SOCIAL NETWORK :
CONOSCERE PER SCEGLIERE

di | 1 Giu 2013

I social network consentono di mettere le persone in relazione ed in contatto tra loro, ed inoltre permettono di far nascere nuove conoscenze: si può comunicare, condividere le proprie esperienze, essere informati di ciò che ad altri accade che vivono ovunque nel mondo.
A seconda del tipo di social network, le relazioni e lo scambio di informazioni all’interno delle “comunità” avvengono in modo leggermente differente.

In alcuni si può mettere in evidenza il proprio curriculum, in altri le proprie capacità artistiche, e nella maggior parte, le proprie attività quotidiane, la propria vita, oppure si possono esprimere commenti di fatti accaduti, considerazioni su come qualcun altro ha dato una notizia, o ha interpretato un fatto.
In poche parole ci permettono di relazionarci senza necessariamente impegnarci personalmente a coltivare le nostre pubbliche relazioni con incontri e telefonate. E se abilmente usato lo strumento tecnologico, ci da la “Fama”, ci fa notare tra la massa, ci fa “emergere”.
Necessità sempre più manifesta negli individui oggigiorno, nella vita sempre più frenetica e “immediata”. I social network (Facebook, MySpace, Twitter, Hi5, Flickr, Orkut, Friendster, Windows Live, Tagged, Fotolog, LinkedIn, Last.fm, aSmallWorld, Xiaonei, tanto per citarne alcuni) sono dei luoghi in cui, tramite internet, ci si ritrova, portando con sé quel “noi” che con la velocità delle nostre giornate sembra sparire, sono grandi ed efficaci strumenti di comunicazione, se usati nel modo corretto, e sicuri, facendo attenzione ad alcune accortezze, se vogliamo essere “protetti” da aggressioni, furti di identità, truffe, e se vogliamo stare tranquilli di non trovarci in situazioni assai sgradevoli.

Andiamo a vedere come sono nati.
I social network nascono nei Campus universitari, tra colleghi che non si volevano “perdere di vista”, una volta usciti dalla scuola ed entrati nel mondo del lavoro. Facebook, per citare uno dei più famosi, agli inizi era l’Annuario dell’università, che se una volta era cartaceo, con foto e indirizzi degli alunni, diveniva virtuale, e cosa di grande interesse, aggiornabile nel tempo.
Oggi la tecnologia permette una maggiore diffusione, e di conseguenza un uso differente dei social network, infatti avendoli nei cellulari, si può interagire in tempo reale con tutti i nostri amici. Si configurano quindi come delle piazze virtuali che espandono la nostra possibilità di comunicare, anche in ambito politico e sociale, trasformandoci in agenti attivi di campagne a favore di ciò in cui crediamo. Ma le differenze tra i vari social network offerti dalla rete sono molte, e non sempre l’uso che ne viene fatto è quello corretto.
Le relazioni tra i social network e i mass media tradizionali sono cambiate, se all’inizio sono stati snobbati, oggi la situazione è diversa; non solo è proliferato il numero dei blog, ma è anche aumentato il numero di quotidiani, riviste ed esperti del settore che hanno uno spazio nel web, un proprio account, e tale presenza è divenuta quasi una necessità. Secondo il Censis (Centro studi investimenti sociali) nel 43° rapporto annuale, sono 19,8 milioni gli italiani che hanno almeno uno dei tanti social network esistenti. Tra gli studiosi del fenomeno si parla già difatti di un passo da Web 2.0 ormai in fase di conclusione, a Web 3, il web delle comunicazioni in tempo reale, cioè al web che diffonde informazioni su Internet nel momento stesso in cui avvengono. Ma con la maggior diffusione delle interazioni aumentano anche i pericoli se, come accade, le persone condividono il proprio indirizzo di casa, indicano il nome della propria scuola o del posto di lavoro, se si scambiano foto e video anche di amici e gli indirizzi di posta elettronica, o addirittura il numero di cellulare.
Tanto che le Istituzioni stanno da tempo cercando, con pubblicità ed opuscoli, di far capire le insidie della rete se vengono trascurate alcune accortezze, semplici regole, come mantenere anonime alcune informazioni personali.
La superficialità di metterci in rete è data dal fatto che molto spesso i social network danno l’impressione di offrirci uno spazio personale o di introdurci in una piccola società. Ma tutto ciò è apparente, è un falso senso di familiarità, e molto spesso spinge gli utenti a esporre troppo la propria vita privata, e a rivelare quindi informazioni strettamente personali, producendo conseguenze collaterali, non al momento intuibili, e che a distanza di anni possono danneggiarci. Infatti quando si inseriscono dati personali in un social network se ne perde il controllo, i dati possono essere utilizzati, rielaborati, diffusi anche a distanza di anni. Una volta caricata una fotografia, un video, è possibile per chiunque copiarla sul proprio computer e poi, a propria volta, diffonderla. A ciò si aggiunga che informazioni personali troppo precise, rese visibili nel profilo dell’utente, possono essere utilizzate da eventuali malintenzionati per localizzare potenziali vittime inconsapevoli. Un altro pericolo diffuso all’interno delle reti di relazioni online sono i falsi profili, cioè persone che si spacciano per altre. Oltre ovviamente agli usi commerciali delle aziende, che studiando i profili ed hanno così un gran quantitativo di materiale per conoscere le necessità delle persone e per meglio avviare campagne di marketing.

