SPENDING REVIEW, PERILLI: PER ZINGARETTI ANNUNCIARE E’ PIU’ IMPORTANTE CHE FARE

Gianluca Perilli, capogruppo del M5S Lazio, dichiara:
“L’elemento caratterizzante della presidenza di Zingaretti è la consuetudine di annunciare a pagine unificate prima di fare. L’ultimo caso è quello dei tagli alle poltrone, ancora non licenziato dalla commissione ma diffuso come un dato di fatto da un cinguettio presidenziale. Capisco la necessità di Zingaretti di rappresentarsi come un’alternativa a Renzi ma questo non dovrebbe andare a discapito della corretta informazione dei cittadini.
Al momento non esistono poltrone tagliate, anzi tutte le nostre richieste di ridimensionamento della elefantiaca dirigenza regionale si scontrano con la ferma resistenza di Zingaretti e di tutta la Giunta. Un anno fa ci siamo presi pagine e pagine di accuse solo per aver chiesto che nella nuova Sviluppo Lazio ci fosse un dirigente ogni trenta dipendenti ed ora su quegli stessi giornali dobbiamo leggere il resoconto di un miracolo non ancora realizzato.
“L’elemento caratterizzante della presidenza di Zingaretti è la consuetudine di annunciare a pagine unificate prima di fare. L’ultimo caso è quello dei tagli alle poltrone, ancora non licenziato dalla commissione ma diffuso come un dato di fatto da un cinguettio presidenziale. Capisco la necessità di Zingaretti di rappresentarsi come un’alternativa a Renzi ma questo non dovrebbe andare a discapito della corretta informazione dei cittadini.
Al momento non esistono poltrone tagliate, anzi tutte le nostre richieste di ridimensionamento della elefantiaca dirigenza regionale si scontrano con la ferma resistenza di Zingaretti e di tutta la Giunta. Un anno fa ci siamo presi pagine e pagine di accuse solo per aver chiesto che nella nuova Sviluppo Lazio ci fosse un dirigente ogni trenta dipendenti ed ora su quegli stessi giornali dobbiamo leggere il resoconto di un miracolo non ancora realizzato.
La regione non si governa e non si rialza a colpi di inchiostro, spero che Zingaretti prima o poi lo capisca, un buon segnale sarebbe ridurre le spese per le inserzioni sui social network e sulla stampa, che lo scorso anno hanno toccato cifre difficilmente assimilabili alla tanto sventolata ‘spending review’ laziale.”
PARENTI & AMICI, NEL PD C’E’ POSTO PER TUTTI

“Non v’è nessuna felicità maggiore di quella della famiglia”, scrisse Dostoevskij. Mai pensiero fu più azzeccato quando, nelle famiglie, si intrecciano interessi diversi. Filo teso tra coincidenze sorprendenti o diaboliche strategie, comunque ossequio all’italico motto del piove sempre sul bagnato. L’ultimo sasso l’ha lanciato Francesco Storace, ora vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Bersaglio, i finanziamenti che la società di produzione cinematografica di Mario Gianani, consorte del ministro Marianna Madia, ha ricevuto dalla Regione Lazio a guida Zingaretti. “1 milione e 200 mila euro – scrive il leader della Destra – tutto di tasca nostra”. E alla Regione Lazio, che replica indicando i “criteri esclusivamente oggettivi” attraverso i quali vengono assegnati quei fondi, Storace suggerisce, lapidario, di mettere il “the end” alla pellicola”. Certo gli intrecci parentali non fanno buon gioco a Renzi, che voleva cambiare il Paese abbattendo con un colpo di spada, quei nodi che ne impediscono lo sviluppo. La vecchiocrazia, certo, ma anche il familismo. Che però gli arriva fin dentro al Palazzo. A giudicare, ad esempio, al caso Maria Elena Boschi – Banca Popolare dell’ Etruria. Vero e proprio istituto di famiglia: il padre è stato vice presidente fino al commissariamento, il fratello ci lavora. E tutto al centro di una polemica nei giorni in cui l’istituto, in concomitanza con il decreto del governo di riforma delle banche popolari, vide stellari rialzi in Borsa. Si gridò al conflitto di interessi, anatema a sinistra, considerando anche le quote possedute dalla ministeriale famiglia. Ma poi, il commissariamento fu un amaro sollievo, che la ministra affidò ad un tweet: “Il Governo su proposta di Banca d’Italia ha commissariato Banca Etruria. Smetteranno di dire che ci sono privilegi?”