzismo. Si tratta di tenere alta la sensibilità politica e culturale, perché non crescano questi fenomeni xenofobi.

Il grande e antico impegno della Chiesa per gli immigrati e le ultime parole del Santo Padre dopo i terribili fatti di Rosarno in Calabria, che hanno esortato al rispetto degli immigrati da parte di tutti, dalle istituzioni ai cittadini, contribuiranno al cambiamento una tendenza xenofoba di talune parti della nostra società civile?

Le parole del Santo Padre, del Presidente della Repubblica Italiana, anche le parole del nostro Presidente S. E. Mons. Schettino e del Presidente della Comunità ebraica a Roma, del Presidente dell’UCOII (le comunità islamiche in Italia) dimostrano che c’è un sentire comune sul piano laico e religioso sulla tutela della dignità della persona immigrata e la forte critica contro ogni forma di sfruttamento e di illegalità. Credo che queste voci possano avere un forte impatto sulla coscienza civile e religiosa degli italiani.

Come contribuire

L’offerta in denaro è una delle forme nella Chiesa e tra i cristiani attraverso cui esprimere prossimità verso i fratelli e le sorelle emigranti e immigrati, rom e sinti, dello spettacolo viaggiante, marittimi e aeroportuali che vivono in difficoltà oppure per sostenere i missionari delle comunità in Italia e all’estero. Può essere l’inizio di un coinvolgimento verso il mondo della mobilità che diventa carità vera (Erga migrantes caritas).

Per offerte e contributi:

Fondazione Migrantes
Via Aurelia, 796
00165 Roma

Banca Intesa Sanpaolo
IBAN: IT 55 S 03069 05092 275502431107

oppure

c/c postale n. 26798009
intestato a Migrantes U.C.E.I.