La colonizzazione della Grecia
Elaborazione Immagine di Carla Morselli
L’estenuante trattativa UE-Grecia ha mostrato drammaticamente i limiti istituzionali e politici della vecchia Europa, senza che si profili ancora qualche prospettiva per l’Europa di domani. Se non si fosse conclusa in certa misura la travagliatissima trattativa con Atene, ci troveremmo tutti a piangere sul latte versato senza ancora comprendere pienamente le conseguenze del fallimento. Le responsabilità greche sarebbero forse risultate le maggiori, anche per i continui tatticismi, non mostrare le carte, l’inaspettata ed improvvisa indizione del referendum.
Aveva fatto arrabbiare molti a Bruxelles la mossa di Tsipras, ma gli ha consentito di rafforzare il suo ruolo politico tanto ad Atene quanto a Bruxelles. Dove si è presentato forte del consenso popolare su cui ha potuto giocare anche nel Parlamento di Atene, perdendo un piccolo pezzo alla sua sinistra ma ottenendo il consenso dei moderati. I parlamenti nazionali degli Stati Europei avranno un ruolo fondamentale. Specie in Germania, dove la cancelliera Merkel deve far fronte ai mal di pancia presenti nel suo partito con riferimento soprattutto alle posizioni del ministro delle Finanze. E le incertezze riguarderanno non solo gli schieramenti politico-parlamentari, ma una montante reazione negativa da parte delle opinioni pubbliche nazionali.
Questo rilevante problema che riguarda in generale tutte le crescenti opposizioni in chiave anti-euro e anti Istituzioni dell’UE, costituisce la questione più acuta delle difficoltà cui vanno incontro i paesi dell’Unione. Specie quelli che si apprestano ad appuntamenti elettorali importanti e che avranno proprio sui temi europei la parte più sostanziosa dello scontro propagandistico e della ricerca del consenso. Sarà il tema anche italiano in vista del voto del 2018, specie se le aspirazioni di Renzi per una Europa della crescita e dello sviluppo restano sostanzialmente solo buone intenzioni.
In qualche modo l’Europa andrebbe rifondata con una convinta adesione dal basso e una legittimazione democratica che fosse avvertita come un reale superamento di quella che viene definita “Europa delle banche”. Per molti versi la vicenda greca ha posto in evidenza questi nodi cruciali, ed è una scorciatoia semplicistica affannarsi ad assegnare pagelle da una parte o dall’altra, dividere tra buoni e cattivi, e tra vincitori e vinti. Vale in qualche modo per tutti il grido di Papa Francesco dai paesi più poveri dell’America Latina: “L’economia mondiale deve essere al servizio dei popoli e non dei più fortunati”.
Aveva fatto arrabbiare molti a Bruxelles la mossa di Tsipras, ma gli ha consentito di rafforzare il suo ruolo politico tanto ad Atene quanto a Bruxelles. Dove si è presentato forte del consenso popolare su cui ha potuto giocare anche nel Parlamento di Atene, perdendo un piccolo pezzo alla sua sinistra ma ottenendo il consenso dei moderati. I parlamenti nazionali degli Stati Europei avranno un ruolo fondamentale. Specie in Germania, dove la cancelliera Merkel deve far fronte ai mal di pancia presenti nel suo partito con riferimento soprattutto alle posizioni del ministro delle Finanze. E le incertezze riguarderanno non solo gli schieramenti politico-parlamentari, ma una montante reazione negativa da parte delle opinioni pubbliche nazionali.
Questo rilevante problema che riguarda in generale tutte le crescenti opposizioni in chiave anti-euro e anti Istituzioni dell’UE, costituisce la questione più acuta delle difficoltà cui vanno incontro i paesi dell’Unione. Specie quelli che si apprestano ad appuntamenti elettorali importanti e che avranno proprio sui temi europei la parte più sostanziosa dello scontro propagandistico e della ricerca del consenso. Sarà il tema anche italiano in vista del voto del 2018, specie se le aspirazioni di Renzi per una Europa della crescita e dello sviluppo restano sostanzialmente solo buone intenzioni.
In qualche modo l’Europa andrebbe rifondata con una convinta adesione dal basso e una legittimazione democratica che fosse avvertita come un reale superamento di quella che viene definita “Europa delle banche”. Per molti versi la vicenda greca ha posto in evidenza questi nodi cruciali, ed è una scorciatoia semplicistica affannarsi ad assegnare pagelle da una parte o dall’altra, dividere tra buoni e cattivi, e tra vincitori e vinti. Vale in qualche modo per tutti il grido di Papa Francesco dai paesi più poveri dell’America Latina: “L’economia mondiale deve essere al servizio dei popoli e non dei più fortunati”.
