Tre suore italiane violentate e uccise in Burundi…

 

Suor Bernardetta Boggian, una delle tre suore italiane uccise barbaramente in Burundi, è stata decapitata. Lo ha detto all’agenzia France Presse il vice direttore generale della polizia burundese Godefroid Bizimana raccontando altri dettagli raccapriccianti sulla fine delle tre religiose. «Tutte e tre sono state violentate», ha detto.L’assassino è un giovane squilibrato visto fuggire con un coltello in mano. Lo riferisce la polizia del Paese africano, secondo cui l’uomo ha sgozzato le prime due religiose e ha infierito con una pietra sul cadavere di almeno una di loro. Per ora le autorità non si sbilanciano sul movente del delitto avvenuto a Kamenge, nella zona nord di Bujumbura. Forse «il tragico esito di una rapina», ha ipotizzato la diocesi di Parma sul suo sito web, anche se è stato precisato che dal convento non è stato portato via nulla.
Prima sono state uccise l’80enne Olga Raschietti e la 73enne Lucia Pulici, poi una terza suora, Bernardetta Boggian, che aveva scoperto i corpi delle consorelle. «Sono state uccise brutalmente», ha spiegato all’agenzia Afp un alto funzionario della polizia locale, secondo cui le religiose «sono state massacrate con un coltello e poi l’assassino si è accanito su una di loro con una pietra».
«Un episodio del tutto inaspettato, un enorme dolore»: cosi’ padre Mario Pulcini, superiore dei missionari saveriani in Burundi, ha raccontato alla Misna l’accaduto. Due, suor Olga Raschietti e suor Lucia Pulici, sono state ritrovate uccise domenica nel pomeriggio. La terza, suor Bernardetta Boggian nella notte. «Verso le 16.00 di ieri la sorella Bernadetta e’ venuta nel mio ufficio chiedendo notizie delle sorelle Lucia e Olga che erano rimaste a casa mentre lei e la sorella Mercedes si erano recate all’aeroporto per accogliere le altre sorelle di ritorno in Burundi dal loro capitolo generale a Parma.C’era apprensione soprattutto perche’ dall’interno della casa non c’erano segnali di vita: tutto era chiuso e con le tende tirate», ha raccontato. Anche padre Pulcini ha provato a chiamare le sorelle, ma senza successo. «I guardiani del cancello – ha ripreso il racconto – non le avevano viste uscire. Esito negativo lo ha dato anche una veloce ricerca nel quartiere presso alcune persone ammalate che le sorelle visitavano soprattutto di domenica. Ero davanti all’entrata con l’intenzione di forzare la serratura quando la porta si è aperta ed è apparsa Bernadetta, sconvolta. Aveva trovato una porta di servizio laterale alla loro casa aperta e, una volta entrate, i corpi senza vita delle sorelle Olga e Lucia». Sono state quindi allertate le autorità civili, militari e giudiziarie e religiose; si è proceduto ai primi accertamenti e sono iniziati gli interrogatori, soprattutto al personale di casa.
«Poi questa notte – dice ancora padre Pulcini – le sorelle sono tornate a chiamarmi, temevano che l’aggressore fosse in casa. Quando siamo riusciti ad entrare abbiamo trovato anche suor Bernardetta, senza vita». La Pulici, 73 anni, aveva festeggiato a luglio i 50 anni di vita nella congregazione religiosa. Olga Raschietti , 80 anni, e’ originaria della provincia di Vicenza, mentre Bernardetta Boggian era originaria di Ospedaletto Euganeo e, salvo piccole pause, era dedita alla missione in Africa Centrale – Congo e ora Burundi – dal 1970. Il convento di Kamenge , dove e’ avvenuta la tragedia, si trova in un quartiere settentrionale di Bujumbura e sostiene un centro per i giovani fondato dai Saveriani che promuove la convivenza tra etnie diverse.
Il cordoglio del Papa
Cordoglio di Papa Francesco per la morte di tre suore missionarie saveriane italiane uccise nel loro convento in Burundi nella missione di Kamenge, zona Nord della capitale Bujumbura. Si tratta di suor Olga Raschietti, suor Lucia Pulici, e suor Bernardetta Boggian. In due telegrammi, uno al nunzio a Bujumbura – mons. Evariste Ngoyagoye – e l’altro alla Superiora generale delle Missionarie Saveriane – suor Ines Frizza -, il Papa si dice «colpito dalla tragica morte» delle religiose e «auspica che il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternita’ tra i popoli». Nei messaggi, firmati dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, Francesco assicura dunque le sue preghiere per queste «generose testimoni del Vangelo» ed esprime la sua vicinanza e partecipazione alla congregazione delle tre suore e a tutta la comunita’ di fedeli del Burundi.

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