MERCANTI O TRAFFICANTI D’ARTE?

di | 1 Set 2013

Opera di Andy Warhol

<Il buon mercante nasconde i suoi tesori e fa come se non avesse nulla…da “L’arte della guerra” > di Sun Tzu.
Questa frase la dice tutta sulla storica ambiguità di un certo modo di fare il mercante d’arte, ovviamente non tutti sono stati o sono così .
Anzi alcuni hanno influenzato l’arte, spesso diventando mecenati di artisti, ma il motore che li muove è sempre e comunque il forte senso degli affari.
Il mercante d’arte per antonomasia è stato Leo Castelli, italiano, straordinario personaggio che ha inventato il mercato dell’arte in Usa, scoprendo e valorizzando pittori del calibro di Pollok, Rauschenberg, Johns, De Kooning, Andy Warhol solo per citarne qualcuno, che altrimenti sarebbero ancora oggi sconosciuti. Ecco Castelli è andato molto al di là dall’essere mercante era collezionista e consulente di artisti e galleristi. In poche parole un intenditore con un amore sconfinato verso gli artisti.
Questo è il segreto per essere un grande operatore dell’arte!
Mentre un grande limite è costituito dalla autoreferenzialità dell’esperto d’arte.
Non starò qui a rammentare la sterminata serie di episodi di false attribuzioni, in buona e in mala fede, pensiamo solo negli ultimi anni ai falsi Modigliani periziati come autentici (fu arrestato l’esperto Christian Gregori Parisot e il celebre mercante e gallerista Matteo Vignapiano). O i presunti architetti, professori di improbabili università, galleristi–commercianti di basso cabotaggio e via dicendo che si spacciano come mercanti d’arte, in realtà predoni senza scrupoli.
Chiese e abitazioni di provincia saccheggiate, dove per pochissimo i malcapitati vendevano beni poi rivenduti a prezzi esorbitanti dai sedicenti mercanti.
Perché è andata persa in Europa: Italia, Francia, Inghilterra e Spagna la tradizione delle scuole d’arte che nel 1700 impostarono artisti e indirettamente le logiche del commercio delle opere. La Scuola di Arte e Mestieri di Venezia è stata una istituzione esemplare ad oggi insuperata.
Il ripristino di regole per un mercante d’arte, per un gallerista, per un perito, per un collezionista d’arte è necessario, attraverso l’istituzione di organismi adatti e di scuole adeguate.
Come paradosso desidero parlare del film di Tornatore “La migliore offerta”, che narra della vicenda di un richiestissimo battitore d’asta che riesce ad impossessarsi a basso costo di pitture inestimabili per soddisfare suoi desideri nascosti, in una storia imbastita sulla base di una ossessione morbosa e del mondo ”malato” del mercato dell’arte. Ancora più inquietante il saggio di Ippolito Edmondo Ferrario dal titolo “Il libro nero del collezionismo d’arte – Come coltivare in tutta sicurezza una passione nobile e redditizia” dove emerge un siparietto di imbrogli, con truffatori che vestono i panni di esperti e su molte strombazzate fuorvianti di critici, galleristi e curatori di mostre.
Due storie “complicate“ di operatori dell’arte, collocate in epoche diverse ma eloquenti nella descrizione dell’arte come mondo assai difficile.
Illuminante è quanto afferma l’antiquario Fabrizio Moretti in un intervista a Panorama, parlando del successo della Fiera internazionale di Tefaf: ”Il primo è la localizzazione decentrata: ci si va solo per vedere la fiera. Il secondo è la selezione severissima circa autenticità e qualità dei pezzi. Il terzo è che l’istituzione non ha scopo di lucro. I soldi incassati vanno a una fondazione destinata a mercanti e galleristi”
Ecco, condivido.