DA RENZI AFFERMAZIONI NON CORRISPONDENTI A REALTA’ L’ANM

DA RENZI AFFERMAZIONI NON CORRISPONDENTI A REALTA’
L’ANM rileva con vivo rammarico che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, anche nel corso della popolare trasmissione televisiva “Che tempo che fa” andata in onda nella serata di ieri 28 settembre, ha ripetuto affermazioni riguardanti l’azione dell’ANM e il concreto funzionamento degli Uffici giudiziari italiani che non corrispondono alla realtà dei fatti e pertanto si vede costretta a ricordare a tutti, con estrema fermezza, che:
– l’ANM non ha mai dichiarato che l’introduzione di un tetto massimo alle retribuzioni di 240.000 euro annuali sia un attentato alla libertà o all’indipendenza della magistratura. Chi sostiene il contrario è invitato a dimostrare, una volta per tutte, quando e come l’Associazione avrebbe fatto una simile affermazione. L’ANM, inoltre, ricorda che tale tetto è raggiunto solo dai massimi vertici della Corte di Cassazione e della relativa Procura Generale e che la retribuzione media dei magistrati è enormemente inferiore a quella cifra;
– gli uffici giudiziari non chiudono mai e l’ANM non ha mai dichiarato che la riduzione della sospensione feriale e delle ferie (realizzata con il decreto legge n. 132/2014) sia un attentato ai magistrati.
In realtà, l’istituto della sospensione dei termini processuali in periodo feriale – fino ad oggi fissato dal 1° agosto al 15 settembre – è destinato ad assicurare il concreto esercizio del diritto di difesa (art. 24 Cost.), al fine di evitare il decorso dei termini processuali nei processi ordinari, in un tempo che i cittadini tradizionalmente dedicano al riposo annuale.
Quanto alle ferie, finora determinate in 45 giorni, in tale periodo i magistrati erano comunque tenuti al deposito dei provvedimenti, non essendo prevista alcuna sospensione dei relativi termini. Dunque, il numero dei provvedimenti emessi è indipendente dalle ferie godute, la cui riduzione non potrà determinare alcun incremento di produttività.
La magistratura ha troppo rispetto della propria indipendenza, per strumentalizzarla a secondi fini. Ci si attende uguale rispetto da parte di tutti. Ci auguriamo, con ciò, di avere fatto – si spera definitiva – chiarezza, nell’interesse di una corretta informazione e della dignità di quanti operano con sacrificio e impegno nel delicato settore dell’amministrazione della Giustizia.
Immagine dal sito www.repubblica.it
comunicato stampa dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati)
 * * * * * * * * * * * *
MILLE GIORNI (fp)
”Mille giorni di te e di me “ , questo il titolo di un brano cantato da Claudio Baglioni “ è stato ripreso dal Premier Renzi per coniare il programma come “ultima chance per far partire il Paese”, curioso no …?
Si dovrebbero innovare e completare :
La legge elettorale, il diritto al lavoro, l’Eni,il Fisco, la Giustizia e la Rai : questi i temi che il Premier ha approfondito maggiormente.
I mille giorni sono l’ultima spiaggia per pareggiare i conti e far ripartire il Paese.” Se perdiamo” apostrofa Renzi “ non perde Renzi ma il Paese”. In sintesi , se vinciamo ,l’Italia tornerà ad aver un ruolo politico a livello internazionale.
E noi aggiungiamo : e se perdiamo ?
Le riforme o si fanno tutte insieme o il cambiamento non avviene.
Citando le banche ha detto che se esse sono disponibili a fare la loro parte, recuperando la possibilità di finanziare le Pmi , allora ci sono le condizioni perché il percorso riforme abbia un significato molto più forte.
Sull’ Eni : “rispettiamo le indagini e le sentenze ma non consentiamo a nessuno, scoop ,né avvisi di garanzia piu’ o meno citofonati, sui giornali”.
