Politica e gossip

     Sembra siano passati secoli dal passaggio su questa terra di personaggi politici del valore di Aldo Moro, di Enrico Berlinguer, di Craxi e di altri valorosi italiani. Cosa ce li sta facendo dimenticare?

     Una classe politica di pochi sopravvissuti della seconda o terza Repubblica o di sgomitanti già portaborse, oppure di pochi idealisti, legati per esistere politicamente, a partiti che poco hanno a che fare con la loro storia; comunque una presenza politica inadeguata perché priva di proposta convincente per il Paese. E allora per esistere, vai col pettegolezzo!

     Quello che erano ieri i giornali di pettegolezzi con pagine dedicate a re, regine e principesse ex, vere o presunti, ad attori e attrici e a personaggi mondani in genere, così sfavillanti da riempire i tavolini delle salette di attesa di barbieri e parrucchiere, oggi sono ambite vetrine per compiacenti politici o per politici in disgrazia perseguitati dal maniacale gusto per il truculento, in sintesi il trash, e gli stessi direttori di queste testate possono fare le fortune o incombere sui soggetti inseguiti e li ritroviamo anche menzionati nelle indagini di molte Procure. Come sono cambiati i tempi!

     Se pensiamo che una volta l’allora Presidente della Camera dei Deputati Nilde Iotti, fece scalpore per essersi imbellettata con un po’ di cipria, durante una seduta parlamentare. Forse la situazione che si presenta è da attribuire all’attuale sistema elettorale del maggioritario che porta ad un "bipartitismo imperfetto" che favorisce di fatto una sorta di autocrazia da personalismo, o forse è da attribuire alla televisione, che è diventata una matrigna che amplifica e magnifica quei personaggi che hanno più possibilità di presenziare, vuoi per essere loro stessi i proprietari/dirigenti, vuoi per arcane combinazioni del caso.

     Comunque, così non si va da nessuna parte: in lontananza il baratro, fenomeno purtroppo già consolidato nelle grandi democrazie occidentali, dell’indifferenza e dell’astensionismo. Un possibile riparo a tale sfacelo potrebbe essere "ritornare ad ascoltare la gente", non solo per realizzare improbabili sondaggi, ma riattivando quella partecipazione popolare alle scelte locali e nazionali, partecipazione a tutti i livelli e investendo soprattutto i giovani, praticamente uccisa dai grandi partiti che con il bipolarismo hanno scelto di chiudere le sezioni e i centri territoriali, con la scusa del risparmio ma con il fine scriteriato di mantenere un controllo centrale tanto a destra che a sinistra.

     Il mio non vuole essere un esercizio verboso, ma la sottolineatura non nostalgica dell’impegno civile che va risvegliato, non solo innanzi alle catastrofi, ma per arginare la deriva del disinteresse, del disimpegno, della superficialità verso cui ci stiamo dirigendo acriticamente.

 

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