Commento di Francesco Petrucci sull’accordo raggiunto (per ora) Grecia –Ue (Germania)
Ad accordo raggiunto il premier Tsipras ha detto: ”Abbiamo evitato il trasferimento dei nostri beni all’estero, abbiamo lottato duro a Bruxelles e ora lo faremo ad Atene contro gli interessi consolidati.” L’accordo trovato a favore della Grecia consiste in 80 miliardi di euro con fondo privatizzazioni da 50 miliardi. Un prestito ponte di 7 miliardi. Ora spetta al Parlamento greco accettare tutto ciò che è stato deciso a Bruxelles con condizioni piuttosto severe. Tra queste un fondo di garanzia per le privatizzazioni in cui conferire gli asset del paese greco per 50 miliardi con sede in Atene secondo come ha fatto sapere Dijsselbloen. Nel frattempo il cancelliere tedesco Merkel ha riferito che Atene chiederà nuovi aiuti al Fmi dopo la scadenza del piano attuale. Secondo il presidente del Consiglio europeo Tusk le condizioni economiche assegnate alla Grecia sono molto severe tuttavia la decisione positiva da alla Grecia la possibilità di rimettersi in carreggiata con il sostegno europeo. Molto soddisfatto il presidente della Commissione europea Junker affermando ”Sono convinto che il governo greco potrà far passare in Parlamento tutte le decisioni prese oggi, è stata dura ma un accordo è stato trovato , un accordo che permette alla Grecia di rimanere in Europa”. Intanto lo spread è sceso vertiginosamente mentre le Borse hanno aperto al rialzo.
Ad accordo raggiunto il premier Tsipras ha detto: ”Abbiamo evitato il trasferimento dei nostri beni all’estero, abbiamo lottato duro a Bruxelles e ora lo faremo ad Atene contro gli interessi consolidati.” L’accordo trovato a favore della Grecia consiste in 80 miliardi di euro con fondo privatizzazioni da 50 miliardi. Un prestito ponte di 7 miliardi. Ora spetta al Parlamento greco accettare tutto ciò che è stato deciso a Bruxelles con condizioni piuttosto severe. Tra queste un fondo di garanzia per le privatizzazioni in cui conferire gli asset del paese greco per 50 miliardi con sede in Atene secondo come ha fatto sapere Dijsselbloen. Nel frattempo il cancelliere tedesco Merkel ha riferito che Atene chiederà nuovi aiuti al Fmi dopo la scadenza del piano attuale. Secondo il presidente del Consiglio europeo Tusk le condizioni economiche assegnate alla Grecia sono molto severe tuttavia la decisione positiva da alla Grecia la possibilità di rimettersi in carreggiata con il sostegno europeo. Molto soddisfatto il presidente della Commissione europea Junker affermando ”Sono convinto che il governo greco potrà far passare in Parlamento tutte le decisioni prese oggi, è stata dura ma un accordo è stato trovato , un accordo che permette alla Grecia di rimanere in Europa”. Intanto lo spread è sceso vertiginosamente mentre le Borse hanno aperto al rialzo.
La battaglia in Grecia è iniziata ma non è finita. Si può dire che la Grecia è stata messa con le spalle al muro dove il vecchio greco lo ha vissuto come un colpo di stato in quanto l’accordo fa discutere per le condizioni economiche pesanti che l’Europa ha inflitto al paese ellenico. Finlandia e Germania ,paesi con ottime economie e con molte eccellenze sono state fino all’ultimo inflessibili verso l’accordo mentre gli altri paesi hanno mostrato più comprensione , tolleranza e accettazione del dissesto economico greco. Il premio nobel dell’economia Paul Krugman nel suo blog sul New York Time ha scritto che queste condizioni economiche inflitte alla Grecia vanno oltre una vendetta pura , è la completa distruzione della sovranità nazionale e nessuna speranza di sollievo .Si tratta di un tradimento grottesco , prosegue il premio nobel, un progetto europeo che ho sempre creduto e lodato ed invece gli è stato inferto un colpo.
Il referendum della settimana scorsa ha spostato tutto dal tecnico al politico e senza questo accordo il territorio greco potrebbe essere considerato sottoposto alla Germania. Che dire invece del ruolo che ha svolto l’Italia? Per impegno sicuramente ha dato il massimo, per considerazione politica i media hanno dato un peso di poco conto rispetto agli altri paesi, probabilmente è quello che merita il nostro paese.
Il referendum della settimana scorsa ha spostato tutto dal tecnico al politico e senza questo accordo il territorio greco potrebbe essere considerato sottoposto alla Germania. Che dire invece del ruolo che ha svolto l’Italia? Per impegno sicuramente ha dato il massimo, per considerazione politica i media hanno dato un peso di poco conto rispetto agli altri paesi, probabilmente è quello che merita il nostro paese.
Immagine dal sito www.agi.it