. Accorato anelito che però non tanto si confà a chi si poneva così nuovo e così diverso. E dove c’è Palazzo Chigi c’è casa anche per un altro cognome: Manzione. Lei, Antonella, avvocato, già comandante dei vigili urbani a Firenze e al seguito di Renzi nell’avventura romana, come capo dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio. Lui, il fratello Domenico, sottosegretario all’Interno dal governo Letta. Scendendo più in basso, troviamo una delle nuove leve d’assalto renziane, entrata agli onori della cronaca per uno scalpo eccellente. Raffaella Paita, colei che ha sconfitto Sergio Cofferati alle primarie in Liguria. Suo marito, Luigi Merlo, è il presidente dell’Autorità portuale di Genova. Vicinissimo a Claudio Burlando, Presidente uscente della Giunta Regionale sostenitore, guarda caso, proprio di Raffaella Paita che è sua assessore. E poi ci sono i casi di alto lignaggio, diretto o acquisito. Il primo è di Matteo Colaninno. Certo, la sua esperienza politica inizia ben prima dell’avvento renziano. Ma nel sito del Gruppo Piaggio si legge un comunicato dello scorso giugno, con tanto di ridente foto, in cui si racconta la visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, alla sede dell’azienda in Vietnam, a Vinh Phuc. Il premier «è stato accolto da Roberto Colaninno, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Piaggio e Matteo Colaninno, Vice Presidente del Gruppo». Lo stesso che, commentando la chiusura del semestre europeo a guida italiana lo scorso gennaio, ebbe a sottolineare che «sei mesi fa l’Europa era ancora incerta sulla strada da intraprendere. Oggi, grazie alla guida attenta e responsabile del governo italiano guidato da Matteo Renzi, non ci sono più dubbi: si va avanti all’insegna della crescita e dello sviluppo». Lignaggio acquisito, invece, per il deputato Gregorio Gitti, avvocato di grido bresciano. Entrato a Montecitorio con Scelta Civica, poi traslocato nel Pd renziano. Più di lui è noto il suocero: Giovanni Bazoli, dominus di quella che una volta era chiamata la finanza cattolica italiana. Tanti intrecci, dunque. Spartito già visto in altre epoche. Un po’ stonato per una classe dirigente che, al grido di “cambio tutto” ha sostituito il ben meno glorioso sussurro del “tengo famiglia”.
dal sito www.iltempo.it
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TUTTO IN ALTO MARE. ATENE HA CHIESTO ALTRI 6 MESI DI AIUTI. PRESSING USA SU TSIPRAS

(ndr)
Immagine dal sito www.lastampa.it
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ALTRI 10 INDAGATI NELLA REGIONE LAZIO

In seguito ad un esposto presentato da Movimento 5 Stelle, il Sostituto Procuratore Alberto Galanti dopo aver constatato l’irregolarità di una delibera del 2009 a firma di Raniero De Filippis, dirigente già arrestato per l’inchiesta dei rifiuti, che promuoveva 10 professionisti senza concorso, contravvenendo al contratto nazionale di categoria.
Inoltre, fatto assai ancor più grave, un professionista su due dei circa 22 in organico è di fatto diventato parte dell’avvocatura regionale e” beffa del destino”, udite : a qualche avvocato nuovo di zecca è arrivato il riconoscimento di alta professionalità, quindi il titolo di cassazionista…
Il tutto a spese nostre, di noi poveri contribuenti.
Con il rischio , secondo il capogruppo M5S Perilli, che ricorsi sensibili su sanità, ambiente, organizzazione interna, siano trattati da “questi avvocati per forza” frutto di palesi irregolarità!
E il Presidente Zingaretti ? E il Presidente Leodori ? E il Difensore Civico della Regione ? E infine l’Istituto Jemolo, perché tacciono?
Meno male che Zingaretti voleva una Regione trasparente ! VERGOGNA !!!
(LTG)
Immagine dal sito www.ilfattoquotidiano.it
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UCRAINA: ACCORDO SULLE PRINCIPALI QUESTIONI.
LA TREGUA INIZIA DAL GIORNO 15 FEBBRAIO 2015.
Potrebbe essere considerata una tregua parziale per il “cessate il fuoco” in Ucraina dell’Est, raggiunta a Minsk nel summit tra Putin, Hollande, Merkel e Poroshenko.
