Uomini contro
Sono 2.500.000 i siriani in fuga in seguito alla guerra civile che dura da tre anni, l’80% delle scuole e degli ospedali sono distrutti, epidemie e malnutrizione tracciano un paesaggio del paese rovinoso. Il regime di Bashar Al Assad succeduto al potere nel 2000 pur ripristinando il commercio che era divenuto sotto il precedente governo un contrabbando continuo fra Giordania e Libano, non riesce ad arginare la corruzione e usa con un ceto medio ormai ridotto alla fame la censura e l’eliminazione del dissenso. La rivolta siriana è subito contagiata dal fondamentalismo, il movimento di Jabhat al Nusra con a capo Abu Mohammed al Golani è uno dei gruppi jihadista che si batte contro Bashar Al Assad. Sulle macerie della guerra Irachena nasce lo Stato islamico dell’Iraq e della grande Siria Isis o Isil (Islamic State of Iraq and the Levant) che nel luglio scorso ha proclamato il califfato , questa organizzazione sembra avere 5000 miliziani in Siria e 6000 in Iraq, tremila dei quali provengono da tutto il mondo, secondo le Intelligence sono neomusulmani che combattono per poche migliaia di dollari . L’Isil si è impadronita in Siria del giacimento Conoco prima in mano alla resistenza siriana , si finanzia con rapine (Banca centrale di Mosul) ed è probabilmente appoggiata dal Qatar e dagli Emirati. Le immagini delle atrocità compiute nei villaggi nel nord della Siria e la decapitazione del giornalista americano ci rivelano una crudeltà tale che le parole pronunciate da Papa Francesco “Siamo in guerra, è una terza guerra mondiale ma a pezzi, dobbiamo fermare questa guerra “ ci danno quasi un sollievo, perché forniscono una soluzione alla paura, all’orrore. Ma come dimenticare che qualsiasi guerra è una trappola infernale, che anche dare armi significa lasciarle poi su quel terreno che si pretende di salvare? Che la stessa Isil nasce dalla guerra di G.W. Bush in Iraq. Le armi dell’Isil sono oggi quelle sovietiche, quelle dei peshmerga curdi sono americane europee domani italiane.
Prima di pensare a come fermare questa guerra occorre riflettere sul modo e sulla validità di ogni intervento, sapere di quante maschere democratiche e umanitarie si ammanta un intervento armato , quali poteri si mettono in gioco e quanti interessi economici premono dietro la presunzione della difesa dei diritti umani. Una guerra giusta è sempre una guerra e la forza non sempre è a difesa del diritto, la forza prende la mano e una guerra di difesa come può esser diversa da quella ii offesa? Una guerra che sanziona l’offesa dei diritti umani produce mattatoi come tutte le guerre, certo con la deflazione e la stagnazione europea per gli eserciti e i produttori di armi si tratta di affari. Nonostante ci illudiamo di essere un villaggio globale vi sono molti confini da rispettare, prima di poter dichiarare giusta una guerra occorre saper mantenere una pace giusta all’interno di ogni tribù comunità paese. Quiam vim vi repellere licet è moralmente necessario difenderci dalla violenza dall’odio dall’ingiustizia, ma abbiamo veramente esplorato tutte le possibilità politiche ? Perché è ridicolo parlare di una difesa nonviolenta? La Chiesa nel tempo ha definito con la “Pacem in terris” ( Concilio Vaticano II) che non c’è nessun collegamento fra giustizia e guerra, e nello stesso tempo si nota il ritorno ad una politica di guerra come strumento di giustizia , necessaria, umanitaria intelligente , preventiva. Cap. 27 “La guerra è lo strumento più barbaro e più inefficace per risolvere i conflitti. Il mondo civile dovrebbe bandirla totalmente e sostituirla con il ricorso ad altri mezzi , come la trattativa e l’arbitrato internazionale . Si dovrebbe togliere ai singoli stati il diritto di farsi giustizia da soli con la forza , come già è stato ai provati cittadini e alle comunità intermedie”.
Non esiste una guerra giusta anche se non ci abbandona il desiderio di proteggere e di sentirci responsabili di quel che avviene, e di fatto lo siamo, per il colonialismo pregresso, per l’omissione di dialogo, per l’incapacità di intervento preventivo , ma la coscienza di essere contigui, di non poterci chiamare liberi se ad altri è negata la libertà ci costringe a misurarci con i problemi del medio oriente, con la tendenza al fondamentalismo nostra e loro, con un rapporto con la religione che è solo un abito della volontà di potenza . Caino e la potenzialità di essere assassini e carnefici è come un batterio dormiente in noi che non aspetta altro che ci sia guerra per armarsi e uccidere. Così gli arabi contro gli arabi, gli ebrei contro gli arabi palestinesi, la guerra è sempre guerra fra fratelli che non esitano a diventare assassini. Il segno di Caino è quello del ferro con cui sono fatte le armi, è rosso come il sangue, quel segno vieta a chiunque di ucciderlo perchè abbia la grazia e il tempo di pentirsi.
Elaborazione Immagine di Carla Morselli