Gli Eventi culturali. Mostre ed eventi in Italia

di | 1 Feb 2011

dal sito www.beniculturali.it del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

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L’OTTOCENTO ELEGANTE. ARTE IN ITALIA NEL SEGNO DI FORTUNY, 1860-1890

   E’ un Ottocento elegante e folcloristico quello proposto dalla grande mostra di Palazzo Roverella, a Rovigo: tre decenni, dal 1860 al 1890, all’insegna della vitalità, dell’eleganza, dei grandi salotti borghesi, delle corse, ma anche delle feste popolari, dei carnevali, dei balli mascherati, dei travestimenti e dei mercati in piazza. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dal Comune di Rovigo e dall’Accademia dei Concordi, la mostra riprende il filone della pittura in Italia a cavallo tra gli ultimi due secoli. L’attenzione di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli, che della mostra sono i curatori, si è appuntata su un periodo, la seconda metà del XIX secolo, attivato dall’unificazione del Regno d’Italia. La mostra, senza dimenticare gli anni "ombrosi" che caratterizzarono questo secolo, sceglie di mettere in evidenza i fasti e l’abbondanza, a voler dar conto di una vitalità e di un dinamismo particolari, forse mai più rivissuti dalla storia successiva dell’arte in Italia. Colore e sensualità trovano in uno spagnolo, Mariano Fortuny, il profeta in pittura. Dalla sua terra, Mariano Fortuny, porta il calore e cromie accese, gioiosità e giocosità della vita, facendo della pittura lo specchio variopinto di queste sensazioni. Molteplici sono le "storie" trasportate nelle opere: dalla celebrazione delle vicende patrie, alle cronache sociali e religiose, alla nascita della borghesia, che, proprio in questi anni, stava ridefinendo il suo ruolo nello Stato appena formato e che sarebbe diventata, fino alla fine del secolo, il soggetto più ricorrente nella pittura del tempo. Fino al 12 giugno 2011.


FERNANDA
GATTINONI. MODA E STELLE AI TEMPI DELLA HOLLYWOOD SUL TEVERE

   La Maison Gattinoni presenta una parte importante del suo Archivio storico con la mostra Fernanda Gattinoni. Moda e stelle ai tempi della Hollywood sul Tevere, curata da Sofia Gnoli e che ha avuto come prima sede la prestigiosa cornice dei saloni neoclassici dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. L’esposizione, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dalla quale il Museo Boncompagni dipende, e con il patrocinio della Provincia di Roma, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e di AltaRoma, descrive il rapporto tra la grande sarta italiana Fernanda Gattinoni e alcune tra le maggiori dive degli anni della Hollywood sul Tevere e della Dolce Vita. Fino al 28 febbraio 2011.

MELOZZO DA FORLI’. L’UMANA BELLEZZA TRA PIERO DELLA FRANCESCA E RAFFAELLO

   Dal 29 gennaio ai Musei San Domenico Melozzo da Forlì: la mostra più completa mai proposta I capolavori di Mantegna, Piero della Francesca, Bramante e Raffaello affiancheranno quelli del maestro forlivese “Senza Melozzo, il Cinquecento di Raffaello e Michelangelo non sarebbe mai esistito”. L’opinione di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, rende perfettamente l’idea di quanto il maestro forlivese abbia “pesato” sull’intero Rinascimento. Fino al 12 giugno, la sua città natale – Forlì – lo celebra con la più completa esposizione che mai gli sia stata dedicata. Al San Domenico saranno esposte praticamente tutte le opere “mobili” dell’artista, riunendo anche gli affreschi staccati del colossale ciclo da lui creato per l’abside della Chiesa dei Santi Apostoli a Roma, ciclo disperso tra Musei Vaticani e Quirinale. La mostra proporrà inoltre capolavori dei grandi, da Mantegna, a Piero della Francesca (in mostra, per la prima volta, anche la sua “Madonna di Sinigaglia”), da Bramante a Berruguete, da cui Melozzo trasse insegnamenti e suggestioni o che, come il Beato Angelico, Mino da Fiesole, Antoniazzo Romano, frequentò nella Roma pontificia. Infine un ampia sequenza di opere, selezionate per precise affinità, di artisti che a lui si ispirarono, in particolare Raffaello presente in mostra con un nucleo strepitoso di capolavori, e che di lui furono allievi, primo tra tutti Marco Palmezzano.

ARTE IN MEMORIA 6 – MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARTE CONTEMPORANEA

   In occasione della Giornata della Memoria 2011, domenica 30 gennaio è tornato nella Sinagoga di Ostia Antica l’appuntamento biennale con Arte in memoria, la rassegna di arte contemporanea di respiro internazionale, a cura di Adachiara Zevi, organizzata dalla Fondazione VOLUME!. La mostra, alla sua sesta edizione, è promossa dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e dalla Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; dall’ Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma e dal Municipio Roma XIII. La mostra si avvale del patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del contributo dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia. Gli artisti invitati ad intervenire quest’anno sono: Jochen Gerz, Richard Long, Liliana Moro, Giuseppe Penone. Come per le edizioni precedenti, le opere, sono realizzate appositamente per la Sinagoga di Ostia Antica, una delle più antiche testimonianze archeologiche dell’ebraismo della Diaspora (I secolo d.C.). L’idea prende avvio dall’iniziativa promossa dalla Sinagoga di Stommeln, in provincia di Colonia, sopravvissuta al nazismo, dove dal 1990 ogni anno un artista è invitato a creare un lavoro originale per il luogo. Arte in memoria partecipa alla Giornata della Memoria, istituita dai Parlamenti europei nella data di apertura dei cancelli di Auschwitz, con la convinzione che un progetto sulla memoria non debba attestarsi a un livello meramente simbolico e commemorativo, ma trovare una continuità nel tempo, impegnando ogni volta artisti diversi a cimentarsi con un tema così drammaticamente attuale e con un luogo così significativo dal punto di vista storico, artistico e simbolico. Fino al 3 aprile 2011.

