

Gianluca Perilli dichiara:
“Il rispetto delle leggi ed il controllo sull’affidamento degli appalti dovrebbero essere la prassi per un’amministrazione che si dichiara trasparente. Così non è se sugli appalti pubblici si possono affidare lavori per oltre 20milioni di euro senza gara violando ogni regola. La tanto millantata trasparenza di questa giunta è un bluff evidente, per questo le nostre interrogazioni sugli appalti regionali rimangono senza risposta e si continuano ad affidare incarichi a persone coinvolte in gravi inchieste giudiziarie.”
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MONTEROTONDO Democratici contro per la contesa del «Santissimo Gonfalone». Non è una crociata, ma la disputa che vede, sui lati opposti della barricata, le stesse bandiere: quelle del Pd locale e provinciale contro quelle del Pd regionale. Ieri i democratici del circolo eretino e della provincia, infatti, sono scesi in piazza per difendere l’ospedale «dal depotenziamento dei servizi previsti nei programmi operativi definiti dalla Regione» del Pd Nicola Zingaretti. «Scendiamo in piazza perché la Regione, contrariamente agli annunci, non ci ha più convocato – ha detto il sindaco (Pd) Mauro Alessandri – Non molliamo proprio adesso». In questi giorni, infatti, il commissario Zingaretti sta scrivendo il decreto, annunciato «entro la fine del mese» sulla riconversione del nosocomio eretino, già indicata nei piani operativi 2013-15 approvati dal Governo l’8 luglio scorso, con una proposta bocciata, però, dal direttivo del Pd provinciale.
Che ha inviato una nota all’ex segretario regionale del Pd (sempre Zingaretti) contro il suo piano «di riconversione degli Ospedali di Monterotondo, Subiaco e Bracciano, esprimendo una forte preoccupazione per la messa in discussione del mantenimento dei livelli essenziali di assistenza nei territori interessati, anche considerato che, con la eliminazione di fatto dei posti letto per acuti, si violerebbe il rapporto posti/letto per mille abitanti previsto dalla Legge 135 del 2012 al livello di 3,7 sia nella Asl RmF di Civitavecchia, che comprende il nosocomio di Bracciano, dove scenderebbe al di sotto degli attuali 0,7 posti letto per mille abitanti, sia nella Asl RmG di Tivoli, che comprende l’Ospedale di Monterotondo, dove nell’area che sostiene un’utenza di circa 270 mila abitanti si scenderebbe ulteriormente al di sotto degli attuali 0,69 posti letto per mille abitanti, e l’ospedale di Subiaco nel quale tale rapporto è attualmente di 0,9».
Contro il taglio del 64% dei posti letto (dagli attuali 72 a 26) si è schierato anche il sindacato medico Anaao Lazio. Per il segretario regionale, Guido Coen Tirelli, «tali disposizioni negano il diritto alla salute e non consentono la erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza». Perché i tagli della riconversione farebbero, di fatto, perdere la sede di Pronto soccorso ai 3 nosocomi, privandoli «dei requisiti organizzativi, strutturali e funzionali tali da poter assicurare adeguati livelli di assistenza e cure 24 ore su 24».
E, dopo il sit-in della Valle del Tevere, anche in quella dell’Aniene si preparano a riscendere in piazza in difesa dell’ospedale di Subiaco. «Mercoledì – annuncia Sandro Scafetta – riuniremo sindaci e sindacati dei 31 Comuni per organizzare una manifestazione unitaria».
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Cinque milioni di dollari (circa 3,6 milioni di euro), dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale.
L’unico successo degli avvocati indiani è stato quello di strappare i marò dalle grinfie del Kerala, dove avevano sbattuto Latorre e Girone in galera per tre mesi, facendoli trasferire a Delhi ai «domiciliari» presso l’ambasciata italiana. Però i legali a peso d’oro erano convinti che la Corte suprema avrebbe riconosciuto l’immunità funzionale dei nostri fucilieri di Marina chiudendo il caso. Invece ha solo stabilito la realtà dei fatti, ovvero che l’incidente in cui sono morti due pescatori indiani non è avvenuto nelle acque territoriali indiane ed il Kerala non aveva alcun diritto di indagare e processare i marò. Se i luminari del foro locali fossero stati pagati a risultato, anziché ad ore, come è avvenuto nello stile americano, avrebbero guadagnato un piatto di lenticchie.
«Al momento le spese per gli avvocati indiani ed i nuovi legali britannici si aggirano sui 5 milioni di dollari. Il costo è stato suddiviso fra il ministero della Difesa e quello dell’Interno, che ha un capitolo apposito per questi casi» dichiara al Giornale una fonte autorevole del governo. Il grosso dei 5 milioni di dollari è stato pagato dal governo Monti e Letta agli avvocati indiani. Prima lo studio Titus & Co di Nuova Delhi, che annunciava di aver schierato ben 9 legali sul caso dei marò. Il più noto alle cronache italiane è Harish Salve, che nel marzo 2013, quando sembrava che i fucilieri di Marina restassero in Italia dopo un permesso concesso dall’India, aveva annunciato urbi et orbi che lasciava l’incarico per protesta. Roma ha ingaggiato anche l’avvocato Mukul Rohatgi, collezionista di auto, uno dei dieci legali più pagati dell’India. Si è battuto a spada tratta, senza ottenere il rientro in patria dei marò che annunciava, in attesa del processo. Poi il nuovo premier indiano Modi, che ha usato come clava propagandistica il caso marò, lo ha nominato procuratore generale. Il 28 maggio, bontà sua, Rohatgi ha specificato in un’intervista che non rappresenterà il governo indiano «nel caso dei marines italiani a causa del conflitto» di interessi.
«È sempre stato un errore battere sulla giurisdizione indiana. Bisogna imboccare decisi la strada dell’arbitrato davanti ad un giudice internazionale – spiega a il Giornale, Angela Del Vecchio, esperta di diritto internazionale -. Abbiamo atteso due anni e mezzo e adesso che il nostro avvocato difensore è diventato procuratore generale a Delhi stanno valutando se ricominciare da zero. Basta, tagliamo questo nodo gordiano e passiamo con decisione all’arbitrato».
Una minima parte dei 5 milioni di dollari per spese legali corrisponde all’anticipo chiesto dallo studio legale di Sir Daniel Behtlehem, che ha schierato tre avvocati sul caso. Una fonte governativa spiega che «gli inglesi fanno parte di un team legale di 9 persone, cinque dei quali sono esperti italiani». Il governo Renzi ha chiamato all’appello Mauro Politi, uno dei massimi esperti nazionali di diritto internazionale, Attila Tanzi dell’università di Bologna, Ida Caracciolo che insegna Diritto del mare a Napoli, l’avvocato Paolo Busco impegnato all’ufficio legale della corte de L’Aya per l’arbitrato e Guglielmo Verdirame. «La strategia dell’internazionalizzazione prevede una procedura precisa a cominciare dallo “scambio di vedute” con il governo indiano. Se non si compiono questi passi non si arriva all’arbitrato» sottolinea con il Giornale una fonte governativa. Per ora New Delhi ha fatto spallucce e l’Italia, se vuole, può fare istanza in tempi brevi al tribunale internazionale nella speranza di tirare fuori i marò dalla trappola indiana.

