La rivincita di Matteo

La vittoria alle primarie di Matteo Renzi e la sua elezione a segretario del Pd sono sicuramente un dato positivo e speriamo lo sia per il futuro del Paese. 
Un dato significativo è stato che tutti gli italiani potevano votare e i circa tre milioni di persone che hanno preferito Renzi non sono da sottovalutare.
Renzi perse le primarie e vinse Bersani. Da quel giorno ha sempre lavorato per prendersi una rivincita e ci è riuscito. Il Partito Comunista da tempo non c’è più e i grigi segretari del partito democratico che si sono succeduti lo dimostrano.
L’ultimo segretario è stato Epifani, sindacalista socialista, prima Franceschini ex democristiano ed ora ha vinto Renzi forse più democristiano del predecessore e di Enrico Letta.
Le campagne politiche condotte da Renzi si possono racchiudere in due parole Italia e Italiani. In lui il banale popolare attira molti consensi : se solo leggiamo il discorso di vittoria potremo avere un’idea di una tale raccolta di luoghi comuni da far arrossire il suo imitatore Crozza.
Riuscirà a cambiare l’Italia? Finora promesse, slogan al dunque poco anche come Sindaco di Firenze, ad
esempio perché non ha chiesto che il finanziamento ai partiti cessasse subito anziché arrivare al 2017?
Dalla squadra che ha presentato direi che sarà molto difficile per diverse ragioni; la squadra presentata pur giovane ma è già ipotecata da correnti interne.
Renzi anziché rottamare ha messo in rimessa “vecchie glorie”, penso a Bindi e Finocchiaro. A risentire i suoi discorsi hanno poca profondità di analisi anche se di tempo ne ha avuto tanto per potere studiare risposte chiare ai bisogni reali del Paese. I problemi per essere si risolvono pensando o inventando alleanze politiche e nei discorsi non lo ha dimostrato.
 
Certamente ha l’attenuante dovuta alla novità e va aiutato perché i nemici che ha di fronte sono tanti.
Dovrà cominciare a marcare da vicino i gruppi parlamentari per poter ricondurre il partito ai suoi valori ispiratori, modernizzandoli e poi dovrà pensare come razionalizzare le risorse a disposizione (ad esempio cominciare a disfarsi dell’immenso patrimonio immobiliare del partito, ricostituendo una scuola di formazione politica, imporre il divieto del doppio incarico, suo e della Serracchiani compresi).
Se non verrà a capo di tante situazioni e questioni insite nell’apparato rischia anche Renzi di rimanerne vittima. Un obiettivo in tutta questa bagarre politica è certo: fare in fretta quanto ha promesso, perché è davvero la sua ultima possibiltà.
La vittoria l’ha ottenuta ma anche facilmente potrebbe perdere la sfida per contribuire a salvare il Paese.
Se riuscirà a far vincere il suo partito, potrà pensare al suo vero obiettivo : diventare premier.

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