DOPO 50 ANNI ANCORA ATTUALE
L’enciclica "Pacem in terris" di Giovanni XXIII del 1963 è stata un evento e un’emozione straordinaria per la nostra generazione, alle prese con un contesto mondiale dominato dalla guerra fredda e dalle rigidezze ideologiche spinte sino al rischio estremo del conflitto nucleare per i missili a Cuba: crisi che mai più si riprodusse con quella pericolosità negli anni successivi. Il superamento della distinzione tra guerra giusta e guerra ingiusta con la condanna di ogni conflitto unitamente alla distinzione tra errore ed errante rappresentarono una grande apertura ancor prima del Concilio Vaticano II. Nella naturale distinzione di piani e nella ribadita laicità della politica, il confronto ed il dibattito pubblico ne trassero un impulso positivo.

Democrazia cristiana e Partito socialista accelerarono i tempi, Moro e Fanfani da una parte, Nenni e Lombardi dall’altra riuscirono a dar vita a quel centrosinistra che rappresentò comunque operazione di portata storica.
Giorni fa il presidente Napolitano ha ricordato la capacità ed il coraggio di leader come Moro e Berlinguer che seppero dare vita alla solidarietà nazionale. Non sono mancati distinguo e critiche, forse perché non si è considerato realistico lo spirito del riferimento e utilizzabile anche oggi il suo significato. Purtroppo però la stagione presente resta più ingrata, priva di protagonisti paragonabili alle personalità che abbiamo sopra ricordato. In tempi certo difficili ed ardui mancano leader capaci di cogliere ed esprimere prospettive adeguate dinnanzi a problemi assolutamente non comuni. Finiscono per prevalere preoccupazioni tattiche e di potere, l’opposto di quello di cui il Paese ha urgente bisogno e che i cittadini – esasperati e sfiduciati – vorrebbero almeno intravvedere.
Giorni fa il presidente Napolitano ha ricordato la capacità ed il coraggio di leader come Moro e Berlinguer che seppero dare vita alla solidarietà nazionale. Non sono mancati distinguo e critiche, forse perché non si è considerato realistico lo spirito del riferimento e utilizzabile anche oggi il suo significato. Purtroppo però la stagione presente resta più ingrata, priva di protagonisti paragonabili alle personalità che abbiamo sopra ricordato. In tempi certo difficili ed ardui mancano leader capaci di cogliere ed esprimere prospettive adeguate dinnanzi a problemi assolutamente non comuni. Finiscono per prevalere preoccupazioni tattiche e di potere, l’opposto di quello di cui il Paese ha urgente bisogno e che i cittadini – esasperati e sfiduciati – vorrebbero almeno intravvedere.