La conoscenza della lingua alla base dell’integrazione


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Le dichiarazioni del nuovo Premier Renzi al Senato ed alla Camera dei Deputati sullo ius soli per gli immigrati, regolari o meno, nati in Italia ha indotto a rileggere il Dossier Statistico 2013 sull’Immigrazione dell ‘IDOS per ricordare una serie di dati e di rilievi ed, infine, di svolgere alcune considerazioni sul tema : Cittadinanza , ius soli, Integrazione e scolarità.
La questione della cittadinanza per la popolazione italiana è vissuta in modo frammentario e, spesso, contradittorio. Il 72 per cento degli italiani sarebbero favorevoli alla concessione della cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia ,ma sempre una maggioranza del 58 per cento è contraria a concedere il voto amministrativo agli immigrati adulti residenti da alcuni anni in Italia come questi se potessero essere avulsi dalle loro discendenze.
La legge italiana attuale, semplificando, prevede dieci anni di regolare ed ininterrotta residenza nel nostro paese per i cittadini extracomunitari ,quattro per i cittadini comunitari (in quanto considerati di gruppo affine), ai rifugiati cinque anni e tre anni ai richiedenti di origine italiana ( considerazione “co-etnica”). Ma non solo il tempo è la condizione in quanto la concessione è del tutto discrezionale essendo vagliate dal Ministero dell’Interno ,la vita del richiedente sul territorio e la sua qualità, nonché l’aspirazione a diventare cittadino italiano.
Più agevole è l’acquisto della cittadinanza per matrimonio , al coniuge di cittadino italiano bastano due anni di residenza ,dimezzati se vi siano figli ,ed elevati a tre se la famiglia risiede all’estero; il diritto è pieno e non si è sottoposti ad alcuna discrezionalità.
La questione sollevata dal Premier è relativa alle cosi dette “seconde generazioni” ,cioè ai figli di stranieri nati in Italia, o che pur non essendo nati nel nostro paese si siano giunti piccolissimi ( praticamente lattanti). Si sostiene da parte di molti che la questione dibattuta consiste nella contrapposizione secca tra ius soli e ius sanguinis, ed a sostegno di tale opinione si sostiene che l’introduzione automatica dello ius soli comporterebbe la rinuncia al secondo: lo ius sanguinis.
La questione non è affatto banale ma investe la vera sostanza del problema che è assai complesso e di impossibile soluzione sul piano generale : la questione riguarda infatti l’essenza più intima della persona e non può essere banalizzata riducendola soltanto ad una conta di diritti vantaggiosi senza considerare anche la serie degli obblighi materiali e morali , e quindi di scelte, che l’attribuzione della cittadinanza comporta : proprio per questo nella istruttoria della concessione della cittadinanza ad un adulto (come dispongono le direttive ministeriali) è considerato elemento primario “ l’autenticità della aspirazione a diventare cittadino italiano”; e questo perché solo ad un adulto è possibile affidare una scelta consapevole.
Si aggiunga quindi il problema del familismo naturale che lega nell’infanzia e nell’adolescenza il soggetto al gruppo familiare di origine e che non può essere semplicemente sciolto dal conferimento automatica della cittadinanza : il familismo legale per essere di vantaggio al singolo ed alla società nazionale può essere solo il frutto di una trasformazione interna del soggetto , trasformazione condizionata avversata assai spesso dal familismo naturale e religioso e non controllata e controllabile dal familismo legale che si vuole concedere tout court.
Il problema si lega indissolubilmente alla organizzazione scolastica perché la prima e più importante fase della integrazione è la assoluta conoscenza della lingua nazionale nel senso letterale e semantico : concetti come giustizia, parità , diritto e dovere hanno quasi sempre significati diversi nelle diverse etnie e tali diversità se non gestite nel processo di integrazione determinano sempre insanabili motivi di conflitto anche razziale.
D’altra parte lo straniero immigrato gode in Italia di assistenza scolastica e sanitaria e di tutela del lavoro come il cittadino italiano e, spesso, ha tracciati percorsi legali di inserimento e di aiuto preferenziali.
Quello che andrebbe migliorato è il principio di pari opportunità e del effettivo divieto di discriminazioni che non è ancora completamente accettato e radicato nella società italiana ,operando la modifica di tutta una serie di regolamenti locali che contraddicono i principi generali : ad esempio le limitazioni di accesso al pubblico impiego (imprese del trasporto pubblico locale non possono assumere personale straniero), la attribuzione del codice fiscale, sia pure temporaneo anche agli immigrati irregolari minori, necessario per l’inserimento nelle strutture scolastiche e altre provvidenze del genere che consentano sempre temporaneamente il controllo delle attività economiche.
La scolarizzazione precoce dovrebbe essere considerata un obbligo assoluto e la sua inosservanza da parte delle famiglie dovrebbe avere la sanzione più grave possibile , vale a dire la espulsione dal paese se reiterata ed ingiustificata. La stessa Magistratura Italiana ( Tribunale di Milano nel 2008), al contrario di altre Istituzioni, ha ben compreso l’ aspetto essenziale di tale impostazione inserendo anche la scuola materna ( che è di gestione comunale e non statale ) all’interno del percorso scolastico .

Del resto i progressi riscontrati di recente appaiono più determinati dalla spinta delle Istituzioni Europee che dalla disponibilità in tal senso della delle Autorità burocratiche italiane. Parlare quindi di ius soli come annuncio di una speranza può andare anche bene,ma da qui a parlarne come calato dall’alto senza avere preparato il suo percorso nel tempo e nella struttura della società nazionale può essere pericoloso e negativo anche per quegli adulti e quei bambini che si vorrebbero aiutare. Prima di appuntarsi al petto una medaglia o un semplice distintivo bisogna comprendere cosà significa, cosa comporta e come meritarselo.

Immagini dal sito www.palermomania.it; www.bergamonews.it


 

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