Le tasse sul lavoro all’estero: come si devono pagare

di | 1 Mag 2011

di Caf Acli
dal sito www.acli.it delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Lavoro all’estero ma non ho mai spostato la mia residenza dall’Italia. Come devo pagare le tasse?

Il comma 8-bis del Tuir dispone che il reddito di lavoro dipendente prestato fuori dell’Italia, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, da dipendenti che nell’arco di dodici mesi soggiornano nello Stato estero per almeno 183 giorni, è determinato sulla base di retribuzioni convenzionali definite annualmente con decreto interministeriale.

In questi casi per quantificare il reddito imponibile non si tiene conto delle retribuzioni effettivamente corrisposte, né di eventuali benefit riconosciuti, in quanto tutto è ricompreso forfetariamente nella retribuzione convenzionale.

La normativa si rivolge a quei lavoratori che, pur svolgendo l’attività lavorativa all’estero, in base all’articolo 2 del Tuir continuano a essere qualificati come residenti fiscali in Italia e non trova applicazione qualora il contribuente presti la propria attività lavorativa in uno Stato con il quale l’Italia ha stipulato un accordo che prevede per il reddito di lavoro dipendente la tassazione esclusivamente nel Paese estero.

Perché la norma sia operativa, il contratto deve prevedere l’esecuzione della prestazione in via esclusiva all’estero e il collocamento del dipendente in uno speciale ruolo estero. La prestazione di lavoro all’estero non è accessoria o strumentale rispetto allo svolgimento di mansioni svolte in Italia (come per esempio le trasferte o missioni presso clienti stranieri, fiere o società collegate all’estero). L’incarico deve essere stabile, non di tipo occasionale.

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