Il Presidente Putin considera l’accordo un ottimo risultato, confermando che l’accordo è stato siglato da tutte le parti.
Il cessate il fuoco comincia dal 15 febbraio 2015 con il ritiro delle armi pesanti, con l’ammissione di una zona smilitarizzata in Ucraina Orientale.
Va precisato che, l’intesa è stata accettata anche dai ribelli filo – russi.
Oggi stesso Proroshenko raggiungerà Bruxelles per informare il Consiglio Europeo.
Alla riunione sarà presente anche il Premier Italiano Renzi.
Intanto il Fondo Monetario Internazionale attraverso ll Direttore Generale Christine Lagarde ha esteso il programma di assistenza finanziaria all’Ucraina da 17,5 mld di euro.
(ndr)
Immagine dal sito www.agi.it
LA TREGUA INIZIA DAL GIORNO 15 FEBBRAIO 2015.

Il Presidente Putin considera l’accordo un ottimo risultato, confermando che l’accordo è stato siglato da tutte le parti.
Il cessate il fuoco comincia dal 15 febbraio 2015 con il ritiro delle armi pesanti, con l’ammissione di una zona smilitarizzata in Ucraina Orientale.
Va precisato che, l’intesa è stata accettata anche dai ribelli filo – russi.
Oggi stesso Proroshenko raggiungerà Bruxelles per informare il Consiglio Europeo.
Alla riunione sarà presente anche il Premier Italiano Renzi.
Intanto il Fondo Monetario Internazionale attraverso ll Direttore Generale Christine Lagarde ha esteso il programma di assistenza finanziaria all’Ucraina da 17,5 mld di euro.
(ndr)
Immagine dal sito www.agi.it
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NUOVA STRAGE AL LARGO DI LAMPEDUSA AD OGGI 330 MORTI
Polemica sull’inadeguatezza dei soccorsi dopo la cancellazione di” Mare Nostrum”.
Probabile strage che si poteva evitare. Sono stati 29 i morti durante il viaggio della speranza attraverso il canale della Sicilia. La strage è avvenuta ad un centinaio di miglia da Lampedusa.
Probabilmente con “Mare Nostrum” non avremo assistito a questa nuova catastrofe. Le vittime facevano parte di un gruppo di 105 migranti, che si trovavano a bordo di un barcone alla deriva, al largo delle acque libiche. A soccorrere il barcone è stata la guardia costiera nel corso della tarda serata le condizioni atmosferiche certamente non hanno favorito il percorso nel canale di Sicilia.
Ancora una volta la guardia costiera ha operato il soccorso, ma i morti ci sono stati ugualmente.
Con il 31 dicembre l’operazione “Mare Nostrum” ma fino ad allora almeno i soccorsi erano tangibili e molti morti sono state evitate.
(ndr)
Immagine dal sito www.ilvelino.it

Probabile strage che si poteva evitare. Sono stati 29 i morti durante il viaggio della speranza attraverso il canale della Sicilia. La strage è avvenuta ad un centinaio di miglia da Lampedusa.
Probabilmente con “Mare Nostrum” non avremo assistito a questa nuova catastrofe. Le vittime facevano parte di un gruppo di 105 migranti, che si trovavano a bordo di un barcone alla deriva, al largo delle acque libiche. A soccorrere il barcone è stata la guardia costiera nel corso della tarda serata le condizioni atmosferiche certamente non hanno favorito il percorso nel canale di Sicilia.
Ancora una volta la guardia costiera ha operato il soccorso, ma i morti ci sono stati ugualmente.
Con il 31 dicembre l’operazione “Mare Nostrum” ma fino ad allora almeno i soccorsi erano tangibili e molti morti sono state evitate.
(ndr)
Immagine dal sito www.ilvelino.it
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DRAGHI GELA IL PREMIER GRECO : STOP I FINANZIAMENTI EUROPEI ALLE BANCHE GRECHE

La decisione della Bce arriva al termine degli incontri dei due principali rappresentanti del nuovo corso politico con i vertici europei.
Il programma di salvataggio greco è stato giudicato a rischio. In apertura di seduta la borsa di Atene ha registrato un tonfo del 9%. La Bce ha bocciato la linea greca anti Troika impressa dal governo Tsipras appena insediato.
