Premure per evitare gli sprechi pubblici

di | 1 Dic 2011

Negli ultimi cinque anni, la spesa pubblica è passata dal 38,8 al 42,6 per cento, un dato inquietante se solo si pensa ai grandi discorsi dei nostrani “grandi pensatori” dell’economia. Costoro hanno sbandierato il rigore e poi hanno promosso bond e fondi sovrani facendoli smerciare dal sistema bancario italiano nel pieno della vicenda del clamoroso crack della Lehman, tra i tanti ricordo il Prof. Tremonti.

Comunque l’attenzione verso la spesa pubblica deve avere anche una impostazione culturale. Chi governa deve avere uno stile di vita sobrio, visto che tratta fondi pubblici, così come i parlamentari che devono rinunciare ai loro tanti privilegi.

Non desidero abbaiare alla luna, mi rivolgo a persone che devono prendere coscienza della distanza siderale tra loro e i vessati cittadini. Con i tempi che corrono e la crisi economica travolgente, è impensabile l’uso selvaggio degli aerei di stato; così come l’assegnazione di scorte che è diventata uno status symbol quando le auto della Polizia non hanno la benzina per soccorrere i cittadini; così come l’acquisto o l’affitto crescente di immobili nel centro di Roma con ulteriore sovraccarico di spese di personale, sicurezza, uso e manutenzione (gran parte del centro storico è diventato uno sterminato quartiere politico); che dire dei costi della Diplomazia e del personale diplomatico e non (in Italia prendono una cifra e all’estero, in missione si dice, triplicano o quadruplicano i costi); che dire dei costi della Difesa (ci sono più comandanti che soldati) e potrei continuare almeno quante le voci della finanziaria.

Occorre gestire in oculatezza quotidiana la cosa pubblica, bandendo l’attuale sfarzo. Quello che in Inghilterra si chiama “spending review”, deve essere da noi un Imperativo categorico: contenimento della spesa della Pubblica Amministrazione.

Ci attendiamo dal Governo Monti una squadra capace di entrare e ridurre i costi pubblici, senza le amplificate quanto modeste iniziative del Governo Prodi, che nei fatti portò solo ad una frettolosa incompleta ricognizione, ma almeno ci provò. Del Governo Berlusconi ricorderemo iniziative sul tema perse poi lungo la strada: dalle mirabolanti intenzioni di Brunetta, al Welfare to work “casareccio” di Sacconi alla “finanza creativa” di Tremonti.

Il monitoraggio della spesa pubblica è inderogabile così come saranno necessarie le imponenti manovre economiche da “lacrime e sangue”, ma se non ci sarà l’attenzione di tutti verso tutto ci troveremo innanzi l’ennesimo “Governo che mette le mani in tasca al cittadino" (come giusto che sia trattandosi di mantenere servizi primari se funzionassero) per il mantenimento dello status quo ante e post casta.