Non c’è la percezione della gravità, né la percezione che la corruzione sia un reato: essa è vista come un peccato veniale, tollerabile e giustificabile, coperta dalla solita considerazione: “così fan tutti”
È stata approvata recentemente una norma anticorruzione (190/2012) dopo tre anni di discussione (ostruzionismo) in Parlamento, ma tutti i gruppi politici sembrano già animati a modificarla. La norma avvicina «a parole» l’Italia al resto del mondo, ma la tiene ancora lontana dalle reali esigenze del paese: l’attenzione è concentrata sulla corruzione amministrativa e si trascura quella politica, non si prendono in considerazione i reati a essa collegati (falso in bilancio, fondi neri, finanziamento ai partiti ecc.). La norma per la prima volta tiene conto delle esigenze di prevenzione oltre che della repressione: per la prevenzione è prevista l’adozione di una serie di strumenti per i quali esiste però un deficit culturale sia della società civile che del management delle aziende soprattutto pubbliche. L’attività di repressione, invece, rimane ancora molto inefficace; l’arsenale penale è di fatto spuntato per effetto dei termini della prescrizione che hanno fatto sì che nessuno sia mai andato in galera per corruzione nel passato e nessuno ci andrà nel futuro. Abbiamo scherzato. L’analisi costi benefici di chi corrompe o è corrotto è ancora molto vantaggiosa a favore di entrambi: non c’è di fatto pena e non c’è condanna morale da parte della società civile che legge la corruzione come un «male necessario» per combattere la burocrazia imperante.

Luciano Hinna, attuale presidente del Css (Consiglio italiano per le scienze sociali), è stato tra l’altro consulente dell’Alto commissariato per la lotta e il contrasto alla corruzione e del Saet (Servizioanticorruzione e trasparenza del Dipartimento della Funzione pubblica), nonché, fino al 2012, componente della Civit (Commissione per la valutazione integrità e trasparenza delle pubbliche amministrazioni), costituita di recente come autorità indipendente per la lotta alla corruzione. Insegna Economia all’Università di Roma Tor Vergata.
Mauro Marcantoni, sociologo e giornalista, dal 1999 è presidente di Iasa (Istituto per l’assistenza allo sviluppo aziendale) di Trento, e dal 2007 è direttore generale di tsm-Trentino School of Management, oltre a essere autore di numerosi volumi sul tema della pubblica amministrazione. Luciano Hinna e Mauro Marcantoni hanno pubblicato insieme, per i tipi della Donzelli, La riforma obliqua (2012) e Spending review (2012).