Il governo di Tsipras è deciso a chiedere a Bruxelles un nuovo stop all’austerity, un swap del debito e la fine della Troika.
Il programma di salvataggio greco è stato giudicato a rischio. In apertura di seduta la borsa di Atene ha registrato un tonfo del 9%. La Bce ha bocciato la linea greca anti Troika impressa dal governo Tsipras appena insediato.
Il governo di Tsipras è deciso a chiedere a Bruxelles un nuovo stop all’austerity, un swap del debito e la fine della Troika.
Immagine dal sito www.huffingtonpost.it
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UNIONE EUROPEA : TUTTI I PAESI TORNANO A CRESCERE, PER L’ITALIA ANCORA “BASSA CRESCITA E DEBITO ALTO”
UNIONE EUROPEA : TUTTI I PAESI TORNANO A CRESCERE, PER L’ITALIA ANCORA “BASSA CRESCITA E DEBITO ALTO”

Per quanto riguarda l’Italia il Commissario Moscovici ribadisce che il problema dell’economia italiana è “l’alto debito e bassa crescita” e deve essere risolto con riforma e prudenza di bilancio. Numeri alla mano sull’Italia si conferma la stima di crescita con uno 0,6% e con un leggero miglioramento sui conti pubblici.
Il debito pubblico crescerà ancora nel 2015 raggiungendo il picco del 133% rispetto al PIL per poi cominciare a scendere nel 2016. Rimane negativo il dato per la disoccupazione con il 12,8% nel 2015.
Immagine dal sito www.archivio.panorama.it
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SANITA’: LA GIUNTA FACCIA LUCE SULLE AMBULANZE PRIVATE

Davide Barillari e Devid Porrello del M5S Lazio hanno depositato un’interrogazione in merito alla gestione delle chiamate a spot delle ambulanze private, vetture gestite da organizzazioni private che attualmente coprono la metá degli interventi realizzati nella regione Lazio.
Davide Barillari dichiara:
“Le ambulanze private andrebbero usate solo quando non sia possibile effettuare l’intervento per uno dei mezzi gestiti dal servizio sanitario regionale. Non sappiamo quante sono, da chi sono gestite, quanto costano per ogni intervento e quanto vengono chiamate e, non essendo ancora attivo un sistema digitale che tracci i mezzi nonostante i proclami della Giunta di pochi mesi fa. Zingaretti sta consegnando i pronto soccorso ai privati, non supporta la nostra proposta per portare legalitá nello scandalo del ‘caro estinto’ e non fa nulla per impedire che il trasporto dei malati finisca, per colpa di logiche clientelari, in mano ai soliti.”
Davide Barillari dichiara:
“Le ambulanze private andrebbero usate solo quando non sia possibile effettuare l’intervento per uno dei mezzi gestiti dal servizio sanitario regionale. Non sappiamo quante sono, da chi sono gestite, quanto costano per ogni intervento e quanto vengono chiamate e, non essendo ancora attivo un sistema digitale che tracci i mezzi nonostante i proclami della Giunta di pochi mesi fa. Zingaretti sta consegnando i pronto soccorso ai privati, non supporta la nostra proposta per portare legalitá nello scandalo del ‘caro estinto’ e non fa nulla per impedire che il trasporto dei malati finisca, per colpa di logiche clientelari, in mano ai soliti.”
dal sito www.lazio5stelle.it
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BALCANI, “ASSOLTE” SERBIA E CROAZIA L’ONU: NON COMMISERO GENOCIDIO
Respinti tutti i ricorsi presentati, come quello del governo di Zagabria riguardo tragedia di Vukovar nel 1991. «La Corte incoraggia le parti a proseguire la cooperazione»
Né Belgrado né Zagabria sono da considerare responsabili di genocidio per le violenze commesse durante le guerre nelle repubbliche della ex Jugoslavia. A stabilirlo è stata la Corte Internazionale di Giustizia all’Aja, che si è pronunciata sul duplice caso, quello presentato contro Belgrado dalla Croazia nel 1999 e quello presentato di rimando dalla Serbia contro la Croazia nel 2010. La Corte ha stabilito che nessuna delle due parti è stata in misura di provare che i crimini commessi durante il conflitto lo siano stati con l’obiettivo di compiere un genocidio.
