Giudizio Universale – Inferno del Beato Angelico

I dati contenuti nel primo numero del diario «Roma verso

L’8% dei romani pensa che i vigili urbani siano efficienti. E veniamo al prossimo Giubileo : il 43% ha paura del terrorismo internazionale , e in vista del Giubileo , sempre secondo il rapporto del Censis , il terrorismo internazionale è la minaccia globale che preoccupa di più i cittadini romani.
Dunque il terrorismo fa più paura della crisi economica internazionale (39%), dei rischi climatici che potrebbero causare catastrofi (34,8%), delle guerre per ragioni religiose e culturali (26,7%), della perdita di competitività della città (21%), e degli sbarchi di persone provenienti dai Paesi poveri o dalle zone di guerra (19,9%), del ritorno di malattie già debellate o endemiche.

E ancora , Roma rappresenta un enorme centro dello spaccio di droga . Infatti nell’ultimo triennio questi reati sono aumentati del 43,4% contro una media nazionale pari solo a +3,3%. Dai numeri si evince una insicurezza crescente in strada, nelle piazze e nei luoghi pubblici della capitale, una pericolosa deriva di micro-illegalità diffusa che semina insicurezza tra i cittadini. E non mancano forme di illegalità di nicchia più alta, con i furti di opere d’arte e materiale archeologico aumentati del 38,9% negli ultimi tre anni.
Quindi non siamo più un corpo consapevole e vigile ma un corpo che non sa e non vede lo spazio in cui si muove , che va sbattere contro quello del vicino: non siamo comunità o popolo, ma massa anonima e informe. Le città in cui si rifugia il 50 % della popolazione al mondo, sono in preda alla desertificazione delle relazioni, ognuno nella sua alienazione finge di essere immune dalla solitudine dal dolore, dalla povertà. I centri commerciali avevano sostituito le piazze ma con la crisi è deteriorata anche l’identità del consumatore. Le amministrazioni non si occupano del materiale umano , che è abbandonato ad un codice di comportamento che non va aldilà del saluto, che è senza una cultura che chieda di raggiungere in sé attraverso il dialogo e l’intersoggettività, se non la consapevolezza almeno il senso dell’autenticità e il suo valore . In questo stato catatonico temiamo e ingoiamo riversando la nostra rabbia contro chi governa, come contro il primo venuto. La crisi siamo noi che abbiamo delegato da tempo al denaro la nostra capacità di vedere e di soccorrere , che lasciamo che ogni cosa ci scivoli addosso come se fossimo soli al mondo che non conosciamo il silenzio e la riflessione, incapaci di riconoscere ci ammaliamo di non esistenza . La povertà diventa miseria e resta chiusa

In realtà di tutto questo non importa niente a nessuno e domani continueremo a sopportare il gran capolavoro dell’uomo: fare deserto, in città come nella foresta amazzonica e di questo ammalarsi e morire.
Articolo scritto il 31 Agosto 2015