Un capitalismo sempre più “rozzo”


Immagine di Carla Morselli;

Opera di Pier Augusto Breccia, "In Extremis"


VERSIÓN EN ESPAÑOL en "Documenti"

Quanti sono gli iscritti alla Vs. Università ? Quanti laici e quante donne? Quali rapporti avete con le altre Università in Italia e nel mondo?
Fino a pochi anni fa gli iscritti erano quasi tutti religiosi o seminaristi in preparazione al sacerdozio o suore, laici ce ne erano pochi . Adesso stanno molto aumentando, vengono anche da università statali italiane, per fare la filosofia da noi , un po’ perché si è diffusa l’immagine della facoltà di Filosofia dell’Urbaniana, per la serietà degli studi, per l’impostazione innovativa dei programmi , per l’approccio diretto ai grandi testi della tradizione filosofica, sia antichi che moderni, medievali e contemporanei . Questa attrazione si vede anche dal fatto che molte università straniere cercano contatti con noi . Attualmente abbiamo stretto delle convenzioni con due Università , l’Urbaniana sta nella Città del Vaticano quindi è formalmente straniera rispetto a Roma, le cooperazioni sono favorite dai protocolli di Bologna e ci trovano in prima linea. Abbiamo convenzioni con Barcellona e con Università americane sia statali che non, le università americane sono prevalentemente private, che con quelle statali , poi c’è una ramificazione di una trentina di facoltà sparse nel mondo , che formalmente sono affiliate a noi, ne abbiamo la responsabilità accademica , dottrinale e di studio e di rigoroso iter professionale.Molte sono in Africa,in America Latina e in Asia , la maggior parte sono in Africa. Ma anche in Cina, ad Hong Kong, abbiamo un istituto affiliato prima del 1995, prima che ci fosse il ritorno di Hong Kong alla Cina. Abbiamo una trama di relazioni e l’intenzione è di svilupparle ulteriormente. Abbiamo rapporti con l’università di Monaco di Baviera, recentemente un esperto ha tenuto una relazione sulla metafisica di Aristotele nel dibattito contemporaneo, uno sforzo non soltanto come ricostruzione filologica e storica dei pensieri del passato, ma con l’intento di individuare il loro’ impatto nel presente e anche la possibilità di dare o sollecitare risposte ai problemi del presente della nostra storia, che per un verso vede l’emergere di altre culture e di altri paesi. Sto pensando al gigante cinese, ma anche all’India dove noi siamo ben presenti, attraverso questi istituti affiliati, che nascono sotto la tutela accademica e scientifica dell’Urbaniana.

Come formare al futuro, quando il presente propone ed esporta un modello rozzo di capitalismo, dove il concetto di democrazia è degradato da una politica poco partecipata e da una finanza senza scrupoli?