Sul Fisco : “ dovrà essere meno caro e più semplice rispetto ad oggi.
Sul Lavoro :” alla fine dei mille giorni il diritto al lavoro non potrà essere quello di oggi. Non si puo’ perdere tempo e se è il caso faremo dei provvedimenti di urgenza. Per il lavoro non si possono avere cittadini di serie a e di serie b. Per recuperare posti di lavoro occorre sviluppare una politica industriale. Nella legge di stabilità 2015 avremo le risorse per ampliare la gamma degli ammortizzatori sociali riducendone il numero e le dimensioni”.
Sulla Giustizia : sulla riforma della giustizia “dobbiamo cancellare il violento scontro ideologico del passato.Sono per l’indipendenza della Magistratura. Il problema della giustizia non sono le ferie dei magistrati. Ma non c’è nessuno qui fuori che pensi che sia giusto che ci siano 45 giorni di ferie per un servizio cosi delicato come la giustizia”.
E infine sulla Rai : “la governance dovrà essere sottratta dalle scelte dei partiti.
Premier chiediamo noi , mille corrispondono circa a tre anni ,non sarebbe insopportabile sentirla cantare per
così tanto tempo “mille giorni di voi e di me”?

Immagini dal sito www.youtube.com, www.ilgiornale.it
* * * * * * * * * * * *
ECCO GLI ITALIANI OSTAGGI DEI TERRORISTI. IL TERRORE TRA NOI
Sei i connazionali, alcuni rapiti nel 2012, in mano ai fondamentalisti islamici. Per Greta e Vanessa riscatto da 1 milione. Di Lo Porto non si hanno notizie.
Di alcuni non si hanno notizie da tempo, su altri le informazioni sono contrastanti. Il bilancio, però, è di sei italiani nelle mani dei tagliagole. Per l’ultimo caso risolto, quello di Federico Motka, rapito in Siria nel 2013 e liberato il 25 maggio scorso, sarebbero stato pagato un riscatto di 6 milioni di euro. Con Motka, oltre a due collaboratori locali, è stato rapito anche David Haines, il cittadino britannico decapitato dall’Isis. Anche il nostro Paese, dunque, paga il suo tributo alla guerra santa, non solo in termini economici, ma anche con un numero di ostaggi che, solo nel 2014, ha visto sparire 4 persone da marzo ad agosto. Pakistan, Libia e Siria i luoghi interessati dai rapimenti. Dietro, però, c’è sempre la mano dei fondamentalisti islamici che mettono a rischio anche la vita dei nostri connazionali. «L’Italia farà di tutto per riportare a casa i 6 rapiti, perché la nostra politica è di non abbandonare nessuno», ha detto il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro. Le ultime persone scomparse sono Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti prese il 6 agosto scorso in Siria. A luglio, invece, in Libia è stato rapito Marco Vallisa e a marzo Gianluca Salviati. Nel 2013, sempre in Siria, scompare padre Paolo Dall’Oglio, mentre dal 2012 non si hanno notizie di Giovanni Lo Porto, che si trovava in Pakistan. Le situazioni degli ostaggi sono diverse l’una dall’altra. In alcuni casi, infatti, si è riuscito a stabile un contatto con i sequestratori. In altri la situazione è più complicata, proprio per la frammentata galassia delle varie fazioni di miliziani.
dal sito www.iltempo.it
                               * * * * * * * * * * * *
MARO’, IL GOVERNO INDIANO: «NON CI OPPORREMMO AL RIENTRO DI LATORRE»
"Ma per il ministro degli Esteri ci deve essere prima il sì del tribunale
L’udienza sul rimpatrio rinviata al 12 settembre"
Se la Corte Suprema concederà l’autorizzazione al rientro in Italia (di Massimiliano Latorre) per ragioni umanitarie «noi non ci opporremo». Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj. Rispondendo ad una domanda dell’agenzia Ansa, il ministro ha ribadito «non faremo opposizione ad una decisione della Corte». Si apre quindi uno spiraglio di un possibile rientro in patria di uno dei due marò trattenuti in India da oltre due anni in attesa di processo con l’accusa di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani al largo del Kerala. Massimiliano Latorre è stato colpito alcuni giorni fa da un’ischemia. Intanto, come previsto, la corte suprema indiana, ha rinviato al 12 settembre l’udienza sul rimpatrio.
