Le mancate occasioni

di | 1 Mar 2012

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Che dire di come va la nostra economia, rispondo come gran parte di cittadini che leggono i giornali, guardano la televisione e si confrontano: questo governo voluto dal Presidente Napolitano per scongelare l’empasse politico venutosi a creare con il governo Berlusconi è diventato il governo delle banche.

Non si può pensare di sanare l’economia e vedere comunque crescere lo spread: o non funzionano le misure adottate o lo spread è un’invenzione contro le economie nazionali e se non ricordo male, Berlusconi si dimise per il coreo di voci e posizioni che hanno imbastito il teorema “Berlusconi uguale aumento dello spread”. E oggi col governo Monti? E sulla crescita e sul lavoro cosa si sta facendo?

Siamo ritornati indietro di due anni: lo dimostra la disputa voluta dal governo sulla revisione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori che si intitola, testualmente, “reintegrazione sul posto di lavoro”.
Condivido quanto sostiene il Segretario Generale della Cgil Susanna Camusso: “l’art.18 è norma di civiltà , non si tocca”, perché non si possono buttare alle ortiche le grandi conquiste sociali come quella che impedisce il licenziamento di lavoratori senza giusta causa.

<Cui prodest?> Tale forsennata posizione del governo se non a privilegiare i grandi gruppi imprenditoriali, le banche e gli speculatori internazionali? Questo pressing non porta all’ammodernamento del Paese bensì alla sua divisione, alle contrapposizioni di piazza, all’aumento del disagio sociale.
Se il governo avesse fatto tale pressing per ridurre i benefici della casta, l’attuale Premier e i suoi ministri sarebbero stati “proclamati benemeriti” dal popolo. Monti dia un vero segnale al Paese riducendo veramente e velocemente i costi pubblici e cominciando a mandare a casa “presunti grandi manager” come quello di Ferrovie (con quello che costa il suo solo appannaggio), il quale licenzia, toglie i treni al sud, ignora i pendolari e la sua unica ossessione è l’alta velocità da Roma in su.
Oppure vogliamo parlare di Anas e Autostrade o del Ponte sullo Stretto? Di aumenti spregiudicati di tariffe? Vogliamo parlare di Alitalia e di come non funziona? Vogliamo parlare dell’interminabile durata dei processi? Vogliamo parlare dello sfascio delle Università italiane, vere e proprie “bengodi” di qualche rettore che “tiene famiglia” come il rettore della Sapienza Frati?

E’ facile andare avanti e farsi queste domande, ma è solo per ricordare a quanti e tali immani problemi il governo ha davanti invece di pensare a penalizzare i lavoratori.
Monti, così come nelle intenzioni di Napolitano, deve essere il traghettatore del Paese per uscire dalla gravità economica e per dare tempo ai partiti nell’elaborare una nuova legge elettorale, ancora però non si vede giorno.
Invece, purtroppo, siamo ancora ai tavoli di meditazione o alle commissioni per risolvere temi che andrebbero risolti subito; si pensi alle liberalizzazioni (non solo a quelle per i parrucchieri ma anche per notai, farmacisti, avvocati e giornalisti), il Paese ha bisogno di essere ricostruito.

Certamente il contesto europeo è fortemente minato, regge la Germania ma Francia e resto d’Europa sono fortemente in crisi, oltre alla bancarotta della Grecia si teme a giorni anche il caso Portogallo. Intanto tutto langue sotto la sgangherata regia della Merkel e dei banchieri tedeschi, il cui unico pensiero è non far fallire la Grecia solo per non infierire sull’economia tedesca già fortemente compromessa proprio per pagare i grandi errori e coprire le magagne di investimenti fatti fare allo stato ellenico con lo scopo di piazzare buoni/fiasco di casa propria.

Ecco, tenendo presente tale contesto, ancora molto confuso e caratterizzato dalle debolezze politiche per assenza di personaggi autorevoli, occorrerà aiutare Monti a lavorare nella direzione giusta e risolvere le questioni nodali, senza fare bislacchi e tendenziosi ragionamenti se è di destra o di sinistra; di sicuro può fare scelte coraggiose perché comunque non dovrà essere eletto.