Tutto ciò non è servito a mettere i conti dell’Inps a posto. L’Istituto, infatti, rivela di aver chiuso il 2013 con un saldo negativo di 9,9 miliardi. Come è noto, questo è dovuto per lo più all’assorbimento dell’ex Inpdap. Il patrimonio netto, secondo i dati del bilancio preconsutivo, è invece pari a 7,5 miliardi “valore che migliora tenendo conto della legge di Stabilità. Quindi – conclude l’istituto – non è a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico”.
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PS: Ignoti hanno forzato la bacheca del gruppo consiliare del M5S Lazio e hanno strappato il materiale affisso. Abbiamo chiesto l’intervento della DIGOS e di visionare le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. Non saranno intimidazioni di gente bassa e vigliacca a fermarci.

Il M5S aveva presentato oltre 2500 emendamenti per riuscire a far esprimere l’aula su tre argomenti: l’apertura del fondo regionale per il microcredito alle donazioni private, anche per poter versare quanto accantonato dagli stipendi degli eletti M5S; la rimodulazione dei vitalizi fino alla loro abolizione; la riduzione dei costi della politica regionale.
In ogni dichiarazione pubblica il M5S Lazio ha sempre ricordato che il comportamento ostruzionistico sarebbe cessato davanti a un segnale di apertura alla discussione da parte della maggioranza, segnale arrivato dopo poche ore e confluito poi in un dialogo più ampio tra PD e M5S. Il capogruppo PD aveva espresso parere positivo su un importante fattore di rimodulazione dei vitalizi, che avrebbe comportato importanti risparmi per le casse regionali, salvo ritrattare per le pressioni dei suoi colleghi di sinistra ma soprattutto dei suoi capi di destra.
Questo cambio di verso ha innescato un clima di tensione: nel teatro dell’assurdo della politica laziale, Storace ha pubblicamente insultato Barillari per poi incassare la solidarietà di tutti i suoi colleghi, gli esponenti PD hanno denigrato per tutta la durata della discussione l’azione e i valori del M5S in una escalation di violenza verbale culminata nella devastazione della bacheca stampa del gruppo M5S, situata in un corridoio pieno di telecamere spente.
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Immagine dal sito www.repubblica.it

Non le mancavano le battute fulminanti e gli aneddoti .Presente nella vita letteraria romana e italiana, due anni fa aveva festeggiato l’uscita dei Meridiano Mondadori che ne antologgizza tutti i suoi scritti .
Fondatrice del centro internazionale Eugenio Montale ha incontrato e partecipato alla vita letteraria di italiana ed europea del secondo novecento.

Immagine dal sito www.repubblica.it

NUOVA TRAGEDIA IN MARE. ALTRI 30 MORTI

Secondo il personale medico militare a causare la morte di queste persone sarebbe stata una probabile asfissia o l’annegamento angusti sottocoperta. Secondo le autorità politiche del posto è una emergenza che non si risolve da soli. Secondo gli addetti ai lavori con Mare Nostrum abbiamo incentivato con grave responsabilità un “flusso di clandestini” che pare inarrestabile.

Intercettazioni-Vietare che le telefonate finiscano subito nelle ordinanze di custodia cautelare dove le intercettazioni verrebbero riassunte e non dare le copie alle parti prima dell’udienza stralcio.
Manovra penale- L’intervento sulla prescrizione con l’idea di fermarla al primo grado. Mannaia sulle impugnazioni che verrebbero drasticamente ridotte e archiviazione per tutti i processi di lieve entità.
Manovra civile-Si va dalle misure per ridurre l’arretrato alla progressiva degiurisdizionalizzazione come la chiamano i tecnici.
Introdotti nuovi reati economici e mafiosi-Il nuovo falso in bilancio, l’auto riciclaggio, maggiori pene per il 416 bis .Ma anche misure di esecuzioni della pena piu’ stringenti per i boss, nuove regole sul sequestro e la confisca dei beni.

ISTAT- L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER GIOVANI


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