La denuncia della Croazia
La decisione della Corte Internazionale di Giustizia all’Aja chiude il caso aperto dalla denuncia presentata il 2 luglio 1999 dalla Croazia contro l’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) per violazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio – adottata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1948 – con riferimento alle operazioni di pulizia etnica risalenti alla guerra 1991-1995. Zagabria chiedeva che la Corte riconoscesse la violazione dei suoi obblighi legali da parte di Belgrado e pagasse pertanto le riparazioni di guerra al paese per i danni causati. Nel 2010 Belgrado presentò una controdenuncia, accusando la Croazia di genocidio e chiedendo che venissero puniti i responsabili di quegli atti e risarciti i serbi di Croazia.
Le accuse di Belgrado ai croati
Belgrado accusava i croati della morte di 6.500 persone e dell’espulsione di 20mila esponenti della minoranza serba della Croazia, costretti ad abbandonare la Repubblica di Krajina quando venne riconquistata dall’esercito croato. Belgrado a sua volta era tornata ad essere sotto accusa per l’espulsione di centinaia di migliaia di persone, la morte di 13.500 croati e la distruzione di ampie zone del paese. Azioni che per l’accusa erano volte a dar vita ad una «Grande Serbia» con l’annessione di parte della Croazia e della Bosnia. Mai finora un paese è stato condannato per genocidio sulla base della Convenzione dell’Onu del 1948. Nel 2007 la Corte si pronunciò sul massacro di Srebrenica, compiuto ai danni dei musulmani di Bosnia dai militari serbobosniaci nel luglio 2005, quando vennero uccisi 8mila uomini e ragazzi. I giudici stabilirono che la Serbia non era imputabile del genocidio, ma solo di non aver agito per impedirlo.
Zagabria delusa «ma accettiamo verdetto»
«La Croazia non può essere soddisfatta del verdetto, del fatto che non è stato provato il genocidio (della Serbia contro i croati, ndr), ma d’altro canto i giudici hanno chiaramente stabilito che eccidi e distruzioni sono stati commessi, che c’è stata la pulizia etnica». Lo ha dichiarato il primo ministro croato, Zoran Milanovic, commentando la sentenza con cui all’Aja la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto le accuse di genocidio avanzate dalla Croazia contro la Serbia. «Non siamo contenti, ma accettiamo il verdetto in un modo civile’», ha detto Milanovic, aggiungendo però che la Croazia «non rinuncerà mai a insistere sulla necessità che venga fatta luce sulla sorte delle persone scomparse e che la Serbia restituisca i beni culturali» portati oltreconfine durante la guerra.
Nikolic (presidente serbo): «Ora pace duratura»
Per il presidente serbo, Tomislav Nikolic, la Croazia non ha potuto dimostrare i presunti propositi di genocidio della Serbia nel conflitto armato del 1991-1995, mentre d’altra parte, benché la contro-accusa serba di genocidio non sia stata accolta, è stato confermato che la Croazia ha compiuto crimini di massa contro i serbi. «Anche da parte delle più alte istituzioni giudiziarie dell’Onu è stato confermato che le forze croate commisero crimini di massa contro i serbi di Croazia», ha detto Nikolic commentando il verdetto odierno della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. «Con ciò, nonostante le ingiustizie, è stato fatto un passo incoraggiante. Spero sinceramente – ha continuato il presidente serbo – che ora la Serbia e la Croazia, in buona fede, risolvano insieme tutte le questioni che ostacolano i tentativi di portare la nostra regione verso un periodo di pace duratura e prosperità».Né Belgrado né Zagabria sono da considerare responsabili di genocidio per le violenze commesse durante le guerre nelle repubbliche della ex Jugoslavia. A stabilirlo è stata la Corte Internazionale di Giustizia all’Aja, che si è pronunciata sul duplice caso, quello presentato contro Belgrado dalla Croazia nel 1999 e quello presentato di rimando dalla Serbia contro la Croazia nel 2010. La Corte ha stabilito che nessuna delle due parti è stata in misura di provare che i crimini commessi durante il conflitto lo siano stati con l’obiettivo di compiere un genocidio.
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La denuncia della Croazia
La decisione della Corte Internazionale di Giustizia all’Aja chiude il caso aperto dalla denuncia presentata il 2 luglio 1999 dalla Croazia contro l’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) per violazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio – adottata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1948 – con riferimento alle operazioni di pulizia etnica risalenti alla guerra 1991-1995. Zagabria chiedeva che la Corte riconoscesse la violazione dei suoi obblighi legali da parte di Belgrado e pagasse pertanto le riparazioni di guerra al paese per i danni causati. Nel 2010 Belgrado presentò una controdenuncia, accusando la Croazia di genocidio e chiedendo che venissero puniti i responsabili di quegli atti e risarciti i serbi di Croazia.