Oggi prevale un capitalismo più rozzo, anzi, che il capitalismo fosse in crisi c’era chi l’aveva previsto nella stessa caduta del comunismo , perché, per usare un’immagine di Husserl, capitalismo e comunismo sono come due marionette che hanno bisogno una dell’altra perché ci sia il teatro . Il comunismo agisce come coscienza critica del capitalismo. In comune hanno qualche cosa cioè il pensare all’assolutezza della merce di scambio, per cui quando è crollato il muro di Berlino alcuni di noi hanno pensato che fosse coincidesse con l’entrata in crisi del capitalismo. Il comunismo che noi conosciamo nasce in epoca capitalista, ora il problema di fondo del capitalismo attuale , quello che fa prevalere gli aspetti più rozzi , a mio modo di vedere, è costituito dalla scomparsa del ruolo del lavoro e dell’economia reale , qui non si parla solo di economia ma di finanza*. Il nuovo assoluto è il denaro , perfino sganciato dalla sua natura di merce di scambio; il comodo primato della finanza , neanche del commercio , è la rottura del rapporto fra il denaro e i beni da scambiare; il denaro non è solo la moneta scambio commerciale è anche scambio di doni , di culture diverse, di consapevolezze, di competenze :”chi fa il grano riceve poi anche le olive”; c’é un sistema di scambio di beni di cui il denaro è strumento. Adesso non è più strumento : è un assoluto, ecco perché la crisi di oggi sembra senza fine, perché ha in sé l’idea di una produzione da usura, una produzione illusoria: la finanza non produce nulla anzi distrugge quel che si produce. E’ perché l’economia è sottoposta alla finanza che c’è questa crisi che rende sempre più ricchi i ricchi. La forbice si sta allargando fra ricchi e poveri, i sociologi dovrebbero interrogarsi sullo scomparire della classe media , problema che riduce gli spazi della democrazia perché riduce gli spazi del primato della persona. Già nel 2004, in un saggio sulla globalizzazione scrivevo questo.
La globalizzazione che in sé non è né cattiva né buona, ma ha dei pericoli in sé terribili, purtroppo la disputa non ha luogo solo nelle scuole e non usa solo strumenti dialettici, ma invade le strade e si affida alle armi della violenza. Se i cosiddetti Grandi della politica si radunano per disegnare un nuovo ordine del mondo, scontri violentissimi devastano le città che li ospitano, da Davos a Seattle come a Genova. La globalizzazione scatena gli animi e accende la rabbia. Mitizzano la globalizzazione quanti vi trovano strumenti per accedere facilmente al denaro o al potere, mentre gli esclusi ne denunciano la minaccia demoniaca per l’umanità. Entrambe le visioni ereditano la scoperta dell’homo oeconomicus e rendono la finanza come strumento assoluto per soddisfare bisogni e desideri dell’essenziale bisogno umano.Per gli uni la globalizzazione implica la fine dei totalitarismi , produce e distribuisce beni di consumo in tutto il pianeta e così sconfigge lo spettro della fame . Per gli altri la globalizzazione aggrava la divisione disumana fra ricchi e poveri tra Nord sviluppato e Sud arretrato, tra l’Ovest potente e l’Est ancora vittima di fame e povertà. Consegna a pochissimi la gran parte delle risorse mondiali, e allarga smisuratamente i confini della miseria. I giochi delle borse in mano a potenti gruppi di pressione o a compagnie transnazionali possono rovinare improvvisamente un ceto sociale, un paese, un intero continente . Il denaro e I beni che esso procura non sono più frutto di lavoro ma di astuzia della ragione . “ E mai vi sarà pace al mondo senza giustizia, l’emarginazione di una parte dell’umanità genera instabilità e terrorismo” ( tratto dala relazione conclusiva del seminario di studi <I poveri e la globalizzazione :la sobria bellezza delle cose- Titolo :Per solo amore ED. Quale cultura- 2004).

Il “ciascuno per sé” soppianta il senso sociale , implicando responsabilità verso l’altro?

