
“La rilevazione – afferma mons. Andrea Manto, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità – ha permesso di elaborare una fotografia il più possibile fedele dei diversi servizi territoriali; tramite l’istituzione di una anagrafe permetterà di cogliere il processo di evoluzione dei servizi ecclesiali attivi oggi e la loro operatività in rapporto alle esigenze delle persone più fragili. Tutto ciò –prosegue – costituisce, nell’ottica della solidarietà e della sussidiarietà, uno strumento efficace di dialogo con il servizio pubblico per la programmazione socio-sanitaria e uno straordinario contributo alla realizzazione del bene comune".
“Le finalità del nostro progetto – aggiunge don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – sono collocate in particolare all’interno di una triplice attenzione pastorale condivisa con le diocesi, ossia conoscere non solo le povertà, ma anche le risorse buone presenti nel proprio territorio; avere cura di queste risorse, sostenerle là dove ce n’è bisogno, o cambiarle se non più adeguate; infine tesserle in rete, a partire dagli ambiti comuni di impegno”.
Il rapporto non manca di rilevare anche fattori critici ed aspetti che richiederanno ulteriore approfondimento, come ad esempio una non omogenea dislocazione geografica all’interno del Paese (anche in questo il Sud appare più povero del Nord), come pure l’esigenza di una complessiva verifica circa la tenuta di queste realtà di fronte ai morsi della crisi economica.
“L’azione della Chiesa ispirata alla carità si conferma così il nocciolo duro di resistenza al fenomeno dilagante della secolarizzazione – conclude mons. Domenico Pompili, sottosegretario e direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – ma è pure molto di più. E’ il principio fondante del cristianesimo, e la condizione di possibilità perché l’umanità sopravviva a se stessa”.