Le accuse di Belgrado ai croati
Belgrado accusava i croati della morte di 6.500 persone e dell’espulsione di 20mila esponenti della minoranza serba della Croazia, costretti ad abbandonare la Repubblica di Krajina quando venne riconquistata dall’esercito croato. Belgrado a sua volta era tornata ad essere sotto accusa per l’espulsione di centinaia di migliaia di persone, la morte di 13.500 croati e la distruzione di ampie zone del paese. Azioni che per l’accusa erano volte a dar vita ad una «Grande Serbia» con l’annessione di parte della Croazia e della Bosnia. Mai finora un paese è stato condannato per genocidio sulla base della Convenzione dell’Onu del 1948. Nel 2007 la Corte si pronunciò sul massacro di Srebrenica, compiuto ai danni dei musulmani di Bosnia dai militari serbobosniaci nel luglio 2005, quando vennero uccisi 8mila uomini e ragazzi. I giudici stabilirono che la Serbia non era imputabile del genocidio, ma solo di non aver agito per impedirlo.
Zagabria delusa «ma accettiamo verdetto»
«La Croazia non può essere soddisfatta del verdetto, del fatto che non è stato provato il genocidio (della Serbia contro i croati, ndr), ma d’altro canto i giudici hanno chiaramente stabilito che eccidi e distruzioni sono stati commessi, che c’è stata la pulizia etnica». Lo ha dichiarato il primo ministro croato, Zoran Milanovic, commentando la sentenza con cui all’Aja la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto le accuse di genocidio avanzate dalla Croazia contro la Serbia. «Non siamo contenti, ma accettiamo il verdetto in un modo civile’», ha detto Milanovic, aggiungendo però che la Croazia «non rinuncerà mai a insistere sulla necessità che venga fatta luce sulla sorte delle persone scomparse e che la Serbia restituisca i beni culturali» portati oltreconfine durante la guerra.
Nikolic (presidente serbo): «Ora pace duratura»

Né Belgrado né Zagabria sono da considerare responsabili di genocidio per le violenze commesse durante le guerre nelle repubbliche della ex Jugoslavia. A stabilirlo è stata la Corte Internazionale di Giustizia all’Aja, che si è pronunciata sul duplice caso, quello presentato contro Belgrado dalla Croazia nel 1999 e quello presentato di rimando dalla Serbia contro la Croazia nel 2010. La Corte ha stabilito che nessuna delle due parti è stata in misura di provare che i crimini commessi durante il conflitto lo siano stati con l’obiettivo di compiere un genocidio.
La denuncia della Croazia
La decisione della Corte Internazionale di Giustizia all’Aja chiude il caso aperto dalla denuncia presentata il 2 luglio 1999 dalla Croazia contro l’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) per violazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio – adottata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1948 – con riferimento alle operazioni di pulizia etnica risalenti alla guerra 1991-1995. Zagabria chiedeva che la Corte riconoscesse la violazione dei suoi obblighi legali da parte di Belgrado e pagasse pertanto le riparazioni di guerra al paese per i danni causati. Nel 2010 Belgrado presentò una controdenuncia, accusando la Croazia di genocidio e chiedendo che venissero puniti i responsabili di quegli atti e risarciti i serbi di Croazia.
Le accuse di Belgrado ai croati
Belgrado accusava i croati della morte di 6.500 persone e dell’espulsione di 20mila esponenti della minoranza serba della Croazia, costretti ad abbandonare la Repubblica di Krajina quando venne riconquistata dall’esercito croato. Belgrado a sua volta era tornata ad essere sotto accusa per l’espulsione di centinaia di migliaia di persone, la morte di 13.500 croati e la distruzione di ampie zone del paese. Azioni che per l’accusa erano volte a dar vita ad una «Grande Serbia» con l’annessione di parte della Croazia e della Bosnia. Mai finora un paese è stato condannato per genocidio sulla base della Convenzione dell’Onu del 1948. Nel 2007 la Corte si pronunciò sul massacro di Srebrenica, compiuto ai danni dei musulmani di Bosnia dai militari serbobosniaci nel luglio 2005, quando vennero uccisi 8mila uomini e ragazzi. I giudici stabilirono che la Serbia non era imputabile del genocidio, ma solo di non aver agito per impedirlo.