Nuove accuse
La buona notizia arriva dopo che nella giornata odierna era arrivata una nuova accusa nei confronti dei due fucilieri di marina, questa volta dai media indiani. Secondo l’Hindustan Times Massimiliano Latorre e Salvatore Girone avrebbero fatto pressioni sul capitano della Enrica Lexie, Umberto Vitelli, chiedendogli di fornire una versione diversa da ciò che quel giorno accadde. Secondo quanto scrive il quotidiano indiano, i due marò «cercarono presumibilmente di coprire il loro operato spingendo il capitano della petroliera Enrica Lexie a inviare un rapporto in cui si sosteneva che i pescatori erano armati e che questo fu alla base della decisione di sparare».
Niente armi sul peschereccio
L’Hindustan Times cita una fonte del ministero dell’Interno indiano che avrebbe richiesto l’anonimato. Secondo questa fonte , «il capitano della Enrica Lexie generò un rapporto via e-mail in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo del peschereccio St. Antony erano armati mentre gli investigatori indiani verificarono che tutti gli undici pescatori a bordo erano disarmati. Non c’erano armi sul peschereccio». La email fu mandata ad una organizzazione per la sicurezza marittima che la avrebbe poi inoltrata all’International Maritime Organisation, agenzia dell’Onu per il rafforzamento della sicurezza marittima. Sempre secondo il quotidiano, l’Agenzia nazionale per la sicurezza (Nia) indiana interrogò il capitano della Enrica Lexie che negò di essere stato testimone dell’incidente e della sparatoria, dichiarando di aver redatto la email sotto la pressione dei fucilieri di Marina accusati. «L’obiettivo era quello di presentare i pescatori come pirati».
Udienza aggiornata al 12
Nessuna decisione, come detto, da parte della corte suprema indiana che esaminava oggi l’istanza presentata dalla difesa di Massimiliano Latorre per il suo rimpatrio in Italia per motivi di salute dopo l’attacco ischemico. Chiamato in causa il governo indiano al quale viene chiesto un parere e aggiornata l’udienza al 12 settembre. Carlo Sica, avvocato dello Stato che segue il caso dei Marò dal 2012, aveva anticipato che «difficilmente l’udienza sarebbe stata risolutiva ipotizzando un tempo di due o tre settimane» per un nuovo pronunciamento. Una cosa è stata però ottenuta: Massimiliano Latorre proprio per le sue condizioni di salute, non avrà l’obbligo di firma presso il commissariato di polizia per due settimane.
Pinotti preoccupata
Domenica dalla Festa dell’Unita , il ministro della Difesa Roberta Pinotti, si era detta molto preoccupata per la vicenda dei marò: « Se la situazione fosse stata facile, l’avremmo già risolta. Mi auguro si possa aprire un dialogo col nuovo governo indiano, altrimenti c’è la strada dell’internazionalizzazione con il coinvolgimento dell’Onu».Se la Corte Suprema concederà l’autorizzazione al rientro in Italia (di Massimiliano Latorre) per ragioni umanitarie «noi non ci opporremo». Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj. Rispondendo ad una domanda dell’agenzia Ansa, il ministro ha ribadito «non faremo opposizione ad una decisione della Corte». Si apre quindi uno spiraglio di un possibile rientro in patria di uno dei due marò trattenuti in India da oltre due anni in attesa di processo con l’accusa di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani al largo del Kerala. Massimiliano Latorre è stato colpito alcuni giorni fa da un’ischemia. Intanto, come previsto, la corte suprema indiana, ha rinviato al 12 settembre l’udienza sul rimpatrio.
