Il buio oltre la mezzanotte

di | 1 Lug 2014

Elaborazione Immagine di Carla Morselli

La Fondazione Censis propone quattro incontri sul tema del “vuoto” che cresce, per approfondire i temi della società italiana- (vuoto della generazione adulta/vuoto della sfiducia crescente nella scuola/vuoto dell’assetto territoriale) , il vuoto dunque come problematica non solo esistenziale .
La relazione Ester Dini del Censis , centrata sul vuoto della rappresentanza di interessi che spinge verso un
decisionismo politico , creando una sensazione diffusa di marginalizzazione delle associazioni di rappresentanza , coglie pienamente l’amara attualità .
Il sistema di rappresentanza nasce non solo per rivendicare gli interessi delle categorie sociali, ma per
dare identità ad artigiani, commercianti, operai, classi ecc . . .
Un tempo le domande venivano intercettate dagli organismi di rappresentanza, mentre con la crisi si è
accelerato un processo di scardinamento: vi sono nuove identità più ibride non legate necessariamente al lavoro quanto ai tempi del non lavoro .
Il lavoro e le ideologie non sono determinanti per l’identità, oggi solo il 15% si riconosce in un’identità legata ad un appartenenza di classe determinata dal lavoro , né la religione né le idee politiche creano comunanza. Cresce la partecipazione al volontariato con 4.878.000, alle associazioni culturali, è aggregante lo sport, la cultura, le vacanze . Viene meno l’identità legata al lavoro alle aspirazioni di carriera e alla mobilità sociale, il 35 % degli italiani svolge un lavoro non al livello della propria preparazione, il 14% degli occupati hanno interrotto il proprio percorso professionale, ciò crea un minor senso di appartenenza a una categoria professionale, il 27% dei giovani non ha un lavoro a termine, mentre il lavoro part-time è al 20%. L’identità professionale è una sequenza di flussi di lavoro non lavoro che contemplano la creazione di nuove competenze e ibridazioni, finti lavori autonomi, precariato, contratti a termine aumentano la diversificazione dell’attività aziendale.
L’internazionalizzazione, la delocalizzazione determinano scelte verso una identità non precisa , il 45% dei giovanissimi parte dall’idea che non potrà fare il lavoro per cui studia, molti hanno un piano B fra le strategie di adattamento .
Il 60% degli italiani ritiene fondamentali le strutture rappresentative come argine al crescente individualismo e l’egoismo della società. 9.000.000 di persone il 66,6 % vive una fase di passaggio, da occupazione a occupazione a termine , da non lavoro a lavoro, uscita dal mercato del lavoro ecc.
Interessante è stata la tesi di Cesare Fumagalli di Confartigianato , per il quale parlare di vuoto tradisce
un’insoddisfazione quasi “renziana” .
Nel 2000 c’è stata una sbracata apertura alla globalizzazione, WTO (World Trade Organization) e potenze internazionali hanno aperto le porte di colpo a problemi a cui sono state esposte tutte le economie, la digitalizzazione ha determinato un cambiamento in cui siamo immersi, più sei anni di crisi: aziende che
realizzavano prodotti vi hanno affiancato servizi, è cambiato il tessuto imprenditoriale del paese, quel che era non è più, anche la domanda di rappresentanza è cambiata.
Globalizzazione e rivoluzione tecnologica hanno prodotto rotture di frontiere internazionali e di mercati. Sei anni fa c’erano mercati interni consolidati Usa Europa Cina tracciano confini meno visibili dei mercati locali, cambia il peso di merci persone e conoscenze. Per esempio con l’innovazione delle stampanti in 3D è crollato il mercato degli odontotecnici dell’est Europa mentre imprese di piccole dimensioni non hanno gap, rispetto a quelle di grandi dimensioni, nel farsi conoscere attraverso il commercio elettronico. I comparti di commercio industria artigianato agricoltura non sono più riconoscibili dal 2000 a oggi . Rete Impresa Italia è un tentativo di mettersi insieme di fronte al cambiamento. Non direi vuoto, ma cambiamento,una partita in atto, un passaggio dove è forte la tentazione di fare il vuoto di rappresentanza del territorio. Via camere di commercio via province via associazioni di rappresentanza ecc con l’illusione che il numero di “ i like” sulla rete possa sostituire andare sul territorio, la democrazia web è insufficiente occorre ritrovare nella complessità nuove specializzazioni .
Alcune notazioni sul titolo di una logica di governo che vuole fare il vuoto, diminuire scuole uffici postali stazioni di carabinieri, è creare un deserto. Bisognerà ricostruire in questa transizione , vince la
proliferazione, vince chi resta sul territorio, con il servizio la presenza l’assistenza alle imprese. Non tanto l’identità ma l’interesse, come artigiano digitale non ho un’identità, ho interessi e lo si difende non dal
centro ma sul posto. Il vuoto non è copribile attraverso un rapporto diretto, non c’è possibilità di interpretare 4500 questionari. Interessi e funzioni si sostituiscono a interessi e identità, legame con il territorio e su funzioni delle imprese e interessi sempre più minuti.
Posta la consolante necessità delle forme rappresentative , la mancanza di partecipazione politica e il vuoto di partecipazione del fare politica, prendiamo atto che siamo travolti da una rivoluzione globale dove l’individuo illuso da un’informazione quantitativa smarrisce la capacità di orientarsi socialmente e verso l’altro, rimbecillito, inebetito da schermi audiovisivi, rinuncia alla responsabilità sociale per un voyeurismo narcisistico che rischia di evitargli i rapporto diretto con quel che c ‘è di formidabile nell’esperienza e nello scontro; i media non mediano, si guardano bene dal contatto diretto, anche Grillo del resto si lascia inseguire da una televisione che a suo tempo lo espulse, siamo ancora nelle mani di chi fa informazione anche se un giornale che leggiamo gratuitamente non ha lo stesso valore di uno che viene pagato. Invidia livellamento rancore al posto di progresso e sviluppo? lobotomia, perversione a una società di mercato è quel che vedono i saggi.
Ma si può rinunciare al futuro, ai sogni, a nuove visioni? nel marasma dei dati, nel predominio dell’audience, nella corruzione, nella disgregazione domestica cresce il vuoto politico, mutazioni,cetomedizzazioni , non sappiamo se la passione per i contenuti, per il “fare bene” o una rinnovata capacità di interpretare , un ritorno all’essere oltre l’apparire ( ricostruire insomma) ci porterà oltre questa crisi e quale prezzo avremo pagato . Cosa resta della polis o della cittadinanza, della solidarietà, del welfare : con gli italiani non si sa mai .

Immagine dal sito www.censis.it