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www.ilmessaggero.it«Nulla sarà più come prima», dice Francesco D’Ausilio, capogruppo democrat in Campidoglio.
Il Pd fa il processo al grande assente, al sindaco Marino che ieri mattina, appena svegliato, ha pensato bene di far sapere al suo partito non solo che avrebbe bloccato Roma, che i bus si sarebbero fermati (più del solito); no, è andato oltre, dicendo che i romani devono inseguire con i forconi i politici. Ecco, i politici sono anche quelli del Pd. Il partito di Marino, fino a prova contraria. Sconsolato il segretario laziale, l’onorevole Fabio Melilli, relatore del Salva-Roma: «Fino all’ultimo abbiamo tentato e continuiamo a tentare di trovare una soluzione, e lui dice alla gente di inseguirci con i forconi?».
IL PROCESSO
Così ieri pomeriggio nel vertice di parlamentari romani, assessori e consiglieri comunali del Partito democratico, ecco per una volta un collante: Marino sta esagerando, è fuori controllo. Soprattutto: Marino non può solo strillare con Renzi per chiedere la terza edizione del Salva-Roma, ma deve mettere in atto una seria politica del rigore e di controllo dei conti. Tanti annunci – vedi la vendita degli immobili, ad esempio, mai iniziata – nessun atto conseguente. Anche gli aiuti dello Stato prima o poi finiscono. Perfino un re della diplomazia come Enrico Gasbarra incalza Marino: «Serve un piano anti crisi, di sviluppo e prospettive, che deve mettere in campo il sindaco, coinvolgendo tutti. Il Pd sarà il motore. Va bene rivendicare diritti e necessità, ma con calma e gesso». Come dire: Marino urla, ma è lui che deve governare, fare scelte. Un altro che non è abituato agli acuti, il senatore Lionello Cosentino, segretario romano del Pd, scuote la testa ormai provato da questo difficile rapporto con Marino: «Alcuni toni di Marino non li ho condivisi, non dobbiamo penalizzare più di quanto già avvenuto i cittadini romani. Stiamo con loro, altro che blocco del traffico, e lavoriamo per risolvere i problemi». E qualcuno si è anche arrabbiato con Cosentino perché la riunione sul caso Marino andava convocata prima: il calvario si sta trascinando da molti mesi. Osservazione maligna nei capannelli: «Marino ha fatto sponda con i 5 Stelle, ogni volta ha millantato chissà quale rapporto con loro. E che succede? Proprio M5S lo ha messo nei guai. Complimenti».
ACCERCHIATO
Il risultato è un doppio commissariamento per Marino: il primo è quello del Pd romano, come spiega al termine del vertice Cosentino (ovviamente lui non lo chiamerà mai commissariamento, ma la sostanza è questa): «Ci sarà un’altra riunione sulle scelte per il bilancio del 2014 alla presenza dei parlamentari nazionali». Il Pd vuole affiancare Marino nella stesura della manovra. D’Ausilio: «Serve una svolta». Il secondo commissariamento è quello di Renzi, che ha rosolato sulla graticola Marino: lo strumento del piano di rientro obbligherà il sindaco a sottostare a un esame continuo dei conti da parte del Mef. La mossa finale potrebbe essere quella di obbligarlo al rimpasto dopo le europee, per inserire nella squadra qualche big del Pd che salvi il campionato. «Ma Marino – teme qualcuno – reagirebbe come oggi: per obbligare Renzi a intervenire, il sindaco si è messo a strillare. Non improvvisa, è una strategia».
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