Un no al nucleare pensando al Giappone

Le immagini del terribile terremoto con uno tsunami che ha colpito il Giappone sono rimaste negli occhi di tutto il mondo. E’ stato apocalittico, fuori dall’immaginario, una situazione surreale nella sua drammaticità. Un Giappone colpito su più fronti, con conseguenze drammatiche delle quali nessuno può ancora fare un bilancio.

Queste terribili immagini hanno anche mostrato al mondo una forma di vivere le calamità che chiamerei “educazione giapponese”. Sicuramente ne avremmo fatto a meno di vederle, ma va detto che il popolo giapponese è stato un popolo straordinario, forte, disciplinato, solidale. Ci sono circostanze e situazioni in cui persone e nazioni non possono bleffare: e’ il caso del Giappone. Il Giappone è unico per la sua grande compostezza. Non a caso è considerato un Paese rispettoso, dove si rispetta tutto e tutti; una profonda cultura dove tutti temono sempre di sconfinare nella vita degli altri.

L’immensa catastrofe ha messo in subbuglio il mondo intero , portando tutti verso una strada di grande riflessione per il futuro, compresa l’Italia. Il disastro giapponese ha scatenato la reazione a catena antinucleare in tutto il  mondo.

Nelle vicende italiane è il caso di dire che per la seconda abbiamo dovuto fare i conti con l’incubo dell’olocausto atomico. Nel 1987 Chernobyl fece saltare i progetti comuni con i francesi, oggi è invece la catastrofe di Fukushima. La moratoria di un anno decisa dal governo italiano per tutti i nostri piani ha messo in discussione il futuro della società sviluppo nucleare in Italia. L’accordo italo–francese firmato a Roma nel febbraio del 2009 sarà probabilmente bloccato e potrebbe risolversi di comune accordo con il suo scioglimento e qualcuno prima o poi dovrà porre.

A questo punto mi chiedo se finirà in cantina l’Agenzia per la sicurezza nucleare costituita qualche mese fa ma di fatto non operativa.
Per non parlare della scelta fisica dei luoghi dove costruire gli impianti atomici. Con un bel respiro di sollievo, verrà archiviato il decreto legislativo sui siti che era in discussione e già minacciava di diventare un nuovo terreno di scontro fra il Governo e le Regioni.
Evitate tutte queste situazioni è probabile che la moratoria di un anno puo significare la fine per tutte le ambizioni nucleari.

Poi cosa succederà fra un anno se non si verificheranno fatti eccezionali questo noi non lo sappiamo e se poi il governo dovesse essere sempre quello attuale, a quel punto saremo entrati nel ciclo elettorale e avventurarsi in un nuovo rilancio dell’atomo potrebbe rivelarsi pericoloso dal punto di vista elettorale.
A mio avviso non se ne parlerà prima della prossima legislatura e in quel caso le situazioni potrebbero essere diverse rispetto ad oggi. Per concludere dico che una sola situazione non potrà essere fermata “la disattivazione delle scorie” nucleari. Un’operazione immensa per i costi, si parla di 4 o 5 miliardi euro, somma che sarebbbe stata sufficiente a costruire una o due centrali atomiche.

La compostezza dei giapponesi è simile a noi più di quanto crediamo, solo che loro riescono a nasconderlo molto bene in quanto il terremoto che potrebbe essere considerato un fratello in più nelle loro case per la sua persistente esistenza li ha abituati ad accertarlo e di conseguenza li ha resi sensibili nei rapporti interpersonali per cui non sono di ghiaccio ma piangono anche loro.
 

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