Intervista esclusiva a Guido Bertolaso

di | 1 Mag 2010

Guido Bertolaso, Capo Dipartimento della Protezione Civile

Dr. Bertolaso, proviamo a fare un bilancio dal terribile terremoto de L’Aquila dallo scorso anno ad oggi: a che punto siamo con la ricostruzione locale?

Non starebbe a me dirlo, ma credo sia innegabile che è stato fatto un lavoro straordinario, che ci viene riconosciuto a livello internazionale. Fin dalle ore immediatamente successive alla terribile scossa che la notte del 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila e l’Abruzzo, decine di migliaia di uomini e donne del sistema nazionale di Protezione civile si sono spesi con generosità straordinaria per assistere la popolazione colpita, assicurare a tutti soccorso e cure, far iniziare l’anno scolastico nei tempi previsti, garantire a tutti una sistemazione sicura e dignitosa entro l’inverno, riaprire al culto le chiese. Superata la fase di prima emergenza, resta una sfida fondamentale: la ricostruzione del centro storico dell’Aquila e degli altri centri colpiti è un lavoro delicato che spetta alle autorità locali con il supporto del Governo. Noi saremo a fianco degli aquilani, del Commissario delegato Gianni Chiodi e di tutti quelli che hanno responsabilità per risolvere i problemi che si dovranno affrontare.

   2009 – Terremoto a L’Aquila

Molti nostri Connazionali all’Estero, in particolare abruzzesi, ci chiedono e le giriamo la domanda, quando sarà accessibile definitivamente l’amato centro storico de l’Aquila e se la città conserverà le caratteristiche storico e urbanistiche precedenti.

L’Aquila può essere ricostruita in meno di dieci anni, a patto che si lavori senza sosta. Fin dall’inizio sapevamo che la sfida più grande sarebbe stata la ricostruzione. Questo terremoto ha colpito al cuore una città, centro amministrativo della regione e allo stesso tempo patrimonio storico ed artistico del nostro Paese: per ricostruirla servirà impegno, grande capacità di programmazione e di pianificazione. Così facendo nell’arco di 7/8 anni tutto potrebbe essere completato e restituito alla città, anche meglio di prima. Invito tutti a visitare il centro storico di Nocera Umbra, colpito dal sisma nel 1997, meno di un decimo di superficie rispetto a quello de L’Aquila: potranno allora rendersi conto di ciurla nel manico con giudizi affrettati e vuole speculare sui drammi di tanti inermi cittadini.

Che significato ha la protesta del popolo delle carriole?

Credo abbia rappresentato un segnale di volontà e di stimolo alle autorità locali per ricostruire quel centro storico al quale tutti guardiamo con grande speranza. Ma bisogna essere chiari: rimuovere le macerie dal centro dell’Aquila sarà un lavoro complesso che richiederà tempo, per garantire che vengano smaltiti in sicurezza materiali pericolosi e nello stesso tempo non vadano persi elementi di alto valore storico-artistico. Occorre, dunque, fare le cose per bene e con i tempi giusti ed evitare quelle strumentalizzazioni che speravo si spegnessero alla fine della campagna elettorale

Nonostante le accuse a lei e a quello che rappresenta , la Protezione Civile non ha perso smalto, anzi il suo prestigio è accresciuto così come la sua fama di uomo delle emergenze, le chiediamo è giusto"privatizzarla"?

Nessuno voleva privatizzare la protezione civile, si tratta della più colossale balla che abbia mai sentito! Negli scorsi mesi era stato proposto di instituire la Protezione civile Spa, una struttura al servizio della Protezione civile più agile, più funzionale, più concentrata sulle attività di propria competenza. E’ evidente che la Protezione Civile nazionale non può che essere una struttura pubblica, bene pubblico “proprietà”di tutti i cittadini.

2009 – Alluvione a Messina
   Sicilia , Campania , Abruzzo etc… , ma questa Italia crolla tutta, cosa si può fare?

Gli episodi a cui fa riferimento hanno riportato alla luce la fragilità di un Paese che ha investito poco in prevenzione, se non negli ultimi anni, e che ancora meno ha fatto per contrastare abusi e soprusi che sono spesso concausa di tante tragedie italiane. Ho detto a tutti i sindaci d’Italia che è ora di finirla con le sagre della salsiccia, quelle del ventaglio e quelle del tartufo e di utilizzare i fondi per mettere in sicurezza il territorio. Ma con le sagre si vincono le elezioni, con la prevenzione – ahimè – no.

Perché manca la cultura del coordinamento fra i ministeri competenti e la Protezione Civile?

Francamente non penso che manchi il coordinamento tra i Ministeri e la Protezione Civile. Le esperienze degli ultimi anni, come il terremoto in Abruzzo, lo dimostrano. Tutte le Istituzioni coinvolte nella gestione dell’emergenza hanno fatto squadra insieme dando un bell’esempio di lavoro in comune, di coordinamento, di superamento degli individualismi. Così come è stato fatto ad Haiti, l’Italia si è distinta per i soccorsi prestati nell’isola proprio grazie alla capacità di fare squadra, un esempio della capacità di coordinamento ammirata a livello internazionale. È ovvio che tutto questo costa molta fatica, soprattutto da parte dei vertici delle Istituzioni che debbono “metterci la faccia”, essere di esempio, rimanere leali e determinati, non ricattabili nel lavoro che fanno.

   2010 – Terremoto a Haiti

Quale messaggio desidera inviare ai nostri Connazionali all’estero?

Nelle tante emergenze all’estero che hanno visto l’impegno degli uomini e dalle donne della protezione civile italiana abbiamo dato prova del fatto che il “sistema Italia” può dare un contributo di grande solidarietà e di intervento intelligente sul territorio. Penso ad esempio al grande lavoro fatto ad Haiti, in Cile, nel Sud-Est asiatico ma anche a New Orleans, dopo la tragedia di Katrina, ed è per questo che Vi dico di essere orgogliosi del tricolore che portiamo sulla nostra maglia.