Souvenir del degrado

di | 1 Set 2015

 Giudizio Universale – Inferno del Beato Angelico

 

 
L’Italia è un corpo malato che si adatta suo malgrado al degrado, un Paese dove il conformismo relega alla pagina di cronaca ogni sorta di criminalità . Il centro storico è diventato un guscio vuoto, un parco giochi per turisti distratti che in brache corte e trolley invadono le strade , quello che erano piccoli negozi, artigiani botteghe sono diventati appartamenti b&b, per un turismo spazzatura che elimina professioni , lavoro e abitanti. Le piazze che erano luoghi di incontro sono lo scenario per giovani che bevono birra. Le periferie anonime non contemplano neppure lo spazio per le relazioni, una solitudine disperata rivela al mattino corpi depressi che non hanno lavoro o motivo di continuare a vivere che dichiarano l’abbandono. La distrazione continua e l’illusione degli schermi dei telefoni e dei computer fa di noi dei morti che camminano che non percepiscono il pericolo, questo avviene nelle città , in via del Corso come a Tor bella monaca. Andiamo ad esaminare la radiografia della Capitale con le statistiche del Censis.
I dati contenuti nel primo numero del diario «Roma verso il Giubileo» del Censis sono impressionanti : Roma è al top per furti e dei borseggi , cresciuti del 75% negli ultimi tre anni. La geografia del terrore si articola tra piazza Vittorio e i dintorni delle stazioni Termini, Tiburtina e Ostiense. Ovviamente la metro è motivo d’ansia principalmente per le donne.
L’8% dei romani pensa che i vigili urbani siano efficienti. E veniamo al prossimo Giubileo : il 43% ha paura del terrorismo internazionale , e in vista del Giubileo , sempre secondo il rapporto del Censis , il terrorismo internazionale è la minaccia globale che preoccupa di più i cittadini romani.
Dunque il terrorismo fa più paura della crisi economica internazionale (39%), dei rischi climatici che potrebbero causare catastrofi (34,8%), delle guerre per ragioni religiose e culturali (26,7%), della perdita di competitività della città (21%), e degli sbarchi di persone provenienti dai Paesi poveri o dalle zone di guerra (19,9%), del ritorno di malattie già debellate o endemiche.
A Roma nel periodo 2010-2013 , i borseggi sono aumentati del 75% (molto più della media nazionale, pari a +43,7%), i furti nei negozi del 29,5% (+15,2% in Italia), i furti sulle auto in sosta del 20,6% (+5,1% il valore medio del Paese).
E ancora , Roma rappresenta un enorme centro dello spaccio di droga . Infatti nell’ultimo triennio questi reati sono aumentati del 43,4% contro una media nazionale pari solo a +3,3%. Dai numeri si evince una insicurezza crescente in strada, nelle piazze e nei luoghi pubblici della capitale, una pericolosa deriva di micro-illegalità diffusa che semina insicurezza tra i cittadini. E non mancano forme di illegalità di nicchia più alta, con i furti di opere d’arte e materiale archeologico aumentati del 38,9% negli ultimi tre anni.
Quindi non siamo più un corpo consapevole e vigile ma un corpo che non sa e non vede lo spazio in cui si muove , che va sbattere contro quello del vicino: non siamo comunità o popolo, ma massa anonima e informe. Le città in cui si rifugia il 50 % della popolazione al mondo, sono in preda alla desertificazione delle relazioni, ognuno nella sua alienazione finge di essere immune dalla solitudine dal dolore, dalla povertà. I centri commerciali avevano sostituito le piazze ma con la crisi è deteriorata anche l’identità del consumatore. Le amministrazioni non si occupano del materiale umano , che è abbandonato ad un codice di comportamento che non va aldilà del saluto, che è senza una cultura che chieda di raggiungere in sé attraverso il dialogo e l’intersoggettività, se non la consapevolezza almeno il senso dell’autenticità e il suo valore . In questo stato catatonico temiamo e ingoiamo riversando la nostra rabbia contro chi governa, come contro il primo venuto. La crisi siamo noi che abbiamo delegato da tempo al denaro la nostra capacità di vedere e di soccorrere , che lasciamo che ogni cosa ci scivoli addosso come se fossimo soli al mondo che non conosciamo il silenzio e la riflessione, incapaci di riconoscere ci ammaliamo di non esistenza . La povertà diventa miseria e resta chiusa dentro al sacchetto di lacrime che ognuno si porta dentro, senza la possibilità di parlarne, senza la capacità di distinguere le emozioni, senza sapere più qual è il nostro posto nel mondo e chi siamo. Se non ci si rende conto del degrado di un litorale , quello che va da Torvaianica ad Anzio,costruito abusivamente spesso senza strutture fognarie, senza accesso al mare, senza rispetto dei fiumi, preda di una criminalità che ha gioco facile là dove non c’è un’identità sociale che si aiuta e controlla, non si può certo stupirsi che il funerale di un criminale sia celebrato come quello di un re . Non possono stupirsi neanche all’estero perché non sono immuni, semmai soggiacciono alla doppia morale di una democrazia ipocrita dove la possibilità di essere “felici” è concessa ad uno per reprimere i più. La libertà falsificata del consumismo ci ha ridotto a stereotipi , temiamo gli stranieri ma non siamo più in grado di riconoscerci, siamo stranieri a noi stessi in un mondo tutto uguale, infelice, chiuso, aggressivo.
In realtà di tutto questo non importa niente a nessuno e domani continueremo a sopportare il gran capolavoro dell’uomo: fare deserto, in città come nella foresta amazzonica e di questo ammalarsi e morire.
Immagine dal sito www.quotidianogiovanionline.it; www.ilmessaggero.it; www.ansa.it; www.romareport.it

Articolo scritto il 31 Agosto 2015