Il grande Montanelli diceva che il "giornalismo è un mestiere passione, che ti prende trecentosessantacinque giorni l’anno. Si fatica da morire…ma è sempre meglio che lavorare". Questa passione spinge giovani colleghi, specie donne, a tentare l’impossibile per fornire testimonianze e documentazione preziosa sui tanti mali e la tanta ferocia che attraversano la storia degli uomini, proprio come faceva il giovane Simone Camilli , dilaniato nella Striscia di Gaza da una bomba inesplosa mentre ne filmava il disinnesco.
Non si tratta dei mondi "irenici" di Tiziano Terzani, ma della ferocia e dell’orrore del sangue vivo che sprizza dai corpi martoriati nei vari “teatri di guerra” a poca distanza da noi, come quei corpi colpiti senza pietà o sotterrati vivi da carnefici disumani e implacabili nelle loro esecuzioni indiscriminate in Iraq. Avanza così il progetto di conquista del Califfato, una islamizzazione generalizzata dell’area del Mediterraneo e di tutta l’Africa che dovrebbe raggiungere ed imporsi anche in Europa.
Pur essendo in molti casi le minoranze cristiane le più ferocemente colpite e soggette a nuove forme di martirio nel terzo millennio, papa Francesco invoca la pace e la giustizia per tutte le donne e gli uomini che più soffrono per queste guerre permanenti. Ricorda con energia instancabile e spirito profetico che nessuno può profanare e strumentalizzare il nome di Dio per giustificare violenza e morte: anche quello dei musulmani è un dio di pace, di giustizia e di liberazione – dice il Papa – non può diventare bandiera di morte e di massacri.