La prima grande area di investimento della società che voglia uscire dalla crisi è ricostruire l’habitat dell’educazione. Sto pensando alla scuola che è in gravissima crisi perché non dà più modelli, la stessa pedagogia che progetta un modello di persona umana da trasmettere e ridotta ad un armamentario di tecniche : l’uomo e la donna non sono più persone, non sono più viste come libertà, ma sono viste come un fascio di bisogni da soddisfare, c’è una sorta di degradazione. Prendi il tema bruciante della sessualità che sta provocando situazioni insostenibili : le famiglia distrutte i rapporti di coppia che si sgretolano, gli omicidi che avvengono fra persone che si sono amate. La cultura egemone vede nella sessualità il soddisfacimento di un bisogno materiale , ma noi la viviamo come la vivono i cani i gatti le tigri, un rapporto sessuale esige un incontro di libertà, uno scambio di doni, uno scambio di essere, una sorta di fedeltà alla parola . Non pensiamo al matrimonio, alla fedeltà, alla stabilità ad un unione che abbia un futuro, ad un rapporto di paternità e di figliolanza. C’è il fenomeno dei tromba mici che è diffuso, “siamo amici ma senza complicazioni affettive”. Un film degli anni ottanta prevedeva questo problema John e Mary era il titolo: due ragazzi dopo aver passato tutta notte insieme al mattino lasciandosi si chiedevano l’un l’altro, -ma tu come ti chiami? Tutto l’occidente ha fatto un salto enorme quando Anassagora cominciò a pensare che il principio di tutte le cose non poteva essere qualcosa di materiale come l’acqua il fuoco l’aria la terra, ma l’intelligenza. Poi Empedocle dice- c’è anche l’amore che è la forza che anima questo principio spirituale. Platone pone l’esistenza dell’anima : perché io sono materiale , perché io ho fame ho sete e piango, ma non basta, mi rendo conto che non sono solo questo, sono anche altro, senza smettere di essere questo .Trovi nel Fedone e in tutti gli altri dialoghi la scoperta dell’anima, come un principio eterogeneo rispetto alla materia che designa individualmente ciascuno di noi. Quando pensavamo al rapporto fra uomo e donna pensavamo a qualcosa che non fosse solo fare sesso, ma anche assumere i dinamismi materiali dentro a un progetto di libertà , non solo l’obbedienza ad un istinto, certo che se ho fame devo mangiare , ma se vedo che tu hai più fame di me non penso solo a me stesso, ma a te. La crisi è che siamo unicamente un fascio di bisogni materiali, ognuno pensa che i suoi diritti siano proprio questo; è Il tema drammatico della libertà come capacità di sganciarci dal bisogno e governarlo .La crisi della famiglia, che non c’è più, e i delitti accadono per lo più in famiglia, i cosiddetti femminicidi , nascono dentro i rapporti di coppia . Quando parlo di spiritualità umana parlo di intelligenza e di volontà, cioè di pensiero e di amore, anche di memoria, fare storia ricordarsi e progettare. Se tu mi hai salvato dalla disperazione col tuo amore io me ne ricordo. Tutti vivono chiusi nell’istante, neanche nel presente: è la crisi della storia. L’amore implica una storia.Ecco perché la scuola è in crisi non perché non siano bravi gli insegnanti, nessuno se la sente più di fare una proposta, di parlare di libertà, di pensiero , di anima. Abbiamo magnificato l’economia ma un economia man mano svuotata di rapporti reali è diventata , pura astrazione. Non c ‘è niente di più astratto della finanza. Per parlare dell’Italia non sono ottimista .Abbiamo la ferrovia più vetusta del mondo perché abbiamo trascurato la ferrovia per favorire la Fiat, dei problemi dei pensionati non se occupa nessuno. Il materialismo (primo titolare della dimenticanza dell’anima)è la causa della crisi. La crisi è morale ed intellettuale, anche economica, ma come conseguenza.
Sulla formazione ho scommesso tutto , su un’idea di uomo, che la ragione greca , il diritto romano e la pietas cristiana ci hanno consegnato. Bisogna studiare filosofia insistere sull’insegnamento della filosofia. Fa meditare la chiusura progressiva di tutte le facoltà di filosofia, dobbiamo insistere su questo, l’uomo non può vivere in rapporto ai bisogni materiali: è un suicidio collettivo. Ricostruire la famiglia, la scuola come le maggiori agenzie dell’educazione che diano un idea di qualità, diversa dai modelli egemoni.
*Differenza tra economia e finanza
Il termine economia indica genericamente il complesso delle risorse e delle attività produttive di una comunità, di uno stato oppure limitatamente a un determinato settore; la finanza è una branca dell’economia, che studia processi con cui avvengono nel tempo scambi, collocazione e utilizzo del denaro fra diversi individui, imprese, enti, organizzazioni o stati.

Biografia
Guido Mazzotta Professore ordinario di metafisica e teologia filosofica nella Pontificia Università Urbaniana.
Pubblicazioni Stupore della ragione (1986), La modernità compiuta (1988), Forza e debolezza del pensiero (1996), Teologia aristotelica e metafisica dell’essere (2000), Audacia della roagione e inculturazione della fede (2003), E’ pure autore di testi spirituali come L’acqua nel deserto (1983), Per i giovani oggi (1984), Il sicomoro (1997), Per solo amore (2008).

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