Italiani all’estero: Acli, riformare modalità voto

di | 16 Mar 2010

   Italiani all’estero: Acli, riformare modalità voto.
                                                                                                                Seggi elettorali nelle sedi istituzionali

Subito le elezioni di Comites e Cgie: i partiti facciano un passo indietro, spazio alla società civile

     Abolire il voto per corrispondenza degli italiani all’estero organizzando i seggi elettorali nelle sedi istituzionali (ambasciate, consolati, comites, istituti di cultura). E’ la proposta della Fai, la Federazione delle Acli Internazionali, che in un documento approvato dall’ultima assemblea chiede contestualmente «l’immediata indizione delle elezioni dei Comites e del Cgie», i cui organi sono scaduti da oltre un anno. Sarebbe, affermano le Acli, «una risposta immediata e doverosa al malessere degli italiani nel mondo», provocato da ultimo dalle vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto tra gli altri l’ex senatore eletto all’estero Nicola Di Girolamo.

     La rete delle Acli all’estero tocca 18 Paesi, dall’Europa al continente americano, dal Sudafrica all’Australia. «Le ultime vicende di cronaca – si legge nel documento – hanno prodotto smarrimento, delusione e forte preoccupazione nelle comunità italiane nel mondo. Il rischio è quello di vedere crescere, anche in questo caso, la sfiducia nei confronti delle istituzioni e della democrazia».

     Da oltre un anno sono scaduti gli organi di rappresentanza dei Comites e del Cgie (il Consiglio generale degli italiani all’estero). Le elezioni sono continuamente rinviate in attesa che termini il percorso parlamentare in atto al Senato sulla bozza di riforma di questi istituti. Una riforma – denunciano le Acli – che finirebbe per escludere proprio le associazioni dalle forme istituzionali di rappresentanza. Di qui la richiesta di indire immediatamente le elezioni di Comites e Cgie, per «ricucire e tessere i legami nelle nostre comunità all’estero», «favorendo la formazione di liste civiche che vedano protagoniste la società civile e il mondo associativo», chiedendo per l’occasione «un passo indietro ai partiti».

     Nello stesso tempo è «urgente» riformare le modalità di elezione della rappresentanza parlamentare. Per la rete delle Acli internazionali è necessario innanzitutto «aggiornare le procedure di iscrizione e di cancellazione all’Aire», l’anagrafe degli italiani all’estero. Quindi «organizzare i seggi elettorali presso sedi istituzionali italiane», come le ambasciate, i consolati, gli istituti di cultura, gli stessi Comites. In vista poi del più complesso processo di riforma del sistema istituzionale italiano, con la prevedibile fine del bicameralismo perfetto e la possibile istituzione del Senato delle Regioni e delle Autonomie locali, «anche la rappresentanza italiana nel mondo dovrà confrontarsi con questo diverso scenario istituzionale».

DAL RAPPORTO MIGRANTES ITALIANI NEL MONDO 2009

     Il numero degli italiani residenti all’estero (3.915.767) è all’incirca pari a quello dei cittadini stranieri residenti in Italia (3.891.295): un equilibrio destinato a rompersi negli anni a venire perché gli immigrati in Italia crescono a un ritmo più accentuato.

     Il numero degli italiani nel mondo non è stabile e cresce sia per la partenza di nuove persone dall’Italia (in misura ridotta) sia, in misura più consistente, per crescita interna delle collettività (figli di italiani o persone che acquistano la cittadinanza per discendenza italiana). Contrariamente a quanto spesso si pensa, non si tratta di una realtà in diminuzione.

     Le donne sono il 47,6% (1.864.120).
La ripartizione continentale conferma una prevalenza euro-americana: Europa (2.184.534, il 55,8%), America (1.520.652, il 38,8%), Oceania (126.413, il 3,2%), Africa (51.232, l’1,3%) e Asia (32.936, lo 0,8%).

     Nella graduatoria dei primi dieci paesi si inseriscono 3 continenti (Europa, America, Oceania), con grande diversità di latitudine, longitudine, storia e cultura. I primi tre paesi sono la Germania, l’Argentina e la Svizzera, seguiti da Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.

     I connazionali residenti all’estero incidono sul totale della popolazione italiana per il 6,6%. Paradossalmente solamente poco più della metà degli italiani residenti all’estero (57%) è effettivamente emigrata, spostandosi dall’Italia nei paesi di emigrazione dove ha poi deciso di stabilirsi definitivamente; più di un terzo, invece, è nato all’estero (36%) e il 2,9% è iscritto all’Aire per acquisizione della cittadinanza italiana, il che nella quasi totalità dei casi equivale alla nascita all’estero.

REGIONI DI PARTENZA
L’origine regionale è molto importante per gli emigrati italiani, che hanno portato con loro non solo la Patria ma anche la regione e lo stesso comune di nascita. Il 54,8% degli italiani all’estero è di origine meridionale (oltre 1 milione e 400 mila sono del Sud e quasi 800 mila delle Isole); il 30,1% proviene dalle regioni settentrionali (quasi 600 mila dal Nord-Est e 580 mila dal Nord-Ovest); il 15% (588.717) è, infine, originario delle regioni centrali.