Zagabria delusa «ma accettiamo verdetto»
«La Croazia non può essere soddisfatta del verdetto, del fatto che non è stato provato il genocidio (della Serbia contro i croati, ndr), ma d’altro canto i giudici hanno chiaramente stabilito che eccidi e distruzioni sono stati commessi, che c’è stata la pulizia etnica». Lo ha dichiarato il primo ministro croato, Zoran Milanovic, commentando la sentenza con cui all’Aja la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto le accuse di genocidio avanzate dalla Croazia contro la Serbia. «Non siamo contenti, ma accettiamo il verdetto in un modo civile’», ha detto Milanovic, aggiungendo però che la Croazia «non rinuncerà mai a insistere sulla necessità che venga fatta luce sulla sorte delle persone scomparse e che la Serbia restituisca i beni culturali» portati oltreconfine durante la guerra.
Nikolic (presidente serbo): «Ora pace duratura»
Per il presidente serbo, Tomislav Nikolic, la Croazia non ha potuto dimostrare i presunti propositi di genocidio della Serbia nel conflitto armato del 1991-1995, mentre d’altra parte, benché la contro-accusa serba di genocidio non sia stata accolta, è stato confermato che la Croazia ha compiuto crimini di massa contro i serbi. «Anche da parte delle più alte istituzioni giudiziarie dell’Onu è stato confermato che le forze croate commisero crimini di massa contro i serbi di Croazia», ha detto Nikolic commentando il verdetto odierno della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. «Con ciò, nonostante le ingiustizie, è stato fatto un passo incoraggiante. Spero sinceramente – ha continuato il presidente serbo – che ora la Serbia e la Croazia, in buona fede, risolvano insieme tutte le questioni che ostacolano i tentativi di portare la nostra regione verso un periodo di pace duratura e prosperità».Né Belgrado né Zagabria sono da considerare responsabili di genocidio per le violenze commesse durante le guerre nelle repubbliche della ex Jugoslavia. A stabilirlo è stata la Corte Internazionale di Giustizia all’Aja, che si è pronunciata sul duplice caso, quello presentato contro Belgrado dalla Croazia nel 1999 e quello presentato di rimando dalla Serbia contro la Croazia nel 2010. La Corte ha stabilito che nessuna delle due parti è stata in misura di provare che i crimini commessi durante il conflitto lo siano stati con l’obiettivo di compiere un genocidio.
inRead™ invented by Teads.tv
La denuncia della Croazia
La decisione della Corte Internazionale di Giustizia all’Aja chiude il caso aperto dalla denuncia presentata il 2 luglio 1999 dalla Croazia contro l’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) per violazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio – adottata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1948 – con riferimento alle operazioni di pulizia etnica risalenti alla guerra 1991-1995. Zagabria chiedeva che la Corte riconoscesse la violazione dei suoi obblighi legali da parte di Belgrado e pagasse pertanto le riparazioni di guerra al paese per i danni causati. Nel 2010 Belgrado presentò una controdenuncia, accusando la Croazia di genocidio e chiedendo che venissero puniti i responsabili di quegli atti e risarciti i serbi di Croazia.
Le accuse di Belgrado ai croati
Belgrado accusava i croati della morte di 6.500 persone e dell’espulsione di 20mila esponenti della minoranza serba della Croazia, costretti ad abbandonare la Repubblica di Krajina quando venne riconquistata dall’esercito croato. Belgrado a sua volta era tornata ad essere sotto accusa per l’espulsione di centinaia di migliaia di persone, la morte di 13.500 croati e la distruzione di ampie zone del paese. Azioni che per l’accusa erano volte a dar vita ad una «Grande Serbia» con l’annessione di parte della Croazia e della Bosnia. Mai finora un paese è stato condannato per genocidio sulla base della Convenzione dell’Onu del 1948. Nel 2007 la Corte si pronunciò sul massacro di Srebrenica, compiuto ai danni dei musulmani di Bosnia dai militari serbobosniaci nel luglio 2005, quando vennero uccisi 8mila uomini e ragazzi. I giudici stabilirono che la Serbia non era imputabile del genocidio, ma solo di non aver agito per impedirlo.
