Essere è comunicare?
Elaborazione Immagine Carla Morselli
Siamo nel mare della comunicazione , navighiamo, in media, un’ora al giorno distogliendo lo sguardo dall’ambiente circostante verso un mondo informatico dove interagiamo, ci facciamo presenti, osserviamo gli altri su social network, dove diamo un’immagine di noi; scriviamo leggiamo in ogni luogo ove sia possibile connettersi. Questo cambia il nostro modo di essere ci isola dall’ambiente che ci circonda, e ci dovrebbe costringere a misurare il limite degli strumenti che usiamo, a riconoscere immagini e filmati parole come costruzioni estetiche, come contenuti capaci di significare quel che vogliamo dire. Così ci confrontiamo con un mondo che ci propone prodotti contenuti immagini che sono spesso apparentemente ampliate di senso, dalla velocità con cui possiamo averle a portata di sguardo e riproporle allo sguardo degli altri. Continuo a credere che se non riduciamo tutti questi strumenti ad una matita non potremmo accedere coscientemente alla comunicazione. Un mondo di creatività è a portata di un dito ma non sa in quale direzione dirigere mutamento e conversione di una pluralità di incontri che richiedono una surplus di cambiamento nelle relazioni e nell’ambiente che viviamo
La comunicazione è definizione, riduzione della complessità, con strumenti e media che non possono dire l’indicibile se non attraverso l’arte, la forma decide dei contenuti, spesso segnalare non corrisponde a comunicare, maschere ed equivoci ci tendono i soliti agguati . Se internet e il suo potenziale di comunicazione ci attraversano siamo costretti a pensare i contenuti che immettiamo e subiamo, a ridefinirci a mutare.
Siti, blog, giornali televisioni nel web esprimono identità singole, identità di imprese, un intero mondo, spesso attraverso abiti ora scintillanti ora vecchi come scafandri abbandonati, o navi alla deriva: piattaforme del sapere in cui occorre discernere cosa cercare fra gli algoritmi e l’assenza di sinapsi . Il lavoro automatizzabile sostituirà ogni tipo di lavoro manuale, ma siamo ancora alla preistoria e assistiamo alla crescita della disoccupazione, mentre il valore della creatività e del pensiero umano, quello sì irriproducibile, non vengono incentivati e remunerati. L’isolamento e l’incomunicabilità sono interamente lì a dire la nostra lenta presa di coscienza e l’impotenza dinanzi ai problemi quotidiani. Solo noi possiamo migliorare il mondo anche usando internet. Per strada qualcuno sembra parlare da solo, poi mi accorgo che ha l’auricolare del telefono nell’orecchio, alla fermata una ragazza si collega col telefonino e sa quanti minuti di ritardo avrà l’autobus, sul tram seduti di fronte un ragazzo gioca, l’altra scorre il piccolo schermo dell’iphone, tre hanno le cuffie e ascoltano musica, che tutti riusciamo a sentire dato il volume elevato. La frenata non li distoglie dalle loro attività. Non si guardano, non ascoltano. Per chi assiste l’ansia da mancanza di connessione è evidente. Possiamo svolgere quattro o cinque attività contemporaneamente senza che questo abbassi il nostro livello di attenzione?
Con un cellulare posso fotografare filmare scrivere ma per ora ad una abbondanza di documenti non corrisponde la loro effettiva capacità di raccontare l’esistente. Una trasformazione è in atto a cui forse occorre reindirizzare la formazione: montaggio dei filmati, forma del testo, creatività dell’immagine e probabilmente un’etica della comunicazione potrebbero migliorare la nostra espressività , il talento umano quello che ci diversifica e ci stupisce, è ancora lontano da un riconoscimento, pensare poetare ideare non sono di tutti, riconoscerli è già saperne il potenziale. L’empatia in internet quella della pietà verso gli animali per esempio passa velocemente all’ultimo posto sommersa da nuovi post come ogni altra cosa.
La crescita del senso di incomunicabilità, la difficoltà a socializzare sembrano aumentare con le nuove tecnologie, aumentano per ora iperattività e distrazione. Le relazioni virtuali si moltiplicano a scapito di quelle contingenti , fuggiamo un po’ nel virtuale con la scusa di evadere, abbassando la percezione esterna: l’esperienza di internet modifica il nostro pensare e il nostro agire , la navigazione è sempre in un mare di prodotti che hanno dei corrispettivi concreti . La complessità del reale è ancora lì tutta da decifrare, mentre altre esperienze chiedono al pensiero continue riformulazioni. Internet salva imprese allarga il mercato il commercio la comunicazione viaggia ma noi sembriamo adolescenti senza tutti gli strumenti dell’indipendenza e dell’autonomia della responsabilità di un adulto.