POTERE COME CONTRO INFORMAZIONE

di | 1 Ott 2013

Parlando di informazione occorre considerare alcuni elementi che determinano le caratteristiche dell’informazione stessa: la notizia, la sua fonte, ed i suoi destinatari.
In tempi passati, i detentori del potere, hanno sempre avuto un linguaggio diverso da quello del popolo. La lingua dei potenti era colta, ed il popolo non capiva. E quando gli si illustrava un argomento che non avevano, ovviamente, compreso, si usava sbalordire, intimorire, sgomentare più che informare e chiarire. Con il passare del tempo il popolo ha cominciato a “capire”, per cui i potenti hanno cambiato modo di adoperare il linguaggio, impiegando tecniche di comunicazione in un modo tale da far comprendere al popolo ciò che al potere interessava. Non molto diverso da come era usata la lingua dei potenti, lingua intenzionalmente diversa, misteriosa, per lasciare dubbi ed incertezze, per rendere il popolo “gregge”, e ignorante, ma così la tattica diventa più raffinata, ingannevole.
Oggi l’espressione “Quarto Potere” è usata come termine sociologico, e riferito ai media, e si riferisce al Potere occulto, quello dietro alle notizie. Espressione tratta dal titolo del film di Orson Welles (1941), nel quale vi è riferimento manifesto della vita e delle imprese di un ricco editore, imprenditore e uomo politico americano, William Randolph Hearst, che insieme a Joseph Pulitzer, inventarono il giornalismo scandalistico (Yellow Journalism), in cui le notizie avevano poca importanza, e lo scopo, più che guadagnare dalla vendita del giornale, era trarre profitto dalla pubblicità. Fu la prima volta in cui si affrontava l’uso che si può fare dell’informazione.

 
Due scimmie incantenate
Opera di Pieter Brueghel il Vecchio
Noam Chomsky e Edward S. Herman (1988), definirono ben precisamente tali tecniche di informazione e per quali scopi venivano usate, presentando i mass media come una “fabbrica di consenso”, cioè un modello di propaganda, in cui la notizia poco importa, sono i risultati che contano, e non solo a livello di utilità di guadagni dalla pubblicità, ma anche e soprattutto come strumento di linguaggio per conseguire dal popolo ciò che il Potere si è predeterminato assicurarsi. Era uscito anche Quinto Potere, di Sidney Lumet (1976), nel quale si mostra l’insensibilità e la amoralità dei produttori televisivi pur di aumentare l’audience. Recentemente si parla di Sesto Potere riferito ad Internet. In realtà si deve considerare solo quel “Quarto Potere”, quello occulto, quello dietro ai tre poteri dello Stato: Legislativo (Parlamento), Esecutivo (Governo) e Giudiziario (Magistratura), quello che muove “i fili” della politica e dell’economia. Anche in sociologia e linguistica ciò che è “dietro” la notizia è il “Quarto Potere”, quello ignoto, quello che altera e condiziona le notizie, per speculare, per ottenere vantaggi. Si aggiornano i modi e le tecniche di comunicare, ma le cose non sono poi tanto cambiate, l’informazione e la sua fonte sono date da Potenti che fanno sapere ciò che a loro interessa, e che servono per “distrarre” il popolo, per far credere loro qualcosa di diverso dalla realtà.
In realtà aumentare i destinatari non serve a confermare l’autenticità della fonte, anche se alcuni lo credono, anzi, forse si ottiene il contrario, considerando quanto fanno gola così tanti utenti a chi produce la fonte dell’informazione gli scopi occulti sono speculativi e manipolativi. Ed Internet che sia veramente libero come dicono non lo è poi tanto. Inoltre se uno scrive un qualcosa online o pubblica una foto, pur con una fonte citata autorevole e questa notizia si propaga nella rete, diventa complicato eliminarla, vera o falsa che sia. Si suppone quindi che abbia ragione Noam Chomsky nell’affermare che con Internet il consenso alla informazione si sia solo specializzato?
Secondo Chomsky non sono i social media a fare le rivoluzioni, in quanto la tecnologia è neutra, e dipende solo da come la si usa. Ovviamente i social media hanno un grosso impatto sulle persone e di conseguenza sulla cultura, sulla società e sul modo in cui si comunica. Anche se il rapporto “fisico” tra i soggetti rimane unico e imperdibile. E poi non è il numero smisurato di informazioni che circolano in Rete a fare la differenza, Internet è uno strumento valido, ma solo se sappiamo usarlo e sappiamo cosa cercare, e poi potersi collegare ad Internet non ci fa né più colti né più liberi.
Chomsky aggiunge affermando che la maggioranza è ignorante e intrigante, e che deve in qualche modo essere distratta, ma che comunque meglio tenerla al di fuori dai “giochi dei Potenti”. La si lasci fare cose prive di importanza, la si lasci urlare per una squadra di calcio o divertirsi con una soap opera. Occorre creare un sistema per cui ciascun individuo rimanga incollato al tubo catodico. Ed oggi urlino pure sui social network e sui blog, è solo cambiato il modo di lasciare fare cose poco importanti, inutili, anzi sono aumentati i modi per “distrarre”. Rimanga pure “gregge”.
In fondo se a qualcuno fa comodo che gli “stupidi” credano a qualsiasi cosa, e rimangano “stupidi” non c’è alcuno che se ne preoccupa, tra gli “stupidi”.
Potremmo concludere con una citazione:
“Un idiota è un idiota; due idioti sono due idioti. Diecimila idioti sono un partito politico.”
( Franz Kafka)

 

di Pietro Bergamaschini