Nuove accuse
La buona notizia arriva dopo che nella giornata odierna era arrivata una nuova accusa nei confronti dei due fucilieri di marina, questa volta dai media indiani. Secondo l’Hindustan Times Massimiliano Latorre e Salvatore Girone avrebbero fatto pressioni sul capitano della Enrica Lexie, Umberto Vitelli, chiedendogli di fornire una versione diversa da ciò che quel giorno accadde. Secondo quanto scrive il quotidiano indiano, i due marò «cercarono presumibilmente di coprire il loro operato spingendo il capitano della petroliera Enrica Lexie a inviare un rapporto in cui si sosteneva che i pescatori erano armati e che questo fu alla base della decisione di sparare».
Niente armi sul peschereccio
L’Hindustan Times cita una fonte del ministero dell’Interno indiano che avrebbe richiesto l’anonimato. Secondo questa fonte , «il capitano della Enrica Lexie generò un rapporto via e-mail in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo del peschereccio St. Antony erano armati mentre gli investigatori indiani verificarono che tutti gli undici pescatori a bordo erano disarmati. Non c’erano armi sul peschereccio». La email fu mandata ad una organizzazione per la sicurezza marittima che la avrebbe poi inoltrata all’International Maritime Organisation, agenzia dell’Onu per il rafforzamento della sicurezza marittima. Sempre secondo il quotidiano, l’Agenzia nazionale per la sicurezza (Nia) indiana interrogò il capitano della Enrica Lexie che negò di essere stato testimone dell’incidente e della sparatoria, dichiarando di aver redatto la email sotto la pressione dei fucilieri di Marina accusati. «L’obiettivo era quello di presentare i pescatori come pirati».
Udienza aggiornata al 12
Nessuna decisione, come detto, da parte della corte suprema indiana che esaminava oggi l’istanza presentata dalla difesa di Massimiliano Latorre per il suo rimpatrio in Italia per motivi di salute dopo l’attacco ischemico. Chiamato in causa il governo indiano al quale viene chiesto un parere e aggiornata l’udienza al 12 settembre. Carlo Sica, avvocato dello Stato che segue il caso dei Marò dal 2012, aveva anticipato che «difficilmente l’udienza sarebbe stata risolutiva ipotizzando un tempo di due o tre settimane» per un nuovo pronunciamento. Una cosa è stata però ottenuta: Massimiliano Latorre proprio per le sue condizioni di salute, non avrà l’obbligo di firma presso il commissariato di polizia per due settimane.
Pinotti preoccupata
Domenica dalla Festa dell’Unita , il ministro della Difesa Roberta Pinotti, si era detta molto preoccupata per la vicenda dei marò: « Se la situazione fosse stata facile, l’avremmo già risolta. Mi auguro si possa aprire un dialogo col nuovo governo indiano, altrimenti c’è la strada dell’internazionalizzazione con il coinvolgimento dell’Onu».
                          dal sito www.corriere.it
                            * * * * * * * * * * * *
DEFLAZIONE, ECCO COS’E’ E COSA CAMBIA PER LE NOSTRE TASCHE
Ora è ufficiale: per la prima volta dal 1959 l’Italia è in deflazione. Un risultato tutt’altro che lusinghiero raggiunto proprio da Matteo Renzi, il premier dell’ottimismo e degli 80 euro, che però non sono serviti a un bel nulla. Ma che cos’è, la deflazione? Che cosa comporta? Queste le domande a cui, in breve, cerchiamo di offrire una risposta. Per prima la definizione: per deflazione s’intende una diminuzione generale del livello del prezzi, insomma l’esatto opposto dell’inflazione (che, al contrario, pur lieve, sta caratterizzando l’andamento macroeconomico dell’area euro, Italia esclusa).
