Il “ quasi nuovo “ che avanza…

di | 1 Nov 2014


La ricerca del consenso è una attitudine naturale della politica che incontra però difficoltà crescenti. Lo attesta la sempre più problematica definizione delle tradizionali categorie di destra e sinistra; la mutazione dei partiti che assumono sempre più carattere leaderistico con riferimento crescente agli elettori e alla generalità dei cittadini, piuttosto che agli iscritti e agli organi di articolazione interna e di presenza sul territorio.
Ne abbiamo avuto dimostrazione seguendo i lavori della direzione Pd, dominata da due fattori: l’apertura ai fuoriusciti Sel di Vendola e all’ex scelta civica di Monti. Un modo netto per rappresentare l’apertura a quel"partito della nazione" di cui tanto si parla dopo il clamoroso risultato al voto europeo. La scelta di destinare alla lista vincitrice e non più alla coalizione il premio di maggioranza della nuova legge elettorale, sancendo definitivamente la "vocazione maggioritaria" del partito di Renzi, secondo la vecchia formula inaugurata da Veltroni. La riflessione sul partito, gli organi e le regole della vita interna, le forme di articolazione sul territorio e nel rapporto con la società, specie movimenti e organizzazioni del volontariato, tutto questo è stato affidato ad una commissione da definire e senza indicazione di termine.
Renzi è leader indiscusso e rafforzerà per così dire la sua consacrazione nel fine settimana nell’incontro alla stazione Leopolda che rievoca ormai a tutti la nascita e l’ascesa del leader fiorentino, l’impostazione nazional-popolare del Pd fin dall’origine. L’assemblea di Firenze è un incontro aperto con inviti rivolti a tutti, ma caratterizzata da un’impronta plebiscitaria, certo diversa dai toni della chiacchierata televisiva con Barbara d’Urso, ma dal significato ed impatto non indifferente per l’inevitabile rilievo che ne daranno i media, in contrapposizione al raduno della Cgil in piazza san Giovanni. Non pochi commentatori hanno tirato in ballo la vecchia Democrazia Cristiana e il ruolo delle correnti specie nella fase ormai di progressiva decadenza. Anche per questo tuttavia una similitudine approssimativa e superficiale, per contesti storici molto diversi, la presenza di una legge elettorale proporzionale e il ruolo del più forte partito comunista d’occidente. Nella Dc di quegli anni c’erano del resto posizioni molto differenti, la Dc dei dorotei e di Andreotti e quella di Moro e Zaccagnini.
La storia politica della cosiddetta prima repubblica non ha in effetti conosciuto leader populistici e partiti personali. Poi è venuto il fenomeno Berlusconi, da tempo però in crisi e che annaspa nel tentativo di trovare una nuova strada. Renzi è la novità significativa del presente e molti si chiedono se la prossima Leopolda contribuirà a far comprendere meglio la sua concezione della politica e la natura democratica del Pd.

 
Immagini dal sito www.lospiffero.com; www.campanianotizie.com; www.ilsole24ore.com; www.democraziacristianaonline.info