Emigrazione, patto di amicizia con la “seconda Caneva” in Brasile
da ufficio stampa Efasce
Gemellaggio tra la comunità pordenonese e quella di Fagundes Varela, nel Rio Grande do Sul
Il 98 per cento della popolazione è di origine italiana. Molti di loro arrivano dalla Destra Tagliamento
C’è un secondo comune di Caneva che si trova oltreoceano, precisamente nel Rio Grande do Sul in Brasile. Si tratta di Fagundes Varela, una cittadina in cui vivono pocopiù di 2500 abitanti, il 98 per cento dei quali ha origini italiane. E di questi, molti affondano le radici nel Friuli Occidentale, in particolare nel paese degli scalpellini della bassa pordenonese. Per questo motivo il sindaco di Caneva Andrea Gava e quello della cittadina verdeoro Jean Fernando Sottile (il cui cognome fa ben capire le sue origini) hanno siglato a Villa Frova di Stevenà un patto di amicizia, primo passo verso quello che potrà diventare in futuro un gemellaggio vero e proprio con tutti i crismi del caso. A rendere possibile questa iniziativa è stato dapprima il coordinatore di tutti i segretariati brasiliani dell’Ente friulano per l’assistenza sociale e culturale degli emigranti, Argel Rigo, anch’egli di origini canevesi e impiegato all’ufficio anagrafe del piccolo paese dell’America latina. Nel 2011 è stato compiuto il primo passo in questa direzione, grazie anche al sostegno dell’allora segretario e oggi presidente dell’Efasce di Pordenone Michele Bernardon, il quale ha raccolto la richiesta di Rigo, preparando il terreno affinchè si potesse sancire il patto di amicizia.
Come ricordato dal sindaco Gava prima di sottoscrivere il patto, “ho provato una grande emozione nel sentir raccontare dal mio collega di Fagundes Varela le tradizioni della loro comunità. É stato come tornare indietro nel tempo e rivedere le cose che facevano i nostri nonni. Ciò testimonia quanto la nostra cultura è esattamente come la loro, nonostante la grande distanza che ci separa. Ma è ancor più commovente sapere che per i nostro corregionali presenti in quella piccola comunità, le radici canevesi rappresentano un valore indimenticato, che difendono con orgoglio e che non vogliono perdere”. Era da tempo che il primo cittadino Jean Fernando Sottile cullava il sogno di venire a Caneva. “Molti miei concittadini – ha detto il sindaco utilizzando il Talian, una sorta di italiano mescolato al veneto – mi hanno raccontato della grande ospitalità che ricevevano ogni volta che tornavano nella loro terra di origine. Ora ho potuto provare di persona questa emozione e vivere in modo più partecipato la loro realtà. I miei nonni erano italiani e mi hanno insegnato tanto di questa cultura che porto nel mio cuore. I canevesi di Fagundes Varela ci tengono molto alle loro origini e, come sindaco, farò in modo che queste tradizioni non vadano perse. Speriamo che un giorno il primo cittadino di questo comune pordenonese possa ricambiare la visita da noi e prendere altrettanto coscienza di quanto Caneva sia viva nel nostra piccola collettività”.
I primi contadini Canevesi arrivarono a Bellavista, attuale Fagundes Varela, nel 1888. Dopo quaranta giorni di nave fino a S. Paolo e quasi altrettanti di trasferimenti interni con i più disparati mezzi di fortuna, giunsero a destinazione. Trovarono una terra completamente vergine e disabitata, priva di strade e di qualsiasi tipo di infrastrutture, ricca solo di vegetazione selvaggia, alberi ad alto fusto simili ai pini e animali selvatici. Ad ogni famiglia venne assegnato (non in proprietà) un lotto di 32 ettari, alcuni attrezzi di lavoro e un po’ di sementi. Da allora ad oggi la comunità è andata via via crescendo e ora rappresenta più del 20 per cento della popolazione.
Come ricordato dal sindaco Gava prima di sottoscrivere il patto, “ho provato una grande emozione nel sentir raccontare dal mio collega di Fagundes Varela le tradizioni della loro comunità. É stato come tornare indietro nel tempo e rivedere le cose che facevano i nostri nonni. Ciò testimonia quanto la nostra cultura è esattamente come la loro, nonostante la grande distanza che ci separa. Ma è ancor più commovente sapere che per i nostro corregionali presenti in quella piccola comunità, le radici canevesi rappresentano un valore indimenticato, che difendono con orgoglio e che non vogliono perdere”. Era da tempo che il primo cittadino Jean Fernando Sottile cullava il sogno di venire a Caneva. “Molti miei concittadini – ha detto il sindaco utilizzando il Talian, una sorta di italiano mescolato al veneto – mi hanno raccontato della grande ospitalità che ricevevano ogni volta che tornavano nella loro terra di origine. Ora ho potuto provare di persona questa emozione e vivere in modo più partecipato la loro realtà. I miei nonni erano italiani e mi hanno insegnato tanto di questa cultura che porto nel mio cuore. I canevesi di Fagundes Varela ci tengono molto alle loro origini e, come sindaco, farò in modo che queste tradizioni non vadano perse. Speriamo che un giorno il primo cittadino di questo comune pordenonese possa ricambiare la visita da noi e prendere altrettanto coscienza di quanto Caneva sia viva nel nostra piccola collettività”.
I primi contadini Canevesi arrivarono a Bellavista, attuale Fagundes Varela, nel 1888. Dopo quaranta giorni di nave fino a S. Paolo e quasi altrettanti di trasferimenti interni con i più disparati mezzi di fortuna, giunsero a destinazione. Trovarono una terra completamente vergine e disabitata, priva di strade e di qualsiasi tipo di infrastrutture, ricca solo di vegetazione selvaggia, alberi ad alto fusto simili ai pini e animali selvatici. Ad ogni famiglia venne assegnato (non in proprietà) un lotto di 32 ettari, alcuni attrezzi di lavoro e un po’ di sementi. Da allora ad oggi la comunità è andata via via crescendo e ora rappresenta più del 20 per cento della popolazione.