Solo la bellezza ci distrae dalla rabbia e lentamente ci consente di penetrare l’oscuro che è in noi, per guardarlo in quanto dolore, per prendere una distanza , che rimedi lo schianto. Poi una luce, una musica, la danza, una parola, un sorriso ci distolgono lasciando che la ferita della tragedia del vivere diventi un dialogo, un racconto, forse una qualche ragione.
Riduciamo a metafora il vissuto. La bellezza, questo toccasana, prevede un tessuto culturale fatto di fibre cardiache che ci salvi dalla vendetta quella che agiamo o che si abbatte su di noi, prevede un lavoro costante di indagine che ritrovi nello scavo interiore una legge ontologica, barlume di bene nella cripta in cui è sepolto il desiderio di non dirsi menzogne.
Lo sanno bene gli artisti che esprimono con il fare il loro vissuto, oltre ogni categoria nell’emozione del gesto, nel lavorio delle mani. In questa mostra si esprime la suggestione che ogni artista che vi partecipa, ha sentito nei riguardi di Pierpaolo Pasolini. Una sola opera non può esaurire un discorso, così resta l’omaggio intorno alle parole di quelle poesie che sono state scelte e che campeggiano sulle pareti, fra una bandiera di sacco e uno straccio, fra la foto di una donna offesa e una sedia di catrame che ha piedi umani dorati.
Opera di Claudio Abate
Le stanze sono svuotate, leggere con le poche opere, c’è una grazia che si ricerca, mentre giriamo intorno a noi stessi. L’allestimento è a cura dello Studio Startt. Claudio Abate, Carla Accardi, Gianfranco Barrucchello, Matteo Basilè, Veronica Botticcelli, Laura Canali, Giuseppe Capitano, Gianni Dessì, Mauro Di Silvestre, Rocco Dubbini, Giosetta Fioroni, Nino Giammarco, Franco Gulino, Jannis Kounellis, Elena Nonnis, Nunzio, Giuseppe Pietroniro, Michelangelo Pistoletto, Oliviero Rainaldi, Pietro Ruffo, Maurizio Savili, Sten&Lex sono i pittori, scultori e fotografi che vi partecipano con le loro opere.

La rabbia di Socrate è restare e morire da ateniese, in nome del dialogo e della ricerca. Anche Pasolini resta e si espone denunciando la corruzione e la riduzione che la società di massa opera reificando e omologando a prodotto ogni risultato del lavoro artigianale e progettuale. Dalla scoperta della luna, alla rivoluzione russa a quella cubana, dalle attrici che imparano a pulire le anguille, l’ideale della libertà francese sottoposto al suo colonialismo in Algeria, dalla scoperta della luna, fino all’incoronazione della regina Elisabetta tutto diviene stimolo ad una sua lettura del mondo, dove la ricerca dell’innocenza spera nel cielo dell’Africa.
Oggi abbiamo a disposizione per dire formidabili strumenti, ma le news di cui siamo circondati non ci fanno mettere in discussione, a volte neanche in dialogo, possiamo sperare dai mezzi moderni un rivolgimento verso un cielo azzurro che ci inondi della bellezza necessaria ad edulcorare la rabbia, quando sappiamo che anche il cielo non sarà più dello stesso azzurro dal momento che per abbassare l’innalzamento del clima, spargiamo metalli riflettenti? Abbiamo bisogno di mezzi che inducano al dialogo già nel metodo, è ancora soltanto un appello straziante mentre la bellezza veste ancora il potere.