La necessaria coesione Governo – parti sociali all’indomani del voto

di | 1 Mar 2013

Foto di Carla Morselli

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Preso atto del verdetto delle urne, i partiti devono passare dalle promesse facili e generiche alla ricerca di punti di convergenza per realizzare un’alleanza di governo in grado di affrontare i nodi strutturali che ostacolano la ripresa di un percorso virtuoso di ripresa economica. Gli indicatori più autorevoli ci dicono che ancora nel 2013 la crescita avrà un segno negativo (l’Italia avrà il record negativo nell’area OCSE con -2,7% su base annua), poi si percepirà un timido incremento l’anno successivo. La disoccupazione raggiunge l’11,2%, con 302.000 posti di lavoro perduti da luglio a dicembre dello scorso anno. Il 36% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è senza lavoro, molti rinunciano addirittura a cercarlo, una percentuale crescente abbandona l’università avendo perso la fiducia nelle potenzialità della laurea quale apripista nel mercato del lavoro. Nei primi tre mesi dell’anno in corso le imprese industriali e dei servizi hanno previsto di rinunciare a circa 80.200 posizioni lavorative.

Le pur necessarie politiche di rigore del governo Monti si sono identificate nell’intensificazione di una già pesantissima pressione fiscale e nei tagli della spesa pubblica (in particolare previdenza, sanità, trasporti, contratti pubblici). Sacrifici, forse, ormai necessari e indifferibili, ma inevitabilmente forieri di spinte recessive e della contrazione delle disponibilità al consumo e agli investimenti. In tali condizioni qualsiasi nuova coalizione di governo dovrebbe respingere la tentazione di ulteriori inasprimenti fiscali e puntare sulla prosecuzione di una drastica riduzione della spesa pubblica – aumentata negli ultimi anni di 276 miliardi – soprattutto nella parte corrente e su strategie di sviluppo che rilancino la competitività dei nostri settori produttivi.

Questo duplice impegno può essere perseguito con maggiore efficacia attraverso ampie convergenze parlamentari, soprattutto dopo un risultato elettorale che non attribuisce la maggioranza assoluta al Senato ad una specifica coalizione. Considerando i rischi di incremento delle conflittualità sociali, inevitabilmente legati alle spinte recessive che si sono prodotte, e a fronte di vertenze delicatissime ancora aperte (trasporto locale, rifornitori di carburante, le condizioni critiche di Alitalia), realtà industriali a rischio di chiusura, le sorti ancora incerte dell’ILVA, possibili nuove ondate di esuberi e di licenziamenti, appare necessaria un’ampia coesione non solo sul terreno politico, ma anche tra le parti sociali e tra queste e il nuovo governo.

Occorre dunque un supplemento di responsabilità da parte di aziende e sindacati. È necessario che le controparti acquisiscano una crescente consapevolezza del comune coinvolgimento nelle sorti delle aziende e del comune beneficio che deriva dalla competitività e produttività delle stesse. La cogestione e l’ancoraggio dei salari alla produttività stessa hanno concorso a risollevare l’economia tedesca e a rendere meno distanti le parti anche su temi da noi particolarmente controversi, come quelli relativi alla cessazione del rapporto di lavoro.

Questo esempio non deve essere trascurato, benché ogni sistema presenti le sue peculiarità e gradualità. Sarà necessario, inoltre, mitigare le rigidità in entrata nel mercato del lavoro introdotte dalla riforma Fornero rispetto ai contratti precari che hanno provocato una limitazione del ricorso a queste forme di collaborazione o di assunzione (interinali, collaborazioni a progetto) e intervenire di nuovo sull’apprendistato rispetto al quale si registra un ricorso troppo esiguo, nonostante le innovazione introdotte dalla riforma. Il rilancio dell’occupazione richiede anche interventi sul fronte fiscale che peraltro possono registrare convergenze da parte di schieramenti oggi politicamente contrapposti, con particolare riferimento al taglio del cuneo fiscale e alla detrazione del costo del lavoro dalla base imponibile dell’Irap.