
Il nuovo Consiglio di amministrazione dell’Ipab Sacra Famiglia resterà in carica cinque anni ed è dunque composto da Touadi quale presidente e dai nuovi consiglieri, Fabrizio Di Cencio (già Sviluppo Lazio, in accorpamento con altre due società regionali); Antonietta Bellisari, alla direzione delle Politiche sociali della Regione, Domenico degli Eredi, già nell’Agenzia regionale per il Turismo (in liquidazione). Ha resistito allo tsunami soltanto Francesco Alario, che resta dunque membro del Consiglio di amministrazione.
Senza entrare nel merito di professionalità certamente corrispondenti alle esigenze dell’istituto, vale tuttavia la pena riportare la dichiarazione dell’allora capogruppo alla Pisana del Pd, Esterino Montino a commento della nomina di Zappacosta alla guida della Sacra Famiglia nel novembre 2012: «…Gli amici non si abbandonano ed ecco la soluzione: la Polverini interviene per salvare il soldato Zappacosta dall’oblio della disoccupazione nominandolo presidente dell’Ipab Sacra famiglia assicurandogli uno stipendio decente fino al giugno del 2014 quando scadrà l’attuale Cda dell’Ipab nominato nel 2009. Questa scelta è vergognosa, illegittima e uno spreco di denaro pubblico». Rapportate ad oggi, nel bel mezzo della spending review, salario accessorio tagliato ai dipendenti e alla raffica di nomine e promozioni di giunta e consiglio regionale (guarda caso lo stesso giorno, il 7 agosto), sono parole che fanno riflettere. Un giro di poltrone non si nega proprio mai a nessuno.
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Vuol dire che i consiglieri regionali lombardi, se la riforma diventerà legge, dovranno rinunciare a circa 3mila euro al mese (l’attuale stipendio è di 8.400 euro netti al mese). Per quelli della Regione Lazio di «Er Batman» Fiorito, capostipite degli scandali sui soldi regionali sottratti a piene mani, il taglio vale 2mila euro al mese. Troppi, secondo il partito trasversale dei consiglieri regionali avversi alla riforma. «Con 5.200 euro al mese la politica non si può fare, dovrò ridurre sedi e collaboratori» dice al Messaggero Giuseppe Cangemi, consigliere regionale del Ncd in Lazio. Anche in Lombardia sono pronti alla guerra. Tra i più agguerriti c’è Raffaele Cattaneo (Ncd), presidente del Consiglio regionale lombardo. «Se il problema sono i tagli, li abbiamo già fatti. Il Consiglio lombardo ha già tagliato i fondi ai gruppi dell’86%, l’indennità del presidente del 40% e dei consiglieri del 27%. Equiparare in Costituzione l’emolumento dei consiglieri regionali a quello dei sindaci è una follia legislativa. Si capisce che il governo ha un’intenzione punitiva verso le Regioni e vuole fare un’operazione di facile comunicazione di facciata, ma le riforme fatte così non hanno senso. Noi non ci opponiamo ai tagli, che anzi abbiamo già fatto, ma ci opponiamo alla distruzione del modello regionale».
L’altro fronte aperto è quello dei vitalizi dei consiglieri regionali, inclusi gli ex (solo quest’anno il Veneto elargirà 11,2 milioni di euro). Si mettono a punto tagli, innalzamenti dell’età pensionabile, meccanismi per limitare l’enorme spesa pubblica per i vitalizi degli eletti nelle Regioni. In Piemonte i consiglieri si sono tagliati il vitalizio, con la paradossale conseguenza – denunciata da M5S – che il loro stipendio è aumentato di 1.600 euro al mese, per effetto del taglio della contribuzione previdenziale. Problema vitalizi che pesa in particolare sulla Regione Lazio, che ha abolito il vitalizio per gli attuali (e futuri) consiglieri regionale, ma per gli ex la faccenda si complica. «Lì ci sono dei diritti acquisiti che nel corso degli anni, prima di noi, sono partiti, ed è evidente che andranno affrontate le storture, evitando il pericolo di aprire vertenze o ricorsi» dice Luca Zingaretti presidente della Regione Lazio. Dove, per effetto di una serie di norme (in primis l’età sufficiente a far scattare la pensione, solo 50 anni), si potrebbe abbattere un salasso da 20 milioni l’anno con una quarantina di neopensionati pronti a chiedere l’assegno, «diritto acquisito»

In Germania la pressione fiscale è diminuita del 6% , in Svezia del 14% e il Pil nei due paesi è salito rispettivamente del 15 e del 21 %.Secondo la ricerca della Confcommercio le tasse sono la mortificazione della crescita e le performance al 2014 distruggono le basi per la ripresa del 2015 e l’effetto bonus degli 80 euro si farà sentire nella seconda parte dell’anno con la ripresa dei consumi dello 0.7%.
