Europa o Europe?

di | 14 Apr 2014

Alla crisi economica si sovrappone la crisi dell’Europa, infatti la crisi della democrazia europea é quella della democrazia degli stati che partecipano all’euro.
La crisi manifesta immediatamente le debolezze di ogni stato, soprattutto economiche -strutturali con un deficit di consapevolezza politica della cittadinanza.Un quadro , quello attuale, che va dalle difficoltà di una mancanza di rappresentatività fino alla carenza di informazione .Infatti se si chiede ai cittadini quale sia la differenza fra Consiglio europeo e Commissione europea, pochissimi conoscono la differenza.
In un convegno organizzato dalla Fondazione Ebert, Laboratorio per la Sinistra e network per il socialismo europeo, è stato presentato un manifesto comune in sostegno di Martin Shulz alla Presidenza della Commissione europea. La Sinistra si interroga sulla crisi e sulle inadempienze, omissioni e incapacità della politica della Sinistra nazionale e ed europea, sulle motivazioni che hanno dato spazio ed esistenza a nuovi populismi, sulle situazione economica e i suoi problemi . Non siamo gli Stati uniti d’Europa , Bruxelles non ha le strutture e le competenze necessarie a consentire una politica unitaria, mentre nuovi nazionalismi rendono evidente che le scelte economiche europee non tengono conto delle differenze fra stato e stato, né dei fallimenti di regole come il patto di stabilità. Le competenze degli stati nazionali cedono sovranità a un’Europa che ne è carente, questa Europa non può muoversi per salvare gli stati, e quando lo fa sul piano economico con misure straordinarie, ha lentezze critiche . L’inflazione sfiora lo zero e la deflazione è un fantasma che agita mostruose paure. La Germania e il nord Europa vorrebbero non rischiare nulla di ciò che hanno raggiunto, mettendo a repentaglio l’intera eurozona. La solidarietà stenta a penetrare negli stati e nella politica dell’Europa del nord, mentre la sofferenza in cui è stata lasciata la Grecia la dice lunga sulla possibilità di sopravvivenza del sud dell’Europa e dell’ idea stessa d’Europa . Mancanza di politica, mancanza di democrazia e di partecipazione sono il terreno su cui cresce la protesta, non è difficile capire che la soluzione può essere solo collettiva, perché uscire dall’euro ha un costo molto elevato, ma dovrebbe essere facile comprendere che non si può chiedere al Portogallo o alla Grecia o all’Italia di avere la stessa produzione industriale della Germania, o della Svezia. Serve un’altra politica europea che pur rispettando le sovranità ne abbia una propria, un vero soprassalto di civiltà , che tenga conto dei tempi e dei cambiamenti internazionali, non è una questione di velocità ma di una politica partecipata, una democrazia più profonda e un senso della diversità che è una ricchezza per tutti. Globalizzare la democrazia esportare i diritti assieme ad una ricchezza culturale di cui ancora godiamo, rovesciare l’intera concezione della crisi, riflettere su nuove regole commerciali e finanziarie, produrre una capacità di analisi e di creatività come avvenne nel periodo della crisi del 29:  occorre una risposta globale, progetti di rilancio e di ricostruzione intorno a cui coinvolgere i cittadini europei. Poco è stato fatto in questo senso, poco si fa anche nell’ambito dei media e dell’informazione cosa possiamo aspettarci? La crisi produce normalmente mostri e capri espiatori con la conseguente disintegrazione; solo una seria riflessione può restituirci la consapevolezza che occorre rinunciare ai nazionalismi per acquisire nuove possibilità e forze, la via d’uscita è una nuova solidarietà e la rinuncia a facili consensi elettorali, se non ci arriviamo da soli ci penserà un mercato anonimo che non guarda in faccia a nessuno, a rendere l’Europa, pur capace di una grande offerta, terra in preda alla deflazione. Alcune domande a Michael Braun segretario della Fondazione Ebert.

In che misura questa è un’Europa della Germania piuttosto che degli altri paesi ?
Che i pesi si siano spostati radicalmente in Europa lo notiamo tutti, cioè i risultati economici della crisi hanno creato una situazione molto asimmetrica in Europa, dove soprattutto i paesi del sud europeo accusano una perdita di sovranità. Un indicatore ne è l’eco mediatica sulla visita a Berlino di Renzi, i media tedeschi l’hanno trattata come una questione fra le altre mentre in Italia era la notizia maggiore, questo tradisce una differenza di contenuto la Merkel promuove Renzi , non abbiamo letto l’altro titolo Renzi promuove la Merkel , la simmetria per la Germania non era cruciale, la Merkel non si doveva far approvare niente da Renzi , questo la dice tutta su come sono spostati pesi in Europa

Perché manca “la politica “ rispetto al piano economico europeo ?

L’unione europea così com’è costruita è l’integrazione totale del mercato e della moneta, siamo legati economicamente mentre manca un vero governo politico comune, mancano i presupposti come modo di pensare l’Europa, soprattutto la zona euro è rimasta un luogo dove ognuno marcia per conto proprio e anche contro gli altri. Infatti la via d’uscita chiede un grande salto di qualità di impostazione, l’Europa non può essere un campo di gioco ma una squadra che gioca insieme. Abbiamo solo un campo di gioco e ognuno gioca per sé, tutto il rapporto con i successi economici siano successi tedeschi o successi spagnoli la logica è rimasta quella.

Qual è il ruolo del socialismo in Europa ?

Potrebbe essere una forza propulsiva in quella direzione, ma c’è tanto lavoro da fare le divergenze di interesse e di visione sono presenti, c’è un candidato con Martin Shultz , c’è un programma comune, ma siamo sicuri che è per tutti alla stessa maniera, io non lo sono a dire il vero.

La sofferenza della Grecia dell’Italia, e del Portogallo richiedono ancora misure urgenti?

La cosa preoccupante è che al nord non se ne rendono conto in maniera adeguata,per la Germania la crisi è lontanissima, sono in un relativo benessere, è un paese che si sente con il vento in poppa, adesso hanno firmato un contratto collettivo per la funzione pubblica un 5% per cento in più’, l’ opposto della crisi . Immedesimarsi nella situazione degli altri paesi che vivono uno scenario diverso è più facilmente detto che fatto.

Sono inoltre intervenuti sull’argomento:   
Lanfranco Turci, Carlo D’Ippolito, Hans Hillebrandts, Stefano Fassina, Danilo Barbi, Angeletti, Laura Pennacchi, Roberto Gualtieri


Immagine di Carla Morselli