Zagabria delusa «ma accettiamo verdetto»
«La Croazia non può essere soddisfatta del verdetto, del fatto che non è stato provato il genocidio (della Serbia contro i croati, ndr), ma d’altro canto i giudici hanno chiaramente stabilito che eccidi e distruzioni sono stati commessi, che c’è stata la pulizia etnica». Lo ha dichiarato il primo ministro croato, Zoran Milanovic, commentando la sentenza con cui all’Aja la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto le accuse di genocidio avanzate dalla Croazia contro la Serbia. «Non siamo contenti, ma accettiamo il verdetto in un modo civile’», ha detto Milanovic, aggiungendo però che la Croazia «non rinuncerà mai a insistere sulla necessità che venga fatta luce sulla sorte delle persone scomparse e che la Serbia restituisca i beni culturali» portati oltreconfine durante la guerra.
Nikolic (presidente serbo): «Ora pace duratura»
Per il presidente serbo, Tomislav Nikolic, la Croazia non ha potuto dimostrare i presunti propositi di genocidio della Serbia nel conflitto armato del 1991-1995, mentre d’altra parte, benché la contro-accusa serba di genocidio non sia stata accolta, è stato confermato che la Croazia ha compiuto crimini di massa contro i serbi. «Anche da parte delle più alte istituzioni giudiziarie dell’Onu è stato confermato che le forze croate commisero crimini di massa contro i serbi di Croazia», ha detto Nikolic commentando il verdetto odierno della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. «Con ciò, nonostante le ingiustizie, è stato fatto un passo incoraggiante. Spero sinceramente – ha continuato il presidente serbo – che ora la Serbia e la Croazia, in buona fede, risolvano insieme tutte le questioni che ostacolano i tentativi di portare la nostra regione verso un periodo di pace duratura e prosperità».
dal sito www.corriere.it
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VISCO (BANCA D’ITALIA) : ” PREFERIVO UN QUANTITATIVE EASING PIU’ CONDIVISO”

Visco ha poi aggiunto che il sistema bancario italiano ha forti capacità di resistenza nonostante abbia ricevuto aiuti pubblici inferiori rispetto ad altri paesi come la Spagna o la Germania. Tuttavia ha aggiunto il Governatore che l’Italia dovrebbe considerare la creazione di una “bad bank” che incasserebbe gli asset domestici tossici per accelerare la pulizia nei bilanci.
Immagine dal sito www.ilsole24ore.com
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APPROVATA AL SENATO LA LEGGE ELETTORALE (ITALICUM)
Grazie all’emendamento Esposito, chiamato “super-canguro” ( proprio che ha per aver fatto decadere circa 35 mila emendamenti delle opposizioni interne ed esterne al governo) l’Italicum è stato approvato.
Andiamo, cosi com’è riscritto, come dovrebbe funzionare in sintesi :
-Il premio di maggioranza scatterà con il 40%;
-confermato il ballottaggio se nessuna lista otterrà il 40%;
-I capolista bloccati saranno 100 e solo loro potranno essere candidati in più collegi elettorali fino ad un massimo di 10;
-è’ consentita di esprimere una doppia preferenza ;
-la soglia di sbarramento passa dall’8% al 3% dei voti validi su base nazionale ;
-L’efficacia della legge elettorale decorrerà a partire da 1 luglio 2016.
Questo testo sarà definitivo solo quando anche la Camera dei Deputati lo avrà approvato.
Immagine dal sito www.si24.it

Andiamo, cosi com’è riscritto, come dovrebbe funzionare in sintesi :
-Il premio di maggioranza scatterà con il 40%;
-confermato il ballottaggio se nessuna lista otterrà il 40%;
-I capolista bloccati saranno 100 e solo loro potranno essere candidati in più collegi elettorali fino ad un massimo di 10;
-è’ consentita di esprimere una doppia preferenza ;
-la soglia di sbarramento passa dall’8% al 3% dei voti validi su base nazionale ;
-L’efficacia della legge elettorale decorrerà a partire da 1 luglio 2016.
Questo testo sarà definitivo solo quando anche la Camera dei Deputati lo avrà approvato.
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UCRAINA : LA UE MANDA15 MILIONI DI AIUTI UMANITARI

le prime necessità.
Dall’inizio della crisi la cifra devoluta dalla Ue per gli aiuti al paese ammonta a 95 milioni di euro.
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