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Nel Lazio c’è più timidezza. Nella Regione del maxi debito della Sanità e dell’addizionale Irpef tra le più alte d’Italia, c’è una spesa che continua a crescere, quella dei vitalizi dei consiglieri, che vale il 25 per cento del bilancio del Consiglio regionale (oltre 20 milioni di euro all’anno). Ma nel fantastico mondo dei 266 ex consiglieri ed ex assessori del Lazio baciati dal vitalizio che, come i diamanti, è per sempre a partire da soli 50 anni, c’è anche chi riesce a raddoppiare il privilegio. Come? Abbinando il vitalizio regionale a quello da parlamentare. Non basta? Se le regole non cambieranno, tra chi è appena entrato in Parlamento europeo vi sono alcuni ex consiglieri del Lazio ed ex senatori o deputati che tra cinque anni potranno puntare al triplete: vitalizio dal Parlamento europeo, vitalizio dal consiglio regionale, vitalizio dal Parlamento italiano. Un triplo assegno mensile in grado di svettare oltre la quota dei 10 mila euro netti al mese.
IL PIENO
RECORD
Tra i recordman c’è Domenico Gramazio, Pdl, già parlamentare e consigliere regionale, che grazie al cumulo supera i 10 mila euro mensili. Non se la cava male Angiolo Marroni, storico esponente della sinistra, che supera gli 8 mila euro mensili, abbinando il vitalizio da ex consigliere regionale, alla reversibilità di quelli – si noti il plurale – della moglie (scomparsa nel 2011, fu parlamentare e consigliere regionale). Marroni, 83 anni, è Garante dei detenuti, e per questo incarico percepisce 3 mila euro al mese. «Tutto nel rispetto della legge. E comunque i vitalizi non nascono dal nulla, ma dalle trattenute sui compensi dei consiglieri».

Quando il reddito medio nazionale cala , come sta avvenendo in Italia , un primo effetto si ha la riduzione
di occupazione e il tasso dei lavoratori poveri aumenta.
Italia e Germania sono considerati per certi aspetti modelli di sviluppo.
La Germania ha visto una crescita della diseguaglianza tra tutti i Paesi occidentali.
siano poveri ma godono di sussidi statali importanti.
La Germania è passata da politiche di sostegno ai disoccupati a politiche cosiddette di “attivazione”
legando il sussidio allo svolgimento di attività lavorative.
I disoccupati continuano a ricevere il sussidio ma devono sottoporsi a qualsiasi tipo di lavoro, anche non
pagato e senza considerazioni per qualifiche e aspirazioni personali.
Sono esplosi di conseguenza lavori a 1 euro l’ora o mini job a 400 euro al mese.
Queste politiche hanno una spinta depressiva.
In Italia sembra che si stia imboccando questa strada e finora la percentuale dei lavoratori a basso salario è
stata più bassa che negli altri Paesi.
CASO MARO’, DELEGATO COCER MARINA: PERCHE’ IL SILENZIO DI RENZI E MOGHERINI?
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Il caso marò arriva in Australia. La radio di Stato, la Sbs Network, intervista il Capitano di fregata Antonio Colombo, rappresentante del Cocer della Marina Militare: “La cosa che non mi piace – spiega l’ufficiale – è che non ho ancora sentito una volta Renzi, la Mogherini, non parlano di questi ragazzi! Ma perchè non parlano? Li ignorano. Vogliono fare in modo che la cosa cada nel dimenticatoio? Io non lo capisco, e non lo dico da militare ma da italiano”.
“Sono pronto a festeggiare i 1.000 giorni di permanenza in India dei ragazzi che avverrà il 12 di novembre“, dice lasciandosi andare ad una provocazione. “Cercheremo di attirare l’opinione pubblica con qualche forma di iniziativa, non so quale, dovremo studiarla, dovremo pensarci. Che sia un’iniziativa che faccia riflettere che 1.000 giorni lontani dagli affetti, lontani dal Paese, lontani dalla divisa, lontani dallo svolgere quotidianamente un lavoro veramente importante e impegnativo sono pesanti, sono lunghi”.
A giudizio dell’esponente del Cocer Marina, dietro alla decisione di rimandare i due fucilieri di Marina in India “ci sono delle motivazioni di opportunità economiche”. Il delegato della rappresentanza militare denuncia “una lesione dei diritti, c’è un problema anche di aver consegnato dei militari, dei cittadini italiani, a uno Stato che ha ancora in vigore la pena di morte, quindi ci sarebbero stati mille motivi per non rimandarli indietro”, rimarca Colombo.
Immagine dal sito www.ilgiornaleditalia.org