Meccanismi psicologici – Per deflazione s’intende una discesa generalizzata del costo della vita. Buone notizie, pensate? Non proprio, perché gli effetti del fenomeno sull’economia sono disastrosi. In primis, con la caduta dei prezzi, se pur il conto per i consumatori diventa meno pesante, con la deflazione s’innesca un particolare meccanismo psicologico: rimandare l’acquisto attendendo un ulteriore calo dei prezzi. Stesso discorso per le aziende, che vengono invogliate a rimandare nel tempo gli investimenti produttivi già programmati, con ovvie conseguenze occupazionali. Il rischio, in buona sostanza, è che gran parte delle merci restino invendute in magazzino, che l’economia subisca una paralisi.
Debito pubblico – Ci sono poi le conseguenze relative al debito pubblico, che rischia di schizzare verso l’alto. Il Pil, infatti, aumenta ogni anno in valore assoluto anche grazie all’inflazione e, soprattutto, grazie ai beni e servizi venduti. Dunque, se l’inflazione risulta negativa, anche il Pil sarà destinato a scendere. Di conseguenza il rapporto tra l’indebitamento pubblico e il Pil, storico tallone d’Achille del Belpaese, potrebbe muoversi ancora verso l’alto.
Occupazione – La deflazione, insomma, va combattuta – e subito – con misure efficaci. Il rischio di una pericolosissima spirale è molto elevato. La riduzione dei capitali provenienti dall’attività commerciale, come accennato, si ripercuote a cascata sulla produzione e sterilizza la possibilità di nuove assunzioni. Il concreto rischio è che la già altissima disoccupazione schizzi ancora verso l’alto. Lo spettro della deflazione, in particolare, rischia di assestare un colpo fatale alle imprese che non riescono ad affacciarsi su mercati differenti da quello nostrano: in un mercato stagnante, sarebbero quasi inevitabilmente destinate a una precoce chiusura.
dal sito www.liberoquotidiano.it
* * * * * * * * * * * *
I SOCIAL NETWORK INNESCANO LA SPIRALE DEL SILENZIO
"Studio, utenti più restii a esprimere opinioni nella vita reale"
Gli utenti che su Facebook credono di avere amici in linea con le loro opinioni hanno una predisposizione doppia a condividere online il proprio pensiero rispetto a quelli che ritengono di pensarla diversamente dai propri contatti. La probabilità che chi usa regolarmente il social condivida la propria opinione nella vita reale, inoltre, è circa la metà rispetto a chi non frequenta i social network. A dirlo è lo studio ‘I social media e la spirale del silenzio’ del Pew Research Center.
La ‘spirale del silenzio’, teorizzata dalla sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann nel ’74, descrive la tendenza di una persona a non parlare di questioni politiche se ritiene che i suoi interlocutori – familiari, amici, colleghi – la pensino in modo diverso. I ricercatori hanno testato la teoria sui social per vedere se le relazioni virtuali offrissero spazio a chi ha opinioni minoritarie. Stando ai risultati, l’86% degli americani è disposto ad esempio a discutere del Datagate nella vita reale, ma solo il 42% è disposto a farlo su Facebook e Twitter. Del 14% che non ne parlerebbe di persona, solo lo 0,3% lo farebbe sui social.
Sempre secondo lo studio, chi usa Facebook e Twitter più volte al giorno è anche meno propenso a condividere le opinioni offline, soprattutto se pensa che amici e follower virtuali abbiano un pensiero diverso. Secondo i ricercatori, "questo suggerisce che la spirale del silenzio potrebbe propagarsi dai contesti virtuali a quelli reali". Ma può anche significare che "l’ampia consapevolezza che gli utenti dei social hanno delle proprie reti li rende più restii a parlare perché sono particolarmente sintonizzati sulle opinioni di chi li circonda".
                     dal sito www.ansa.it
                           * * * * * * * * * * * *
SE I PREZZI NON CRESCONO, L’ECONOMIA GELA
Gli effetti della deflazione: nel breve può aiutare, ma alla lunga è molto pericolosa
Se fosse una stagione sarebbe l’inverno. La deflazione, la variazione negativa dei prezzi al consumo, è un segnale di paralisi dell’economia. Non a caso l’obiettivo della Banca centrale europea è quello di mantenere la crescita dei prezzi intorno al 2%: troppa inflazione è tossica, ma se i prezzi non aumentano e, anzi, diminuiscono l’economia non sta affatto bene.
