La cultura dell’incontro

di | 1 Ago 2013

Immagine di Carla Morselli

Traduzione di Maria Rivas

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Nell’intraprendere il volo verso Rio per le Giornate Mondiali della Gioventù, Papa Francesco ha condannato “la cultura dello scarto” e chiesto una “cultura dell’inclusione”.
Si deduce, anche dalla visita del Papa a Lampedusa, che includere significa incontrare, accogliere e non emarginare come significato universale.
Il Papa pastore, nella sua semplicità, ha così fornito una ulteriore linea guida ai governanti per affrontare con scrupolo le questioni degli emarginati in quanto bisognosi e non solo di assistenza materiale.
Purtroppo la incessante crisi economica, molto più lunga di quanto previsto da economisti e politicanti dell’ultima ora, accentua ulteriormente l’esasperazione della povertà e questo Papa Francesco l’ha ben compreso proprio per la sua provenienza e formazione.
L’aver posto l’accento sugli emigranti e sulle tragiche morti sui barconi per giungere in Italia, ha confermato la grande sensibilità “politica” di Francesco.
Considerare l’emigrazione come risorsa e non come iattura deve essere l’imperativo di chi tratta tale complessa tematica.
Spendere tempo a commentare le insulse frasi di insulto ad un Ministro nero è inqualificabile soprattutto se pronunciate da “politicanti piccoli piccoli frustrati”.
 
Occorre rivisitare il concetto e la prassi della solidarietà : non più beneficenza con un proliferare di attori in comunità che nel tempo hanno solo generato protagonisti puntualmente smaniosi di essere candidati in politica ma una seria cooperazione per creare condivisione per arrivare ad una giustizia economica, ad una ridistribuzione del bene verso i bisognosi, bene come lavoro e sussidi.
Non è utopia, Adriano Olivetti ce lo ha insegnato mettendolo in atto.
Oggi, la centralità del lavoro e dei giovani come priorità assoluta, non è solo un obiettivo europeo ma mondiale. La classe politica italiana non è all’altezza di tale compito, non è preparata e non ha coraggio.
Attualmente si dispone anche di tecnologie che consentono di veicolare servizi e informazioni utili verso tutti, verso tutte le categorie di bisognosi.
 
Occorre avere l’accortezza di applicare metodologie realizzative con alla base un nuovo modo comune di operare : la carità come atto sociale ed economico.
Questo modus dovrebbero adottare i nostri politici invece di correre ancora dietro alle vicende di Berlusconi, al finanziamento ai partiti e alla sconcertante creazione dell’ ennesima autorità per il risparmio, la cui unica prerogativa è spendere circa trecentomila euro annui di stipendio, sottratti alle necessità del Paese.
Perfino l’Onu ha approvato di recente una bozza nella quale vengono espresse le linee per una Convenzione internazionale sull’emarginazione a tutti i livelli.
 Immagine di Carla Morselli
Non si esce dall’emergenza economica pensando solo a rispettare spread o vari opportunistici slogan di allegri quanto interessati finanzieri internazionali oppure correre dietro ai pelosi diktat dell’Unione europea le cui finalità unicamente pro potentati economici non sono poi così celati.
Le parole pronunciate con il “cuore” da Papa Francesco sono molto più di una ricetta economica per uscire dal tunnel, se applicati i concetti, possono essere la soluzione.