La cultura italiana nella promozione del “Sistema Paese” all’estero

di | 1 Set 2011

dal sito www.esteri.it del Ministero degli Affari Esteri
Le borse di studio ai cinesi, ormai decine di migliaia. Gli Istituti Italiani di Cultura a Mumbai, ad Abu Dhabi, in Vietnam. La fine della ‘logica degli eventi’, con gli anni italiani in Giappone, Cina, Russia, iniziative ripetibili e riconosciute. Una "superpotenza culturale" come l’Italia deve utilizzare le sue risorse anche in politica estera. E il Ministro Franco Frattini elenca i tasselli di una nuova "strategia organica" nella promozione della cultura italiana all’estero. In collaborazione, fra l’altro, col ministero del Turismo, col Miur, e gli Enti locali.

Fra le linee guida di un documento presentato alla Camera in un’audizione davanti alle Commissioni congiunte di Affari esteri e Cultura, ci sono un forte partenariato fra pubblico e privato, una nuova visione manageriale della promozione culturale, nuova attenzione alla comunicazione – "per migliorare la percezione del Paese, aldilà dello sport nazionale di darsi bastonate addosso" -, l’impegno di attrarre giovani stranieri per la formazione post-universitaria nel Belpaese con l’aiuto delle imprese. La lingua italiana – cui sarà dedicata nel prossimo autunno una settimana mondiale intitolata ‘Buon compleanno Italia’, mentre ‘tema contenitore’ nel 2012 sarà ‘L’Italia dei territori e l’Italia del futuro – è parte di questo progetto. Il ministero investe già 16,3 milioni per far studiare 37 mila italiani all’estero. E sono 280 mila gli studenti stranieri di lingua italiana ai corsi del Dante Alighieri: "Numero che vogliamo veder crescere.

Nel mondo l’italiano non è più la lingua degli emigranti e dei loro discendenti, ma è una lingua di cultura. In Israele è materia d’esame alla maturità. Negli Usa è la terza più studiata". Tassello cruciale del documento, gli istituti di cultura italiana all’estero. "Tra i nostri punti di forza ci sono gli 89 istituti – ha detto il Ministro – in 60 Paesi. La rete soffre però di carenze gravi strutturali". Oggi non si può essere presenti solo nei Paesi europei e in quelli più vicini all’Italia, "ignorando Cina, India, America del Sud, Medio Oriente o l’area caucasica". Se dunque gli istituti di cultura italiana di Berlino, New York, Los Angeles diverranno "poli" in grado di "irradiare" la loro presenza nelle altre regioni della Germania e degli Usa, oggi non si può fare a meno di istituti italiani nel Maghreb, in Palestina, in Giordania, nel Vietnam.