Regione senza ragione Intervista a Roberta Bernardeschi – Segretario Direr Reg.Lazio

Opera di Dave Cutier

Segretario,
abbiamo pensato, dopo le incessanti disavventure delle giunte precedenti, che con Zingaretti si andava verso un modello di Regione trasparente, meritocratica e rispondente alle necessità dei cittadini ma, a oltre due anni dall’insediamento di trasparente e limpido pare ci sia ben poco , perché?
Nei fatti abbiamo assistito all’adozione delle stesse logiche e criteri gestionali proprie delle giunte precedenti, da Badaloni in poi, senza differenziazione di colorazione politica. Procedure sperimentate e perfezionate nel tempo: il Presidente della giunta si circonda di assessori esterni, quindi privi di potere contrattuale e di un gruppo di fiduciari, scelti discrezionalmente, che interferiscono nella gestione amministrativa fino a sostituirsi alla stessa, in violazione del principio della separazione tra indirizzo politico e gestione amministrativa.

Come Sindacato dirigenti regionali avevate messo giustamente in mora le gestioni Storace, Marrazzo e Polverini per scelte discutibili con logiche demagogiche , come vi ponete oggi con gli attuali presidenti di Consiglio e Giunta ?
Tutta la gestione amministrativa è fatta oggetto di lanci mediatici che illustrano una situazione ben diversa dalla realtà dei fatti. Ad esempio siamo ancora la Regione con il maggior debito sanitario, del quale, a leggere alcuni atti come quello della costituzione di una “task force” la Giunta non ha neppure contezza della precisa quantificazione. Le scelte di spesa, e quindi di adozione degli atti, sono determinate tutte (sulla base di una DGR e di una circolare del segretario generale) dal segretario generale stesso, fiduciario nominato discrezionalmente dal Presidente della Giunta. Per questo continuiamo ad impugnare gli atti che condizionano ed interferiscono con una gestione legittima e trasparente della p.a. Alla luce ed ai sensi della costituzione italiana e delle norme (ad es. d,lgs. 165/2001) che disciplinano l’organizzazione e la gestione delle pubbliche amministrazioni e della dirigenza e personale delle pubbliche amministrazioni.

E a proposito di “mala politica” dall’ex assessore all’Ambiente (Sonia Ricci) indagata, all’ex assessore alle Politiche sociali (Paola Varvazzo) dimessa pure lei a causa dei guai con la giustizia del marito, al capogruppo della Lista Zingaretti in Consiglio regionale (Michele Baldi) accusato dalla procura di Perugia di aver falsificato delle firme , a Ciampalini ex vice capo di gabinetto incompatibile con gli incarichi nelle società regionali e oggi riproposto come direttore dell’ultimo baraccone ideato da Zingaretti, Innova Lazio, a 180 mila euro annui, capo di gabinetto (Maurizio Venafro) imputato per bancarotta fraudolenta e ancora ad Alessandro Sterpa ex vice segretario generale, commissario straordinario dell’Istituto Jemolo ( la cui discutibile situazione è stata oggetto di una pesante mozione del Gruppo 5 Stelle nella quali si chiedeva e se ne chiedono le dimissioni) , dunque una situazione che di morigerato ha ben poco . Che fare ?

Il problema di fondo è che non importa l’agire “etico” ma il lancio pubblicitario demagogico dello stesso, magari molto distante dalla realtà dei fatti. Tra l’altro le situazioni segnalate non esauriscono le “criticità”: basti pensare ai due direttori arrestati in servizio, dei quali uno sostituito con un altro condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale. Oppure la vicenda della nomina dei vertici dell’Arpa Lazio, con istruttoria realizzata dal capo di gabinetto. Abbiamo segnalato all’Autorità Anticorruzione che le “autocertificazioni” dei vertici amministrativi relativamente alle posizioni di inconferibilità ed incompatibilità non sono state verificate neppure dopo l’arresto di due direttori: nei fatti ancora oggi operano sulla base di autocertificazioni non controllate, neppure a campione. In alcuni casi c’è l’autocertificazione per l’incompatibilità ma non quella per l’inconferibilità (ad esempio il segretario generale, D’Amato, responsabile della struttura di coordinamento delle politiche sanitarie nel segretariato). La struttura competente delle verifiche per l’anticorruzione è posta in posizione subordinata gerarchicamente al direttore del personale, creando una situazione di conflitto di interessi.

