Le mostre dei Musei Vaticani

di | 1 Ott 2011

dal sito www.mv.vatican.va dei Musei Vaticani
 
   Sessanta modelli di imbarcazioni provenienti da tutto il mondo hanno lasciato dal 1° dicembre 2010 gli spazi del Museo Etnologico per mettersi in mostra lungo la Rampa Elicoidale, che si presenta al pubblico nella sua nuova veste espositiva. I visitatori che vorranno entrare a piedi nei Musei Vaticani – senza usare le scale mobili – incontreranno nel loro percorso una selezione di navi in miniatura di tutti i continenti, accompagnate da fotografie in bianco e nero realizzate dai missionari agli inizi del 900.
L’intento del progetto espositivo – dichiara il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani – è di "Rappresentare le civiltà dell’Uomo, testimoniare la storica attenzione, la curiosità, il rispetto dell’Universo cattolico nei confronti delle culture extraeuropee, stringere in emblema il destino della Chiesa di Roma che è "nave di Pietro" in viaggio verso la salvezza di tutti e di ognuno".
Partendo dalla piroga Ivukapi, rara imbarcazione delle Isole Salomone, il "viaggio" si snoda attraverso due imbarcazioni a vela, testimonianza dell’incontro fra Occidente e Oriente in un mondo senza confini: un elaborato vascello inglese, che faceva la spola fra l’Inghilterra e l’Australia e, al suo fianco, un veliero giapponese. Si prosegue con un’ampia gamma di modellini asiatici che ben illustrano le diverse tipologie e funzioni per le quali venivano impiegate le imbarcazioni. Spiccano in particolare una pregiata barca cinese in avorio sulla quale si svolgevano feste e la lunga e affusolata canoa dei regnanti thailandesi. L’Oceania oltre alle sue piroghe e vele a coda di rondine è rappresentata anche da una particolare canoa delle Isole Salomone con prua avimorfa, che richiama la grande piroga Ivukapi. Lungo il cammino incontriamo le canoe in corteccia e le piroghe rappresentative delle popolazioni e culture che vivevano nei vasti territori delle Americhe. La zattera dei Mosetenes a due timoni mostra ad esempio la grande abilità delle popolazioni che dovevano navigare in corsi d’acqua tumultuosi ricchi di rapide, mentre l’imbarcazione degli Alakuf testimonia il coraggio di un popolo che conviveva con il clima ostile della Terra del Fuoco. Alla fine del percorso, superate le imbarcazioni africane, ad accogliere il visitatore c’è la visione mozzafiato della Cupola di San Pietro e la promessa di un nuovo viaggio alla scoperta dei Musei del Papa.
L’allestimento della mostra è stato realizzato dall’Arch. Piero Castri su un’idea di p. Nicola Mapelli, curatore del Dipartimento Etnologico dei Musei. 

 

Rituals of Life
Spiritualità e Cultura degli Aborigeni Australiani: la collezione dei Musei Vaticani 

   Il progetto espositivo "Rituals of Life", aperto al pubblico il 16 ottobre 2010, sarà visitabile per tutto il 2011 presso il Museo Missionario Etnologico dei Musei Vaticani, è a cura di p. Nicola Mapelli, Responsabile dei Reparti per le Raccolte Etnologiche dei Musei Vaticani, con il supporto e la collaborazione del National Museum of Australia attraverso il lavoro di Margo Neale, Senior Indigenous Curator e della dott.ssa Katherine Aigner; e con l’assistenza della dott.ssa Nadia Fiussello. L’allestimento dell’esposizione è stato reso possibile grazie all’attento e competente intervento di conservazione e restauro eseguito sulle opere in mostra dal Laboratorio Polimaterico dei Musei Vaticani, coordinato dalla dott.ssa Stefania Pandozy.
Per la preparazione della mostra p. Nicola Mapelli con Katherine Aigner, la rappresentante del National Museum of Australia che ha compiuto le ricerche sulla collezione, ha viaggiato a lungo presso le comunità aborigene, principalmente in Western Australia e nelle isole Tiwi, per entrare nuovamente in contatto con i discendenti degli aborigeni che hanno inviato quasi un secolo fa le loro opere al Vaticano come dono a Papa Pio XI.

La mostra nasce dal desiderio di celebrare l’arte indigena australiana come una delle espressioni artistiche più antiche del nostro pianeta, dove lo stesso quotidiano, in tutte le sue manifestazioni concrete e materiali, è intriso di spiritualità e di rimandi al mondo ancestrale. Quella aborigena è di fatto una delle più antiche civiltà umane che ha abitato il continente australiano almeno 60.000 anni prima della venuta dell’"uomo bianco". Pur non avendo una lingua scritta, gli aborigeni hanno da sempre tramandato la loro cultura attraverso miti e dipinti, canti e danze… e la loro storia continua sino ai nostri giorni.

Il centro della forma d’arte indigena è fortemente connesso alla loro spiritualità ed il cuore di questa spiritualità si esprime in quello che viene chiamato The Dreamtime, l’Epoca del Sogno. Il significato dell’Epoca del Sogno è qualcosa di complesso e serve a descrivere un credo, una religione, una legge. Si identifica come un momento passato in cui esseri soprannaturali, i primi antenati, intrapresero un viaggio intorno al mondo creando ogni aspetto del mondo stesso. Gli spiriti di questi antenati vivono tutt’ora sotto le sembianze di forze eterne e loro tracce sono visibili in ogni piccola manifestazione della natura. Da qui deriva il forte legame spirituale di queste popolazioni alla terra in cui sono nati e vissuti e che considerano quindi sacra. L’artista indigeno è colui che, attraverso i vari linguaggi artistici e forme espressive, rende onore alle entità ancestrali che lo hanno preceduto e trasferisce in ogni sua creazione il legame sacro con il suo passato.