"SANT’AIUTUZZA" DI PARRINELLO, VIAGGIO FOTOGRAFICO IN BIANCO E NERO PER LA "PICCOLA" AGATA

   Bianco e nero. Come i palazzi del centro storico di Catania, come la porta Garibaldi che a ovest della città sigla ogni giorno l’arancio dei tramonti etnei, come l’abito dei devoti di Sant’Agata, la patrona della città ai piedi dell’Etna celebrata ogni anno in febbraio da una grande festa popolare, un rito collettivo e trasversale per centinaia di migliaia di persone. Bianco e nero, su pellicola, è il linguaggio scelto dal fotoreporter Antonio Parrinello per la mostra, organizzata in collaborazione con l’Assessorato Comunale alla Cultura e ai Grandi Eventi, e ospitata nel Palazzo Platamone di Catania dal 31 gennaio al 20 febbraio 2011. S’intitola “Sant’Aituzza”, come il tenero e familiare appellativo con cui i fedeli si rivolgono alla Patrona, la fanciulla cristiana di nobile famiglia che nel 251 d.C., per sfuggire alle insidie del governatore Quinziano, fu arrestata e torturata: le venne strappato il seno prima di morire in carcere. In mostra trentacinque istantanee di medio formato (50×70) stampate su carta per un effetto molto più naturale. Nei giorni 3, 4 e 5 febbraio – in occasione della festa della patrona – la mostra sarà aperta fino alle 24.

L’ARTE DELLA CALLIGRAFIA PERSIANA

   Grande evento al Museo Nazionale d’Arte Orientale "Giuseppe Tucci" di Roma: grazie al generoso sostegno dell’Istituto Culturale dell’Ambasciata della Repubblica islamica dell’Iran, sarà aperta al pubblico una interessante mostra dedicata all’arte della calligrafia persiana. Le 38 opere esposte sono state realizzate in caratteri Nasta’liq dal Maestro Zahra Abbassi. La scrittura iraniana moderna utilizza una versione modificata di quella araba, che si afferma in Iran circa un secolo e mezzo dopo la conversione all’Islam, con l’aggiunta di quattro lettere non presenti nella lingua araba e con la modifica di altre due lettere.Lo stile Nasta’liq, nasce dalla fusione di quello Naskh con quello Ta’liq alla fine del XIV secolo, elaborato da Mir Ali Tabrizi e da suo figlio Mir Abdollah. Perfezionato da Mir Emad al- Hasani nella costruzione delle lettere e nella definizione più rigorosa della linea di base, fu adattato nella seconda metà dell’800 per la stampa grafica. Lo stile, caratterizzato da un’inclinazione verso destra delle lettere e da un uso equilibrato delle linee curve del Ta’liq e di quelle diritte del Naskh, è realizzato con un calamo di canna tagliata. La punta con cui si scrive, tagliata in obliquo, ha una inclinazione appena visibile. L’inchiostro nero o colorato è preparato con vari pigmenti, mescolati con acqua depurata, profumato qualche volta con acqua di rose. Una volta pronto, è versato su uno stoppaccio di seta, posto nel calamaio; ciò permette di dosare meglio la quantità d’inchiostro presa dal calamo. I testi che ispirano le opere calligrafiche esposte in mostra sono tratti dal Libro Sacro (il Corano) e dalla grande poesia persiana. Vernissage e inaugurazione: sabato 5 febbraio ore 11.00. 

DALL’ICONA A MALEVICH. CAPOLAVORI DAL MUSEO RUSSO DI SAN PIETROBURGO

   Le numerose iniziative che avranno luogo nel 2011, in occasione dell’ Anno della Cultura e Lingua Russa in Italia e della Cultura e Lingua Italiana in Russia, godranno di un preludio a Firenze, dove alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti si apre il prossimo 8 febbraio, per chiudere il 30 aprile 2011, la mostra Dall’icona a Malevich. Capolavori dal Museo Russo di San Pietroburgo. La mostra è promossa dal Ministero della Cultura della Federazione Russa con il Museo Russo di San Pietroburgo e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, ed è stata realizzata con il contributo dello sponsor unico Morgan Stanley. L’Andito degli Angiolini ospiterà una selezione di 40 dipinti provenienti dal prestigioso Museo Russo, un numero dimensionato agli spazi non vasti ma seducenti di questi ambienti lorenesi, e scelto in modo da offrire un affascinante florilegio del percorso dell’arte russa dall’epoca delle icone fino alle avanguardie del primo Novecento. Dalla collezione di icone, imponente per numero, è stato intenzionalmente selezionato un unico pezzo, il Cristo Pantocrator in trono fra le potenze del XVI secolo, dato che le icone sono forse l’espressione artistica dell’arte russa più nota in Europa, si è inteso dedicare maggior spazio all’arte del XVIII e XX secolo. Questa mostra è occasione per far conoscere al pubblico internazionale che visita i musei fiorentini un’infinitesima parte dei tesori del Museo Russo di San Pietroburgo, che possiede la più ampia collezione al mondo di arte russa: oltre 400.000 opere, dalle icone alle creazioni degli artisti contemporanei.