Quali sono gli effetti della deflazione? «Nel brevissimo periodo chi ha degli investimenti può essere contento del fatto che il costo della vita non riesca ad erodere i suoi rendimenti – spiega Gregorio De Felice, capo economista di IntesaSanpaolo —. E se la famiglia deve fare compere può, con lo stesso salario, acquistare a prezzi più bassi». Ma sono benefici destinati a non durare, dice ancora l’economista. Alla lunga la deflazione porta con sè la paralisi dei consumi perché si è tentati di procrastinare nel tempo qualunque acquisto non indispensabile e poi arriva inesorabile la discesa degli stipendi.
Anche per il debito pubblico e per i mutui delle famiglie la deflazione non è una bella notizia. Qualunque prestito, se c’è un po’ di inflazione, è meno oneroso da rimborsare nel tempo perché il capitale si “svaluta” negli anni mentre prezzi e salari salgono. Infine ci sono le grandezze macro economiche con cui veniamo misurati in Europa, il famoso rapporto tra debito e prodotto interno lordo e quello tra deficit e prodotto interno lordo. Un po’ di inflazione aiuta perché nei conteggi viene sommata al Pil e con un denominatore più alto i due rapporti scendono aumentando la nostra virtù dal punto di vista dei parametri europei. Se c’è deflazione e decrescita, come accade oggi, il Pil non sale. E il rapporto con i nostri debiti peggiora.Se fosse una stagione sarebbe l’inverno. La deflazione, la variazione negativa dei prezzi al consumo, è un segnale di paralisi dell’economia. Non a caso l’obiettivo della Banca centrale europea è quello di mantenere la crescita dei prezzi intorno al 2%: troppa inflazione è tossica, ma se i prezzi non aumentano e, anzi, diminuiscono l’economia non sta affatto bene.
Quali sono gli effetti della deflazione? «Nel brevissimo periodo chi ha degli investimenti può essere contento del fatto che il costo della vita non riesca ad erodere i suoi rendimenti – spiega Gregorio De Felice, capo economista di IntesaSanpaolo —. E se la famiglia deve fare compere può, con lo stesso salario, acquistare a prezzi più bassi». Ma sono benefici destinati a non durare, dice ancora l’economista. Alla lunga la deflazione porta con sè la paralisi dei consumi perché si è tentati di procrastinare nel tempo qualunque acquisto non indispensabile e poi arriva inesorabile la discesa degli stipendi.
Anche per il debito pubblico e per i mutui delle famiglie la deflazione non è una bella notizia. Qualunque prestito, se c’è un po’ di inflazione, è meno oneroso da rimborsare nel tempo perché il capitale si “svaluta” negli anni mentre prezzi e salari salgono. Infine ci sono le grandezze macro economiche con cui veniamo misurati in Europa, il famoso rapporto tra debito e prodotto interno lordo e quello tra deficit e prodotto interno lordo. Un po’ di inflazione aiuta perché nei conteggi viene sommata al Pil e con un denominatore più alto i due rapporti scendono aumentando la nostra virtù dal punto di vista dei parametri europei. Se c’è deflazione e decrescita, come accade oggi, il Pil non sale. E il rapporto con i nostri debiti peggiora.
 dal sito www.corriere.it
* * * * * * * * * * * *
ADOZIONI GAY, STORICO OK DAL TRIBUNALE DI ROMA. E’ ILPRIMO CASO IN ITALIA
Le mamme: "Vittoria dei bambini". La piccola è figlia biologica di una sola delle due donne conviventi, la coppia ha fatto ricorso alla fecondazione eterologa. E Giovanardi: sentenza eversiva
ROMA – Le mamme esultano. "Siamo felici, quasi incredule di questo risultato che era atteso da anni e che rappresenta una vittoria dei bambini", ha detto la coppia alla quale è stata riconosciuta la "stepchild adoption". Il Tribunale per i Minorenni di Roma ha infatti riconosciuto l’adozione di una bimba che vive con una coppia omosex composta da due donne libere professioniste. La bambina è figlia biologica di una sola delle due conviventi. Si tratta del primo caso in Italia.