Situazione in Italia
Ma vediamo ora alcune caratteristiche che in particolar modo agli italiani, sfuggono, almeno rispetto a molti altri cittadini-utenti di altri Paesi del mondo. Facebook, che è proprio una sorta di diario e di bacheca della propria vita, per mantenere contatti con amici, colleghi, compagni di scuola, a differenza di Twitter, che è più un miniblog di informazione e di scambio di opinioni. Il primo è come la piazza, dove tutti si incontrano, conoscendosi, il secondo è più il caffè, il ritrovo letterario tra persone che magari anche non si conoscono, dove alcuni parlano ed altri ascoltano e rispondono, o ascoltano solamente. LinkedIn ad esempio è la bacheca dove porre il proprio curriculum a disposizione del mondo del lavoro, o Youtube, spazio per mettere filmati, “i corti” di emergenti autori, o la canzone preferita.
José Luis Orihuela, professore alla facoltà di comunicazione dell’Università di Navarra, nel libro “Il mondo di Twitter” spiega le differenze tra i due maggiori social network: “Facebook è uno strumento intelligente per persone semplici e Twitter è uno strumento semplice per le persone intelligenti.”
E questo in Italia è proprio il punto della questione, è preferito Facebook perché sembra facile e immediato, ma ne viene travisata la Mission, e diventa si la piazza, ma spesso per chattare, e molto di frequente per litigare. Twitter invece, è poco usato, semplicemente perché la maggior parte non capisce come funziona, e anche in questo caso lo usa malamente, chatta, litiga.
E altro dato importante se Facebook è in crescita, all’estero ci sono cali impressionanti, in America perde milioni di utenti, in Inghilterra poco più di mezzo milione;  mentre Twitter è in aumento, anche se molti hanno un account, ma non lo usano o non sanno usarlo. Youtube è il secondo social network in Italia, e si impone come media pubblicitario in cui gli utenti sono esposti a comunicazioni di altri utenti su prodotti, ma anche a messaggi pubblicitari. E per le statistiche oltre che mettere propri lavori in linea si cercano pubblicità del passato, parodie di film o pubblicità internazionali.
È scontata una maggior attenzione all’importanza dei social media, ma si percepisce sempre ed ancora un utilizzo strumentale con uno scarso uso di iniziativa personale, meglio inserire un link (collegamento) a qualcosa già esistente, piuttosto che provare a produrre qualcosa di proprio, mere raccolte di rifiuti, senza cura del contenuto, né del dialogo, visione estremamente limitante dell’uso che se ne potrebbe fare. Interessanti invece alcuni gruppi che si occupano di casi di giustizia-ingiustizia o di malattie rare. Attivi in prima persona, sia i malati sia i familiari, e in questo caso l’uso è centrato in pieno con le caratteristiche dei social network, anche se come al solito all’interno si infiltrano soggetti che vogliono solo “disturbare” o danneggiare.
In conclusione diciamo che le opportunità offerte sono molte, ma sfruttate male. Se la vita frenetica di oggi ci consente di usare tali strumenti “immediati”, e se noi nell’affanno in cui siamo coinvolti, non ci soffermiamo per comprendere e apprendere ciò che utilizziamo come opera ed a cosa serve, allora ci ritroviamo solo ad urlare le nostre vite, più o meno banali che possano essere, al mondo, invece di utilizzare tali tecnologie per crescere, cambiando si il modo di comunicare, ma per crescere, scambiando idee, informazioni, emozioni. Crescere ed imparare, civilmente e con rispetto.

 

di Pietro Bergamaschini