(Elaborazione Immagine di Carla Morselli)

Come si spiega che collaboratori, ripeto collaboratori, del Presidente di Giunta rivestano incarichi come segretari generali e vice, capi di gabinetto e vice (tra consiglio e giunta ne contiamo almeno quattro o cinque) senza attestazioni derivanti dal riconoscimento istituzionale del Ministero dell’Interno, del Ministero delle Regioni nonché della Conferenza Stato-Regioni ? Basta una delibera per nominarli senza meriti e competenze pur percependo stipendi da scandalo?
Ci sono problemi relativi alla commistione tra controllori e controllati. Se si prende un dirigente del MEF e lo si pone a svolgere il ruolo di Assessore al Bilancio, poi altri dirigenti del MEF e si inseriscono in posizioni nodali con stipendi notevolmente superiori a quelli goduti al MEF, è palese che si crea una commistione tra soggetti che erano controllori e diventano gestori, con rapporto privilegiato con coloro che sono rimasti al MEF a controllare. Così è “anomalo” che chi della corte dei conti deve controllare venga chiamato ad insegnare (retribuito) in una struttura della Regione, che magari potrebbe rivolgersi a soggetti impegnati nel controllo presso la Corte dei Conti di altre Regioni.

Dall’inchiesta Mafia Capitale sono emersi collegamenti criminali allarmanti con la Regione Lazio ,vedi il caso Odevaine, già collaboratore di Veltroni Sindaco e Capo della Polizia provinciale della giunta provinciale di Zingaretti o il caso della Cooperativa 29 Giugno di Buzzi (oggi in carcere), che in prima battuta Zingaretti ha dichiarato di non averci nulla a che fare per poi ammetterne il contrario , come prevenire e combattere le infiltrazioni mafiose nella regione ? E a tale proposito come spiega la corrispondenza tra il presunto segretario generale Tardiola con il Capo della Procura della Repubblica di Roma?
Le infiltrazioni e la corruzione si combattono con una classe dirigente e funzionari sganciati dal potere politico, con professionalità incontrovertibili per carriere trasparenti e basate su criteri oggettivi, ruotati nelle loro posizioni. La Regione Lazio nel tempo si è distinta per la fantasia con la quale ha creato procedure per l’accesso alla carriera dirigenziale al di fuori e in violazione delle procedure, dei criteri e dei titoli previsti da leggi nazionali e regionali per l’accesso alla qualifica dirigenziale. Prima la “perequazione”, poi nelle Aree Naturali Protette, poi con bandi per ricerca di professionalità esterne il cui esito era già noto prima ancora che fosse bandita la ricerca esterna.
Sono situazioni che abbiamo segnalato all’A.N.A.C. Ma sino ad oggi senza successo.
Per quanto concerne la corrispondenza tra il Tardiola ed il PM della Procura che sta indagando sulla legalità di alcune problematiche gestionali della Regione Lazio, la giudichiamo oggettivamente scandalosa, sintomatica di una commistione, o tentativo di commistione, tra controllori e controllati, con un fiduciario della politica, il segretario generale, che si estrinseca in valutazioni, al di fuori di qualsivoglia dettato e/o criterio e/o competenza di legge, per la nomina di un dirigente di una struttura amministrativa particolarmente delicata quale quella dei rifiuti. E’ grave che poi la nominata facesse parte del listino elettorale di Tidei per le elezioni di Civitavecchia e che nessuno abbia avuto qualcosa da eccepire sulle estrinsecazioni illegittime, illegali ed incompetenti del segretario generale.

Come reagiscono i dirigenti innanzi a nuove massicce infornate di nomine a dirigenti , prevalentemente selezionati dai partiti e quindi senza requisiti (non ultima quella di fine 2014) e nonostante la presenza massiccia di professionalità dirigenziali già in essere ?
Vedi sentenze: al contrario dei sindacati confederali la Direr si è opposta e continua ad opporsi a tali procedure gestionali che negano il principio di una pubblica amministrazione costituita da professionalità di ruolo, indipendenti dai politici di turno, a favore di una dirigenza di fiduciari che, nel caso poi predispongano atti che provocano un danno erariale, consentano tuttavia al politico di turno di sfangarla dichiarando di non aver compreso l’atto, dannoso “a sua insaputa”. Vedasi recente assoluzione contabile di Renzi per l’assunzione di consulenti senza titoli.

Secondo lei , considerando l’ormai storica inadeguatezza della legge istitutiva delle regioni, e per evitare che si trasformino ancora di più in voragini del debito pubblico e di sprechi e malaffare, sarebbe utile accorpare sempre più regioni evitando le caratterizzazioni campanilistiche e della geografia del”cencelli politico” ?
Ho partecipato alla nascita delle regioni con tutte le aspettative per una pubblica amministrazione vicina ai cittadini. Oggi i fatti ci documentano il fallimento costosissimo di tali amministrazioni. Realisticamente sarebbe più proficua l’eliminazione delle Regioni con un recupero di Province (ridotte nel numero e potenziate nelle competenze) con una regia programmatoria dello stato.

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