Tv spenta, Paese quasi…

di | 1 Ott 2014


Elaborazione Immagine Carla Morselli

Sui i talk show politici cala il sipario .
Con la prima puntata di “Servizio Pubblico” Michele Santoro ha cercato di percorrere altre forme di approfondimento giornalistico, proprio perché consapevole del deciso calo di telespettatori per questo genere ormai “cotto”.
Tutti i  titoli in flessione, tra l’1,5 e il 3,5% nonostante la moltiplicazione dell’offerta.
Oltre a Servizio pubblico , cala “Ballaro” ( il programma condotto da uno spaesato e strapagato Massimo Giannini con quello nuovo di Giovanni Floris non raggiungono gli ascolti dell’anno scorso del talk del martedi’ di Rai3). Per non parlare dei programmi condotti da un perennemente esagitato Corrado Formigli o da Gianluigi Paragone , Nicola Porro e Luca Telese , percentuali molto molto basse .
Viene invece premiata la conduzione con pochi ospiti di Lilli Gruber. Come sostiene Santoro <<ci troviamo davanti ad un incredibile paradosso , il calo della domanda del pubblico a cui corrisponde un’incredibile moltiplicazione dell’offerta>>, e i dati gli danno ragione.
Il proliferare di queste passarelle con i famosi ”professionisti della tartina” non è sufficiente a comprendere la disaffezione del pubblico.
Ci troviamo ,finalmente , innanzi alla fine dei talk ?
Sostiene ancora Santoro , a nostro avviso giustamente , << la scelta di riempire all’inverosimile la programmazione di trasmissioni d’approfondimento, i cosiddetti talk, che con il venir meno nella società di grandi contrasti, e con la scomparsa dei partiti, hanno creato nel pubblico una specie di nausea e un vero e proprio rigetto>>.
Forse di taluni contenitori si , perché in controtendenza dobbiamo registrare la stabilità negli ascolti di “Porta a porta” e “Quinta colonna”, strano ?
Se consideriamo la crisi delle istituzioni, la crisi economica e tanto altro , personaggi storicamente presenti , come Vespa , rassicurano quella fascia di Italiani che guardano fino a tardi la Tv ,in sintesi una “necessità di centri di gravità permanenti” come cantava Battiato. La nausea alle passerelle continue , a tutte le ore , di politici disponibili a ciaccolare piuttosto che lavorare seriamente , a discutere su tutto senza essere preparati.
O assistere alle melense alzate d’ingegno di ex della politica onnipresenti : Cacciari ,Sgarbi , Pivetti e compagnia cantante offrono un’immagine distorta della politica .
L’opinione pubblica che telesaspetta , che deve pensare di una On.Serracchiani ,che, invece di occuparsi della regione Friuli della quale è Presidente imperversa ubiquamente senza tregua ? Pensa , evidentemente , che l’impegno regionale sia secondario!
Ma riflettiamo pure sui “cervellini” dei direttori dei programmi e sulle loro competenze se si desidera fare un’analisi seria del tracollo dei talk.
Prendiamo Rai Tre e il suo direttore Andrea Vianello. Un inciso : quanto guadagna veramente? Ha chiamato , a quanto dichiarato da Gubitosi DG Rai, Giannini a condurre “Ballarò” per 450mila euro annui più una consistente infornata di nuovi collaboratori di Redazione esterni alla Rai , e tutto alla faccia di coloro che da anni aspettano il concorso pubblico e in barba alla spending review della premiata ditta Tarantola& Gubitosi , il cui unico merito è l’aver messo mutande e reggiseno alle procaci starlettes che stazionano nei corridoi Rai . Per il resto nulla ! Nessuna qualità, nessuna innovazione e nessuna valorizzazione di esperti di programmazione! Ora il Vianello, reduce da una mediocre conduzione di “Manda Rai Tre” ,come può pretendere di rivoluzionare in meglio i palinsesti e di portare a casa successi garantiti se non sperperi ?
A maggior ragione sperperi , perché la Rai è un’azienda pubblica per la quale si spendono i soldi del Cittadino che paga il canone di abbonamento per questi risultati !
Vianello a parte , senza veri conoscitori del mezzo televisivo non si va da nessuna parte !
Paradossalmente , prima Berlusconi e poi Renzi , sarebbero ottimi conoscitori della materia , considerando la semplicità del loro comunicare.
Altro aspetto che non bisogna trascurare nell’analisi del crollo dei talk è il loro effetto depressivo . E’ infatti illuminante quanto afferma Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell’Università di Chieti, che commentando il calo di ascolti dei talk show e, più in generale, dei dibattiti politici in tv dice : «la perdita di interesse nei confronti dei talk show è inversamente proporzionale all’aumento dell’offerta e alla inconcludenza di questa stessa offerta». Sottolinea ancora Di Giannantonio, «non c’è nessun tratto distintivo tra i vari talk show in programma sulle reti nazionali. Si tratta di un format televisivo a basso costo che riempie l’etere di parole».
Cosa aggiungere di più ?
Del resto la mancanza di Uomini in politica porta anche al progressivo degrado di scelte inappropriate anche dell’informazione come intrattenimento , a questo punto scegliamoci un bel filmone giallo o comico , saranno sicuramente non depressivi.