"Questa è una vittoria dei bambini e di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba. Speriamo – hanno dichiarato le due mamme che sono venute a conoscenza della decisione del tribunale mentre erano in vacanza – che questa sentenza possa aiutarli; suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto".
La polemica politica. La sentenza ha inevitabilmente riacceso il dibattito sul tema. Carlo Giovanardi, senatore Ncd, parla di sentenza "eversiva", che "scardina i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico scolpiti nella Costituzione e dalle Leggi votate dal Parlamento". Di parere diametralmente opposto il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto che ha parlato di "sentenza storica" che apre una "speranza per migliaia di famiglie Arcobaleno". Per la Meloni invece si tratta una "sentenza ideologica". Esultano tutte le associazioni gay, dal circolo Mario Mieli all’Arcilesbica.
Le motivazioni della sentenza. La coppia, che vive a Roma dal 2003, ha avuto una bimba all’estero anni fa con procreazione assistita eterologa per realizzare un progetto di genitorialità condivisa. Le mamme hanno così intrapreso un percorso che le ha portate a condividere compiti educativi e d assistenziali e "una solida base affettiva", ora riconosciuta dalla legge.
Il Tribunale ha accolto il ricorso presentato per ottenere l’adozione della figlia da parte della mamma non biologica. Le due donne, sposate all’estero, si erano rivolte all’Associazione italiana avvocati famiglia e minori, per procedere con il ricorso per l’adozione. Il ricorso è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l’adozione in casi particolari. Ovvero "nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore ‘sociale’, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo", indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori.
"La norma in questione infatti – ha spiegato l’avvocato Maria Antonia Pili, legale di Pordenone e presidente di Aiaf Friuli, l’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori del Friuli Venezia Giulia. – non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi, siano esse eterosessuali o omosessuali". Non si tratta dunque del riconoscimento di un diritto ex novo, ha specificato Pili, ma del riconoscimento giuridico di una situazione già consolidata, il tutto sempre nel "supremo interesse del minore".
dal sito www.repubblica.it
* * * * * * * * * * * *
GIANFRANCO PASQUINO PREMIATO A BUENOS AIRES
La città argentina ha reso omaggio al politologo ed attuale membro del Comitato su temi costituzionali
Il diploma di Ospite di Onore della Città di Buenos Aires è stato consegnato al professor Gianfranco Pasquino da Cristian Ritondo, deputato e Vicepresidente del Governo della Città, che ha dichiarato: "È un onore rendere omaggio al numero uno delle scienze politiche, che durante il suo percorso accademico ha raggiunto un ampio riconoscimento internazionale ". Ritondo ha inoltre ricordato che Pasquino ha insegnato anche all’Università di Buenos Aires, che ha dato “al paese quattro premi Nobel e quattordici presidenti”.
L’onoreficenza è stata conferita alla presenza del Direttore del centro di ricerca, sviluppo economico e territorio Vicente Donato e del Presidente della Società Argentina di Analisi Politica – SAAP, Martín D’Alessandro.
Durante la cerimonia, il professor Pasquino ha affermato: "È un gran onore ricevere questo riconoscimento della Città di Buenos Aires. Visito annualmente questa capitale dal 1999, quando venni la prima volta per insegnare al Master di Relazioni Internazionali presso la sede argentina dell’Università di Bologna".
Immagine dal sito www.gianfrancopasquino.wordpress.com

Post Comment