Dove va il mondo?

Il 2030 perché in quella data ci sarà l’esaurimento di petrolio, gas, uranio, altri minerali e acqua; mentre nel 2070 intravede la crisi alimentare, la deforestazione del pianeta, l’aumento della popolazione tra i nove e i dieci miliardi di persone e nel contempo la desertificazione. Inoltre sarà inevitabile il crollo del sistema finanziario internazionale (in quanto è impossibile tappare un buco di 600.000 miliardi di dollari dell’inflazione della ricchezza fittizia). Eppure in tutto questo marasma si intravede uno spiraglio di ottimismo. Latouche guarda la Bolivia di Morales che ha ridotto l’età pensionabile da 65 a 58 anni. Le speranze comunque non si perdono mai.
Gli interventi dei relatori analizzano la sopravvivenza sotto diversi aspetti, intrecciando e ampliando così il discorso. L’intervento di Susan George descrive le dinamiche tra banche, politica ed economia. Il liberismo protegge il sistema bancario sempre e a tutti livelli e questo sistema, per il periodo di globalizzazione che stiamo vivendo, tutela le banche da una parte mentre collassa tutto il resto.
Esempio disarmante è l’indegno balletto messo su dalla Bce che fa finta di elargire a tassi minimi ai paesi UE in difficoltà per poi pretendere, attraverso complicati giri di finanza, interessi ingenti. Inoltre va sottolineato che i disastri ambientali sono visibili e sotto gli occhi tutti: un esempio eclatante è Pechino, la città che con i suoi abitanti vive sotto una cappa di smog da diverso tempo con fiumi completamente inquinati; e ciò vale per molte altre città della Cina.
In questo saggio a diverse mani, viene fuori una desolante realtà mondiale: ricchi sempre più ricchi e classi medie ridotte in povertà: India, Messico e Cina sono esempi emblematici. Allora che fare? Torniamo alle origini, alle peculiarità che ogni Paese aveva nelle prime fasi della propria economia e sullo sfondo un generale ritorno all’agricoltura e all’allevamento. Dopo una globalizzazione apparente e dannosa, occorrerebbe rivalutare “la singolarità geografica” e da lì riposizionarsi.